In venticinque anni di carriera, di varie carriere, mai avevo intervistato una vagina! E altrettanto mai ci avevo parlato di filosofia, poesia, vita e morte. Te lo giuro!
Il fatto per me inaudito è accaduto in occasione del BukRomance 22, il Festival della letteratura romantica in corso a Roma giunto alla seconda edizione.
Un’ardita e se vogliamo per certi versi trasgressiva kermesse letteraria organizzata dallo scrittore Emilio Brancadoro che vede protagoniste le donne scrittrici nella città dell’amore che hanno ormai trasformato in purgatorio di dolore.
Sono esattamente loro la trasgressione si, che si fonda sul romanticismo, una corrente letteraria a me cara fin da ragazzo che in tempi materialistici e secolari come questi mi ha riportato indietro nel tempo, ma contestualmente fornito eccezionalmente una spinta straordinaria per non ripiegarmi sull’oscurità presente e puntare dritto al futuro col piglio dei poeti e scrittori che a cavallo dell’Ottocento fornirono la spinta per mutamenti epocali importanti che di fatto cambiarono il mondo, proiettandolo verso scoperte e innovazioni delle quali tutti chi più che meno continuiamo ad essere beneficiari, pur con tutte le derive negative che pian piano sono venute oggigiorno drammaticamente alla luce.
E a proposito di trasgressione sono stato immediatamente attratto dal titolo intelligentemente e volutamente provocatorio di un libro autobiografico: “50 anni di noi. Io & la mia vagina”, dell’autrice modenese Chiara Domeniconi.
E dopo un pizzico d’imbarazzo iniziale interrotto dalla sua cortesia le ho posto una sola domanda secca:
Chiara, qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua opera che ha nulla a che fare con la volgarità e che al contrario del titolo scioccante per bigotti e perbenisti schiude un mondo sconosciuto agli uomini, ma vieppiù anche alla maggior parte delle donne?
“Beh, in estrema sintesi invito soprattutto le donne ad essere se stesse e a non farsi rubare anima e vita da condizionamenti e pretese esterne alla propria persona, così come accaduto a me che fin da bambina ho subito abusi psicologici che mi hanno impedito per tanti anni di volermi bene e conseguentemente accettarmi per quella che sono, dunque non più per quella che per altri avrei dovuto essere o diventare, ad ogni modo sembrare.
Ritengo infatti che volersi bene in proprio sia una necessità prioritaria, ma parimenti una decisione da prendere fin da ragazzi o che comunque dovrebbe essere la costante di ogni singolo individuo: fin troppe persone sono infatti vittime del volere sembrare più che essere è ciò le rende perennemente insoddisfatte e alla vana ricerca del consenso e dell’amore ad ogni costo.
Nessuno infatti può a mio avviso amare se prima non si ama, e nessuno può pretendere di essere rispettato se innanzitutto non rispetta se stesso.
E se mi domandassi perchè ho parlato di me dando la parola alla mia vagina è perchè essa è il centro dell’universo: da li siamo tutti quanti venuti al mondo e pertanto noi donne non dovremmo mai e poi mai vergognarcene, ma al contrario essere o diventare consapevoli del valore valore cosmico e spirituale che con il mio libro ho voluto risaltare, diciamo pure glorificare.
Un concetto filosofico di cui nessuno parla e che non deve più essere ignoto nè essere contestualizzato, chiuso in una sorta di orgoglio femminista che non mi appartiene in quanto componente d’ideologie che dunque nulla hanno a che vedere con la spiritualità”
NON VOLEVO LA MIA PASSERA CHE AVREI VOLUTO TRAMUTARE IN UN “PASSERÀ”
Questa tua frase estrapolata dal tuo libro credimi, mi ha commosso. E da uomo quale sono mi…sono sia stupito che sentito ben fiero di aver provato una simile emozione: si, sono strano rispetto alla media maschile, ma me ne vanto e anche compiaccio!
E lodo sia il tuo coraggio che la tua sincerità Chiara, che non ci metti soltanto la faccia ma anche tutto il resto… ma di più mi genufletto sinceramente al cospetto elevato del tuo intento formativo e (ri)formatore di coscienze!
“Vedi Stefano, il mio coraggio non si esprime in quel che penso e dico alle donne, nè dal non vergognarmi di essermi messa letteralmente a nudo nel libro e in copertina.
E neanche nell’essere onesta e schietta, rivolgendomi anche a certi uomini che ci usano e spesso gettano come lamette da barba per destare anche la loro coscienza solo apparentemente irrecuperabile.
Deriva principalmente dalla mia curiosità, una virtù dalla quale può discendere a pioggia un atteggiamento vincente di sfida alla vita che in tal modo si trasforma da passiva e pesante in attiva e dinamica.
Un aspetto talmente importante da coltivare e incentivare soprattutto oggigiorno che oltre ad avermi personalmente salvato la vita nei momenti più difficili del mio percorso umano, improntato sulla scoperta di me stessa e delle cose di cui ho scritto, mi dona per l’appunto il coraggio ma ancora di più la fame e sete di sapere, conoscere, sperimentare e affrontare ogni mio limite al fine di superarli di slancio.
Tanto è vero che in virtù di ciò non temo nulla e neanche la morte che dopo avermi più volte sedotta e toccata dovrà darsi da fare e faticare più di Ercole prima di avermi.
E anche quando un giorno mi avrà chi lo sa se l’ultima parola l’avrà lei o piuttosto io…
Siamo anime create per un tempo senza tempo racchiuse in corpi che prima o poi sono destinati a tornare polvere. Oppure no. Ad ogni modo lo saprò quando mi accadrà di incontrarla faccia a faccia. Allora lo scoprirò e al limite ci scriverò su un altro libro, magari dopo altri cento in vita e bon!”
Grazie Chiara. E a proposito di dubbi e arcani, chissà che il tuo libro non potrà essere un giorno annoverato tra i pilastri di una nuova coscienza nazionale, cosa che ti auguro di cuore e auguro “patriotticamente” agli italiani, così, tanto per usare un termine assai inflazionato e abusato di questi tempi dagli ipocriti della politica… dandogli reale valore e sostanza. Del resto un libro così come la vita sono paragonabili alla Divina Commedia poiché se nessuno te la spiega, hai voglia tu a raccapezzarci qualcosa che fosse minimamente attinente con la realtà intima degli autori e del messaggio “tra le righe” insito nelle loro opere.
E salutandoti ti dico che se fossi io la morte, fidati che rimanderei l’incontro il più lontano possibile… Hai visto mai che finissi male e avessi la peggio! St.les
(Nella foto di copertina l’autrice con Michela Tanfoglio ceo #Editreal, agente letterario e organizzatrice di BukRomance con Emilio Brancadoro)