Cosa c’è di meglio per smaltire le calorie accumulate questi giorni di una bella passeggiata? Vi suggerisco questa piccola escursione a Sutri, in provincia di Viterbo, a circa 50 km da Roma. E’ una cittadina di antiche origini, chiamata la Porta dell’Etruria, uno dei principali baluardi etruschi contro l’avanzata romana. Diventò poi un luogo di passaggio di pellegrini e merci fino al Medioevo e poi divenne sede papale sotto Innocenzo V.
Importanti eventi tra storia e leggenda si verificarono a Sutri. Storica la donazione effettuata nel 728 dal re longobardo Liutprando a Papa Gregorio II di alcuni castelli, tra cui quello di Sutri, leggendaria la permanenza di Berta, la sorella di Carlo Magno, diseredata dalla famiglia a causa della sua relazione con Milone, abile condottiero ma non di nobili origini. Scappati dalla Francia all’altezza di Sutri Berta fu colta dalle doglie ed in una grotta, appena fuori dal paese chiamata la grotta di Orlando composta da due stanze ed una colonna, partorì Orlando, che poi divenne un abile condottiero e paladino di Francia. La valle fu denominata Valle Rotoli in quanto si narra che Orlando ancora in fasce sfuggì alla madre rotolando sull’erba.
Testimonianza delle antiche origini di Sutri si trovano nel parco all’entrata del paese, dove potrete percorrere un percorso pedonale che costeggia il parco (circa 15 minuti di passeggiata) e potrete vedere: l’antiteatro romano, la necropoli etrusca, il mitreo incorporato in una chiesa ed una villa patrizia: Villa Savorelli.
L’ANFITEATRO
E’ considerato il simbolo della città, uno dei più antichi del Lazio che ha nel mondo solo altri due esempi come questo: a Cagliari ed a Leptis Magna in Libia.
E’ interamente scavato nel tufo e fino agli inizi del XIX sec. era completamente interrato ed il terreno sovrastante era utilizzato per le coltivazioni agricole. Poi la famiglia Savorelli tra il 1835 ed il 1838 fece scavare il terreno riportandolo alla luce. Ha la classica forma ellittica, con 7000 posti divisi in tre ordini di gradinate destinate ai diversi ceti sociali: l’ima cavea per il ceto senatorio, la media cavea per il ceto medio e la suma cavea per la plebe. Si accedeva dal vomitorio – entrate poste ai lati del deambulatorio-. Se volete avere una vista dall’alto vi consiglio di seguire il sentiero che parte da Villa Savorelli e che termina su un bell’affaccio sull’anfiteatro.
Proseguendo nella camminata vedrete nella parete di tufo i resti di necropoli rupestri con le camere tombali utilizzate fino all’epoca moderna, e risalendo arriverete al mitreo.
IL MITREO
E’ un luogo di culto dedicato al dio orientale Mitra. Si trova all’interno della Chiesa della Madonna del Parto, sempre scavata nel tufo, risalente al XII/XIV sec. E’ composta da un vestibolo quadrato, decorato con affreschi della Madonna, San Cristoforo e la leggenda del santuario di San Michele sul Gargano. Secondo la leggenda un toro si allontanò dagli armenti di un ricco signore e venne ritrovato dal padrone su un monte accanto ad una grotta. Le frecce scagliate per abbatterlo tornarono indietro colpendo chi le aveva scagliate. Il vescovo, informato dell’accaduto, dopo tre giorni di preghiere e digiuno, ricevette la visione di San Michele che gli rivelò che la montagna e la grotta erano a lui sacre. Gli affreschi della chiesa alludono all’istituzione del santuario con la raffigurazione di molteplici pellegrini che salgono la montagna sotto lo sguardo di San Michele.
Dal vestibolo si accede alla navata centrale sormontata da una volta a botte e circondata da dieci pilastri su ciascuno dei lati che delimitano le navate laterali scavate nella roccia. L’abside rettangolare chiude la navata centrale ed evidenzia i resti di una ricca decorazione a tinte vivaci che culmina con l’affresco a grandezza naturale dell’Arcangelo Michele ad ali spiegate. Alcuni resti presenti fanno risalire ai misticismi del dio Mitra.
Alla fine del percorso pedonale arriverete a Villa Savorelli
VILLA SAVORELLI ED IL GIARDINO ALL’ITALIANA
La villa ha una facciata austera divisa in due ordini con un’alta cornice marcapiano che culmina con lo stemma della famiglia Altoviti.
La storia della villa parte nel XVI sec. quando, in seguito ad una donazione di Papa Clemente V, divenne di proprietà della famiglia fiorentina degli Altoviti. L’ultimo discendente di questa famiglia nominò nel 1629 erede universale il marchese Giovanni Battista Muti Papazzurri che fece grandi opere di sistemazione ed ampliamento. Estinta tale famiglia, i conti Savorelli di Forlì -verso la metà del ‘700 -ne divennero gradualmente gli eredi e proprietari fino al 1944. Durante la seconda guerra mondiale la villa fu, infatti, bruciata dalle truppe tedesche e gli ultimi eredi Savorelli vendettero la proprietà alla famiglia romana Staderini che ne curò la ricostruzione.
Dal 1987 in seguito al fallimento dell’ultimo erede la proprietà passa al comune di Sutri che oggi la utilizza per convegni, struttura ricettiva per i pellegrini ecc.
La villa si affaccia su un giardino all’italiana con tre riquadri, siepi di alloro e bosso, dove sono presenti elementi architettonici come la fontana in peperino, una vasca semicircolare decorata con mascheroni e pigne.
Finito questo percorso potrete se volete fare una passeggiata nel centro di Sutri paesino che si snoda in piccoli vicoli e piazzette, salite e discese, affacci e scorci panoramici.

Per la fotografia si ringrazia www.visitarelatuscia.it

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