Di Stefano Lesti – Cari colleghi giornalisti,
siamo o non siamo professionisti che si occupano di informare le persone per consentirgli di farsi un’idea il più possibile realistica su fatti di cui noi per lavoro siamo i primi ad essere informati?
Facciamo parte come guardiani, sentinelle, filtri, di una catena che tiene legata e unita la società intera?
Siamo o non siamo gli unici punti di riferimento istituzionalmente riconosciuti a termini di Costituzione in quanto garanti della democrazia utilizzando a tale scopo non il potere politico ma la verità e l’obiettività di giudizio?
Io non accetto di essere considerato pregiudizialmente come parte di uno stesso fascio d’erba che mi accomuna a colleghi giornalisti corrotti e disonesti intellettualmente e moralmente che in questo cazzo di paese fanno carriera.
Rivendico la mia personale fierezza di far parte della categoria e sogno e lavoro quotidianamente affinché al posto di abbassare ancora di più il livello degli organi di informazione tradizionali si collabori alla creazione di una rete virtuosa di CONTROINFORMAZIONE per far svegliare la gente prima che sia ancora una volta troppo tardi.
Dico questo perché unire le forze è il primo passo verso un’informazione sempre più libera utile a migliorare le cose. Non parlo di una unioni fittizie come questa europa qui che appiattisce e cancella le identità, parlo di una COMUNIONE DI INTENTI, parlo di PERSEGUIRE una VISIONE COMUNE sul da farsi per contribuire a fare quello che altri, politica, imprese, lavoratori, famiglie e via dicendo non possono, non vogliono o non sono capaci di fare.
Abbiamo un potere forte, fortissimo! Utilizziamolo come arma di bene. Le rivoluzioni inziano così, da un sentimento comune che unisce e non divide. Diamo il buon esempio noi per primi e tutti gli altri ci seguiranno… C’mon, go a’head!!!
STEFANO LESTI