Il centrocampista della Roma condannato dal giudice alla sospensione della patente per essere stato trovato, nel marzo 2017, positivo all’alcol-test dopo Belgio-Grecia. Pronto il ricorso in appello
Radja Nainggolan: sospesa per un mese la patente di guida. Questa è stata la sentenza emessa in Belgio dal giudice, che ha deciso, alla luce di quanto osservato negli ultimi mesi, di condannare il centrocampista della Roma, reo, nel marzo 2017, di aver guidato in stato di ebrezza – verificato dall’alcol-test effettuato dalla polizia al momento del controllo – nella notte immediatamente successiva al match della sua Nazionale contro la Grecia. Per il 29enne, che ha sempre negato il fatto, anche un’ammenda di 1600 euro. Nainggolan, affiancato dal suo avvocato, però non ci sta: appena emessa la sentenza, ha subito annunciato che procederà al ricorso in appello. Il belga assicura infatti di non essere stato lui a guidare al termine della serata in un nightclub, bensì il suo amico Zinho Chergui, un ex giocatore professionista. L’avvocato del giocatore giallorosso, Walter Damen, ha chiesto l’assoluzione per il beneficio del dubbio: “La polizia – ha detto – non ha visto il mio cliente guidare, e Zinho Chergui ha confermato di essere al volante”. Tuttavia, il giudice ha rilevato che i fatti sono stati stabiliti e ha deciso di procedere alla condanna di Nainggolan, che ora, visto anche il delicato rapporto con il Ct della Nazionale, Roberto Martinez (che lo ha convocato per l’amichevole con l’Arabia Saudita, ndr), potrebbe rischiare, proprio per la sua cattiva condotta, l’esclusione dal Mondiale di Russia.
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