“La veggente che girava per quella terra e si sedeva nelle piazze a dispensare vite eterne mi predisse una lunga esistenza, il genere di augurio che si fa a chiunque in cambio di una moneta. Tuttavia, con me indovinò: non so perché, ma ho sempre saputo che sarei morta anziana, in pace nel mio letto. Per questo non ho esitato ad affrontare molteplici pericoli, visto che nessuno se ne va all’altro mondo prima che sia giunto il proprio momento.”
Questo è l’incipit del nuovo, intrigante romanzo di avventura e formazione di Maria Elisabetta Giudici, pubblicato da Morellini Editore nella collana Varianti.
La Giudici, giunta al suo quarto romanzo, è un’autrice di classe e indubbio valore, nonché pluripremiata con riconoscimenti importanti. Predilige i romanzi storici e anche con “L’aroma inconfondibile del tè” non smentisce la sua natura e fama di autrice poliedrica e di grande cultura.
L’opera che ha scritto e recentemente presentato a Roma alla Galleria d’arte Sempione è un tripudio dei sensi che attraversa il secolo XIX dal 1818 fino al 1866 circa e si svolge nel contesto della costruzione del Canale di Suez.
Voce narrante quella di Charlotte Walker che, abbandonata sulla spiaggia di Polignano in Puglia dalla giovanissima madre in fuga e adottata da una buona famiglia inglese e francese, partirà giovanissima e clandestina a bordo di una nave sotto le mentite spoglie di ragazzo, diretta in nord Africa alla ricerca della sua identità, districandosi tra avventure, culture, inseguimenti mozzafiato e spie in un periodo storico determinante per gli sviluppi successivi della civiltà umana.
Ciarli, come tutti chiamano Charlotte, parla di sé stessa e del suo altrove immaginario tramite le sue storie miste tra mito, fantasia e ricordi d’infanzia; storie e memorie sia incredibili che indelebili che sanno avvolgere e catturare i lettori come poche altre.
E sarà impossibile non innamorarsi di lei compartecipando alle sue avventure/disavventure.
“L’aroma inconfondibile del tè” è anche l’aroma delle spezie africane, il profumo misterioso di città come Alessandria d’Egitto o Costantinopoli, ed è infine l’aroma del mistero che avvolge la vita della madre di Ciarli: una donna che non ha mai conosciuto e che neppure sa se potrà amare ed essere a sua volta riamata.
Un libro, questo della Giudici, che coniuga l’avventura alla complessità della psicologia che l’implementa e impreziosisce di spunti antichi ma di grandissima attualità e forza morale e interiore.
MARIA ELISABETTA GIUDICI
Nata all’Aquila, ma romana di adozione, è architetto di professione e si distingue da altri autori, caratterizzandosi con una prosa poetica e trascinante, ricca dei colori, degli odori e dei sapori delle terre che descrive.
Nei suoi libri si viaggia e non solo nella fantasia in quei posti dell’anima di cui scrive con una profonda conoscenza storica, architettonica, ambientale e generale che conduce i suoi lettori a identificarsi a tal punto da farli sentire presenti sui luoghi e nei periodi storici in cui si svolgono gli eventi di cui ama scrivere.
STEFANO LESTI
(Si ringraziano Michela Tanfoglio ed #Editreal, Agenzia letteraria in Torino per l’editing dell’opera e Alberto Raffaelli, amministratore del gruppo Fb #SegnalazioniLetterarie per le fotografie)