Di Stefano Lesti – Se volessi essere popolare scriverei quello che scrivono i populisti, direi ciò che dicono i politicanti e in buona sostanza farei successo come tanti altri nell’affrontare argomenti moderni.
Argomenti che ritengo dannosi per la società civile, per i più giovani e sensibili più che banali, un po come il gossip e tutti i temi che interessano quello che io chiamo con voluto disprezzo “popolino”, quello regredito dalle televisioni populiste e cavernicolo a cui imputo le colpe maggiori dello stato pietoso comatoso in cui ci tocca campare resistenti, anzi resilienti, in questa Italia alla deriva in un oceano di cacca da un ventennio a questa parte.
Quello composto ad esempio dal benpensante e dal qualunquista presuntuoso, quello che guarda in buona fede le D’Urso e le De Filippi, i Vespa, i tiggì e le isole degli sfigati che tanto piacciono all’Italia moderna e involuta convinto di sapere, di capire e saper distinguere la qualità dalla mediocrità, il bene dal male, il vero dal falso, il bello dal brutto.
Nessuno si offenda, non sono uno snob e tantomeno un giudice senza toga e lungi da me offendere qualcuno, ma, e chi mi conosce e segue da anni lo sa bene, posso sembrare antipatico o non piacere soltanto a chi non mi può comprendere o apprezzare, a chi non ha argomenti per contraddirmi.
Sono solo uno che pensa, vive e agisce come guida, sono l’ultimo dei romantici che scrive come parla e pone al centro di tutto l’amore di Dio per le sue creature e creazioni mettendoci faccia, la reputazione e tutto il cuore.
Un amore grande, immenso che mi anima e espande, che provo a esprimere in tutti gli ambiti della vita quotidiana, compreso nei miei interventi mediatici e pubblici che nei commenti sui social, negli approfondimenti e gli articoli sportivi, ma anche storici, filosofici e politici di cui mi occupo per diletto, anzi, per termini di missione di uomo di Chiesa gettato come un agnello in mezzo ai lupi a combattere nel mondo contro il male con armi di bene, come sono le idee.
Concludendo, sarà questa rubrica un nostro piccolo e modesto ma utile contributo a una battaglia culturale tra civiltà e inciviltà che inizia dallo sport, riferimento e ispirazione assoluta per quelle umili ma grandi gesta che oggi ahi noi mancano all’umanità odierna, una lotta senza esclusione di colpi che senz’altro perderemo ma sarà comunque bellissimo combattere tutti insieme.
Ah, quanto sarebbe bello ancora di più poi se le migliori persone di tutto il mondo arrivassero un giorno per Grazia e Misericordia di Dio a prendere il potere: allora sì che finalmente il mondo potrebbe diventare sul serio un piccolo angolo di paradiso! Chissà come sarebbe diventata Roma se Ciceruacchio a cui abbiamo voluto dedicare il nome di questa nuova rubrica l’avesse potuta governare?
STEFANO LESTI