E’ appena passata la festa dell’Immacolata ed eccoci di nuovo immersi nell’atmosfera prenatalizia che a parte lo shopping per i regali di Natale, come ogni anno ci dà il via per dare libero sfogo alla gola, per ingurgitare calorie in eccesso ma verrà poi il tempo della dieta.
E a proposito di calorie, quest’anno vi parlerò di un dolce tipico natalizio della tradizione pasticcera siciliana: il buccellato, un dolce ricco, speziato, calorico, che si confronta a testa alta con i tradizionali panettoni e pandori.
Già l’origine del nome ci da qualche indicazione sull’origine del dolce. Buccellato, o cucciddatu, come viene anche chiamato in Sicilia, sembra derivi dal latino buccellatum, un pane a forma di ciambella da trasformare in buccelli, ossia piccoli bocconi, che i Romani preparavano per le feste. Sembra infatti che gli Imperatori, o chi per loro conto, durante le feste, lanciavano alla popolazione questo dolce e l’addetto alla distribuzione era chiamato buccellarum storpiato poi in buccellato.
Ma la sua origine si intreccia con un dolce molto simile della pasticceria toscana. A Lucca si prepara infatti un dolce a forma di ciambella ripieno di uva passa. A Lucca si trova anche un antico documento del 1485 che fa riferimento al buccellatus, un pane dolce con i quali i vassalli rendevano omaggio ai feudatari. E nel 1518, considerato il consumo di questo alimento, venne istituita, su di esso, una imposta di fabbricazione per rimpinguare le casse. In Garfagnana viene preparato per la festa della Cresima da regalare da parte dei padrini a figli e figliocce.
Ma come è avvenuta l’unione delle due tradizioni? Durante il Medioevo una nutrita presenza della comunità lucchese si trasferì a Palermo e si stabilì nella loggia di Palermo formando una confraternita chiamata Zita o Santa Cita, una santa molto venerata in Toscana. Il luogo di culto divenne un punto di riferimento e di accoglienza per i lucchesi, contribuendo all’introduzione delle loro abitudini anche alimentari. Poi arrivarono gli Arabi, che importarono spezie, frutta secca ecc.. creando la base del ripieno del buccellato odierno (arricchitosi poi con il passar del tempo con fichi secchi, mandorle, cedro, zuccata).
Ci sono diverse varianti di questo dolce Perseghin in Friuli, Bussiarei in Emilia, Bussolani in Veneto con la grappa, anch’esso utilizzato per le cresime, infilate con dei nastri per creare una corona.
Questo alimento è inserito dal Ministero nei P.A.T. come prodotto agroalimentare tipico della Sicilia. Di seguito vi do la ricetta per poterlo preparare da voi stessi
INGREDIENTI
100 gr Zucchero
350 gr Farina OO
150 gr Strutto
2 Uova
1 cucchiaino di lievito per dolci
Miele
100 gr Cioccolato a gocce e 2 cucchiai di cioccolato amaro o in polvere
Frutta secca (300 gr fichi secchi, 70 gr noci, 70 gr mandorle, pistacchi, 50 gr uva sultanina, 70 gr arancia candita, 50 gr zuccata)
PROCEDIMENTO
Impastate in una ciotola farina, zucchero e strutto a pezzetti. Aggiungete le uova intere e il lievito. Impastata fino ad ottenere una pasta liscia, come la pasta frolla e fatene una palla che metterete a riposare in frigo per ca.30 minuti.
Nel frattempo in un mixer tritate la frutta secca aggiungendo da ultimo la cioccolata ed a piacimento un bicchierino di liquore. Riprendete la pasta dal frigo, stendetela su un foglio di carta forno dandole la forma di un rettangolo ed al centro mette il ripieno di frutta secca. Aiutandovi con la carta arrotolata il tutto formando un salsicciotto che chiuderete bene alle estremità dandogli la forma di una ciambella. Deponetela in uno stampo rotondo (sconsiglio il silicone) e sulla superficie spennellate del miele e fate dei piccoli taglietti
Cuocete in forno per circa 40 minuti a 180°. Quando si sarà raffreddato potete decorare la superficie con frutta candita a vostro piacimento.
Fotografia: Blog.giallozafferano.it