Il pane elemento immancabile sulle nostre tavole con molteplicità di formati e caratteristiche che sono diventati anche simbolo di città o regioni.
A Roma, città eterna, la tradizione panificatrice trova radici nei secoli passati. Fino al III sec a.C. il pane propriamente detto non esisteva ma si consumavano polentine farinate ecc. Sul finire del II sec. compaiono le prime testimonianze dell’esistenza del pane lievitato. Il pane era anche un elemento importante anche per chi governava come dimostra la famosa frase “panem et circensem” due parole che racchiudono i desideri del popolo di allora: pane e giochi nel circo.
Chiaramente nel tempo il prodotto si è modificato secondo le richieste dei consumatori. Oggi i fornai non vendono più solo rosette, ciriole o filoncini e la farina è solo una dei tanti ingredienti utilizzati dai fornai.
I panifici di oggi sono quasi delle boutique con offerte selezionate e diversificate.
Visto che siamo a Roma vi indico di seguito alcuni forni che se non conoscete (ma ne dubito) vi consiglio di visitare:
L’antico forno Roscioli a Via dei Chiavari, che oltre a pane e dolci sforna una pizza rossa sottile e croccante che manda in visibilio;
Il forno della Renella dietro Piazza Trilussa, che sforna continuamente filone di pane casereccio, buonissimo;
Panella a via Merulana dove vi perderete nelle leccornie esposte.
Con riferimento alla figura del fornaio, Roma possiede un monumento, che forse non tutti i romani conoscono: la tomba del fornaio unico esemplare al mondo di elogio all’arte dei fornai.
Si tratta di un monumento funebre sito a Porta Maggiore, appena superati gli archi immediatamente a sinistra, in quanto all’epoca si trovava fuori le mura considerato che entro le mura non si potevano porre monumenti funebri. Venne eretto nel I sec. a.C. per volere di Marco Virgilio Eurisace per sé e per sua moglie Atitia.
A quell’epoca Roma contava circa 350 panificatori ed Eurisace era un ex schiavo divenuto liberto intraprese la professione di fornaio. Divenne un ricco panettiere e fornitore dello stato, come si evince dall’iscrizione dall’epigrafe presente sul fregio che corre sui tre lati del monumento: “est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis, pistoris, redemptoris, apparet” trad. questo monumento appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore. Appaltatore ossia produttore di pane per lo stato ed Apparitore ovvero delegato o procuratore di qualche magistrato dell’Annona, assessorato che gestiva le scorte di grano e ne stabiliva le distribuzioni gratuite.
Il sepolcro è alto 7 metri, completamente rivestito di travertino che probabilmente terminava con una copertura piramidale. Ha una pianta trapezoidale, con le bocche del forno ed i recipienti in cui veniva impastata la farina e con bassorilievi che raccontano le varie fasi della panificazione: la pesatura del grano, la molitura, la setacciatura della farina, la preparazione dell’impasto la pezzatura ed infine l’infornata.
L’urna che conteneva le ceneri della moglie, oggi conservata al Museo delle Terme, ha la forma dei cesti con i quali si pesava il pane.
Sul lato orientale probabilmente era presente un rilievo con due coniugi, oggi restaurato e presente a Palazzo Montemartini.
Questo monumento venne scoperto da Papa Gregorio XVI nel 1898 quando vennero abbattute le torri difensive poste a Porta Maggiore.
Buona passeggiata

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