Chi di voi non ha mai mangiato il tiramisù alzi la mano. Il nome è già di buon auspicio e le calorie che lo compongono tirano su l’umore e le energie.
Le origini di questo dolce il più conosciuto al mondo, il cui nome è presente in 23 lingue, sono molto dibattute tanto da arrivare ad uno scontro geografico tra regioni. Ma andiamo con ordine.
Si trovano già tentativi di paternità di questa leccornia ai tempi dei Medici in Toscana (chiamata la zuppa del duca), poi in Emilia con un riferimento di Artusi nel suo libro di ricette, poi a Torino come dolce per il conte Camillo Benso di Cavour, ma in tutte queste ipotesi ci sono difformità e dubbi in quanto sia alcuni ingredienti come il mascarpone all’epoca non erano molto utilizzati né la conservazione degli ingredienti era adatto alle caratteristiche di questo dolce.
Ma arrivando ai giorni nostri la contesa si svolge tra due regioni il Veneto ed il Friuli.
In prima battuta sembrava che la paternità della ricetta sia da attribuire a Treviso creata da una maitresse di una casa di piacere, lo sbatutin antesignano dell’uovo sbattuto, per corroborare i propri clienti. Da lì un mercoledì del 1970 nel ristorante di Treviso Alle Beccherie lo chef pasticcerie Loli Linguanotto casualmente creò questa delizia.
Come racconta lui si stava preparando per una cena importante e stava preparando il gelato alla vaniglia. Mentre il latte bolliva separò gli albumi dai tuorli aggiungendo lo zucchero a questi ultimi Poi dal frigo tolse il mascarpone (per altra preparazione) allora incartato in carta come lo stracchino e ne cadde un po’ in questo uovo sbattuto.
Per rimediare al danno ed eliminarlo assaggiò quanto ne era rimasto sul cucchiaio e trovandolo una vera delizia decise di correggere il grasso del formaggio con il caffè con cui inzuppò i savoiardi e lo servirono su piatti d’argento. Nacque così il tirame su.
Successivamente quando si volle attivare la pratica per il riconoscimento di tipicità territoriale del dolce si levò una alzata di scudi da parte del Friuli, dai comuni di Tolmezzo e Pieres, in quanto affermavano che nel 1951 nell’albergo Roma di Tolmezzo Norma Pielli ed il marito Beppino del Fabbro preparavano questo dolce inizialmente seguendo la ricetta di Artusi ma sostituendo successivamente il burro con il mascarpone ed inzuppando i savoiardi con il caffè.
Numerosi sono stati gli studi e le ricerche effettuate su questo tema ma ancora oggi ci si chiede chi sarà la regione originaria della ricetta? Veneto o Friuli?
In attesa di sciogliere il dilemma di seguito vi do la ricetta

INGREDIENTI
3 uova intere
250 gr di mascarpone
250 gr di biscotti savoiardi
100 gr di zucchero
Cacao amaro in polvere
2 tazzine di caffè

PROCEDIMENTO
Per prima cosa separare i tuorli dagli albumi
Sbattere a neve fermissima gli albumi e tenerli da parte. Sbattere i tuorli con lo zucchero finchè non avrete un composto bianco e spumoso. A questo aggiungere il mascarpone amalgamando il composto fino a diventare omogeneo e liscio Da ultimo inserire i bianchi montati mescolando dall’alto verso il basso per non farli smontare.
Nel frattempo prendete una teglia rettangolare e distribuite sopra uno strato di savoiardi bagnati con il caffe (se volete potete allungarlo con un pò d’acqua). Quando lo strato sarà pronto versate sopra la crema fino a coprire tutti i savoiardi. Infine con un spargizucchero spolverate la superficie con il cacao amaro e mettete in frigorifero per farlo riposare.
Da questa base potete sbizzarrirvi per effettuare numerose varianti tra cui il tiramisù alla frutta utilizzando succo di frutta al posto del caffè per inzuppare i biscotti e frutta come pesche e fragole al posto del cacao in superficie.

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