Di Stefano Lesti – Il teatro racchiude in un solo e prezioso scrigno tutte le attività che ho svolto nella mia vita, coniugando sopratutto i valori e i fini che da sempre mi hanno contraddistinto con ciò che a mio avviso bisogna fare in questo Paese di questi tempi oscuri e terrorizzati da ogni dove.

 

Il teatro è una madre amorevole, spesso dura ma ancor di più tenera e premurosa. È come un ventre caldo che ti accoglie mentre tutto il mondo intorno sembra crollarti addosso. Ti dona speranze e gioia, bellezza e pensieri alati che soltanto questa magia donata all’uomo dal Cielo può rappresentare e farti vivere.

 

Comprendo bene che un articolo di giornale o un commento piuttosto che una mera azione politica mettano forse delle “toppe”, ma purtroppo non ti cambiano la vita così come al contrario è in grado di fare l’arte in minor tempo, sopratutto perchè questa arte è in grado di unire e di riunire in uno spazio senza tempo degli esseri viventi e sensienti che come in un coro polifonico interagiscono tra loro, chi recitando, chi assistendo a una rappresentazione e chi contribuendo col proprio lavoro e apporto.

 

Dagli autori alla regia, ai tecnici agli attori al pubblico e all’ambiente esterno alle mura fisiche del teatro è notorio che una bella storia ti possa cambiare dentro e possa cambiare addirittura il mondo intero. Io di storie belle e brutte ne ho piene intere cantine..

 

Ma non solo, perchè è troppo facile perseguire obiettivi spesso più utopistici, estetici o magari ideologici e autoreferenziali, piuttosto che progetti concreti.

 

Infatti, volendo essere pragmatici, si possono realizzare tante iniziative concrete ‘utilizzando’, passatemi il termine, il teatro, l’arte, per elevare non solo il pensiero ma anche per dare un contributo pratico, “politico” (in quanto riguardante la Polis), a un intero quartiere, a una città intera così come succede al Nord, attingendo risorse ad esempio dalla legge sugli sgravi fiscali chiamata: “ART BONUS”.

 

Ma anche dalla stessa società civile che può essere coinvolta in prima persona essendo la prima beneficiaria in ogni termine sia culturale che di possibile indotto lavorativo, oltre che ricevendo la privilegiata possibilità di poter contribuire a realizzare in periferia opere di pubblica utilità che non graverebbero sugli esigui bilanci della PA già al lumicino, quali ad esempio biblioteche, cinema, costruzione di nuovi spazi culturali e di tutto ciò che di bello e utile si può realizzare tramite iniziative di autofinanziamento e di ricerca legate ai progetti e alle rappresentazioni teatrali per coinvolgere il pubblico e nuovi mecenati.

 

siano essi istituzionali che privati come le grandi e medie aziende nazionali e perchè nò anche internazionali si può e si deve investire tutti insieme nella cultura, la fonte principale della pace e dell’incontro tra culture diversi e popoli.

 

Senza escludere le piccole imprese, dal momento che avrebbero tutto l’obbligo morale e civile di partecipare anch’esse in termini di pubblicità, di passaparola o quant’altro dal momento che i primi a guadagnarci clienti sarebbero proprio questi ultimi che fino a oggi stanno facendo salti mortali se non veri e propri miracoli per tentare di sopravvivere e dovrebbero fare di tutto per contribuire e di conseguenza potenzialmente farcela..

 

Una rivoluzione culturale e mia personale non soltanto pacifica quanto costruttiva e a vantaggio di tutti: questa la soluzione e il nuovo contributo che ho deciso di dare alla società civile e all’Italia, e questi sono i miei nuovi sogni, no, intenti, nemmeno, i miei progetti!

 

Ogni uomo persegue la sua vetta ma non si chiede mai cosa farà dopo averla scalata perché dentro il suo animo sa che il bello non consiste nell’arrivare quanto nel poter puntare poi sempre più in alto. Saggezza.

 

Stefano Lesti

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