È ancora in atto la trattativa tra il governo e sindacati in merito al comparto scuola. Gli insegnanti navigano al buio nonostante lo sciopero avvenuto il 30 Maggio per contestare il decreto legge emanato dal Consiglio dei ministri il 30 Aprile scorso, la cui intenzione sarebbe stata quella di modificare il “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Tale modifica riguarderebbe l’imposizione di trenta e più ore di formazione obbligatoria degli insegnanti, con una spesa non indifferente per lo Stato, da effettuare ogni anno con esami da sostenere e verifica alla fine del triennio, il tutto per poter concorrere a un incremento stipendiale, non per tutti i docenti, a fronte di un aumento del carico di lavoro già esistente e mal pagato.
Tale “correzione” porterebbe a rinunciare al “CCNL” stesso, senza più alcuna tutela e con nuovi obblighi, non retribuiti, da espletare. Non è un mistero che la scuola, nell’ultimo ventennio, essendosi “aziendalizzata”, impone durante il corso dell’ anno accademico lo svolgimento di molti “progetti” affidati perlopiù a enti privati e dalla validità alquanto discutibile per la formazione dello studente a cui vengono sottratte ore necessarie allo svolgimento regolare della didattica.
Lo sfiancamento ultimo degli insegnanti derisi nella loro dignità professionale è tale da indurli a una profonda desolazione. Sottopagati rispetto alla media dell’Eurozona è stata loro proposta una miserabile “mancetta” che non andrebbe a compensare neanche il taglio subìto dal “bonus Renzi” o la “furbata” delle detrazioni per i figli a carico, sostituiti da un assegno mensile il cui importo, adeguato al valore del proprio ISEE, non sempre è stato effettivamente bilanciato e in alcuni casi appare persino inferiore a prima.
Insegnanti trattati dall’utenza con ostilità, arroganza e senza alcun rispetto per il lavoro svolto, sempre al centro delle solite critiche stucchevoli e dei pessimi luoghi comuni in merito alle vacanze “ingiuste” spettanti a ognuno, non menzionando mai il carico di lavoro a cui sono sottoposti a casa o dopo la conclusione delle lezioni, esami a parte! E nell’attesa della “concessione” del Governo a favore di un trattamento dignitoso per il rinnovo del contratto, scaduto da anni, appare ancora lontano lo spiraglio di una firma e anche quello di ottenere nell’immediato gli attesi arretrati.
Le cattedre diminuiscono e saranno sempre meno a causa della forte denatalità da attribuire alla precarietà in cui versa tutta la popolazione, tartassata dal carovita sempre più in crescita a dispetto delle retribuzioni non adeguate, e fortemente turbata dall’incertezza di assicurare una vita dignitosa ai propri figli, si rinuncia a metterli al mondo come atto responsabile.
L’ appello inascoltato dai nostri governanti è sempre stato quello di pensare un po’ meno alla loro personale “gloria” e dunque attuare coesi un piano immediato ed efficace di risanamento e sviluppo del Paese e non certo attraverso l’inutilità dei ” bonus” e neanche demotivando le future leve di insegnanti, prospettando per loro una “lenta fuoriuscita”, del comparto scuola dalle casse dello Stato che ahimè “piangono” sempre per finanziare gli enti più importanti quali la scuola, la sanità, la ricerca e sono sempre “grasse”, invece, quando urgono servigi utili a privilegiare una casta pretenziosa e inconcludente.
Il comparto scuola, proprio come la sanità, ha subìto negli anni la devastante superficialità di chi si è susseguito al governo dettando pessime leggi e drastici tagli che hanno modificato la scuola, l’ hanno resa approssimativa, formale e di facciata e infatti i nostri studenti non primeggiano certo per preparazione scolastica, quella che un tempo, quando non esistevano gli Invalsi e si “stava peggio”… faceva la differenza!