
Nel calcio, spesso si parla di tecnica, tattica e prestazione fisica. Ma ciò che rende davvero completo un giovane atleta è la sua capacità di comprendere le proprie emozioni, gestire le dinamiche relazionali e leggere le intenzioni altrui: in una parola, mentalizzare. Un processo che, se allenato, può fare la differenza non solo sul campo, ma nella crescita personale.
Cos’è la mentalizzazione?
È la capacità di pensare ai propri stati mentali e a quelli degli altri. Nel calcio, significa saper leggere il gioco non solo con gli occhi, ma anche con la mente: capire cosa prova un compagno, intuire le intenzioni dell’avversario, riconoscere le proprie emozioni durante una gara difficile.
La mentalizzazione aiuta a:
– sviluppare empatia, riducendo conflitti e favorendo il gioco di squadra;
– migliorare la gestione emotiva, fondamentale nei momenti di pressione;
– aumentare l’autoefficacia: il ragazzo impara a riconoscere pensieri disfunzionali e a sostituirli con narrazioni più utili;
– affrontare meglio errori e frustrazioni, usandoli come occasioni di crescita.
La mentalizzazione non si allena con la corsa o con il pallone, ma con l’ascolto, il dialogo, la riflessione. Ecco alcune pratiche:
– Circle time a fine allenamento: un momento di condivisione libera su come è andata la sessione;
– Diari emotivi o “pagelle del cuore”: brevi riflessioni su ciò che si è provato;
– Role playing: simulazioni di situazioni conflittuali da affrontare con diverse soluzioni;
– Domande guida: “Cosa stavi pensando in quel momento?”, “Cosa pensi abbia provato il tuo compagno?”, “Cosa faresti diversamente?”
Il ruolo dell’allenatore mentalizzante
Un coach non è solo un tecnico: è anche un educatore. Un allenatore mentalizzante è colui che si interessa non solo a ciò che i ragazzi fanno, ma a ciò che pensano e sentono mentre lo fanno. In questo modo, il campo diventa una palestra emotiva e relazionale.
Mentalizzare è come giocare a calcio con la testa e con il cuore. Insegnarlo ai giovani significa aiutarli a diventare non solo calciatori più consapevoli, ma persone più forti, aperte e responsabili. E questo, forse, è il gol più bello che possiamo segnare.
Giuseppe Sesto