Oggi si celebra la giornata internazionale della donna, una ricorrenza utile a ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche che hanno visto cambiare radicalmente il ruolo della donna fin dal lontano 1791 quando fu gettato il primo seme da Olympe de Gouges, drammaturga e attivista francese. Ella, attraverso i suoi scritti femministi e abolizionisti di grande risonanza, denunciò per la prima volta la condizione della donna. Da allora le lotte per l’affermazione dei diritti delle donne sono state molteplici in gran parte dell’Europa e oltre Oceano.
Furono le “Suffragette” a definire il movimento inglese nato nel 1869 per rivendicare l’astensione del diritto di voto alle donne, mentre in Italia la vera emancipazione femminile inizia dopo la seconda guerra mondiale per affermarsi nel 1946 alle elezioni per l’assemblea Costituente e nel 1948 alle prime libere elezioni politiche.
Nel corso degli anni e attraverso le dure lotte contro l’ignoranza di catalogare le persone in base al sesso, le donne hanno ottenuto il diritto di essere riconosciute individui pari al genere maschile. Eppure ancora oggi, faticano per ottenere il dovuto rispetto da quest’ultimi e forse nello scenario maschile rimangono ancora come coloro che fin dall’antichità sono state considerate un “oggetto debole” utile semplicemente a procreare, nonostante il coraggio trasmesso da madre a figlia e mai sottomesso alla condizione di inferiorità rispetto all’uomo.
Donne valutate dalla società come “oggetto di piacere per l’uomo”, basti pensare alla pubblicità rappresentata dalle donne al 90%, il cui messaggio è quello di suscitare desiderio all’uomo, preda da sempre degli istinti primitivi e mai guidati dalla mente bensì da altri stimoli.
Donne costrette a soffocare la propria identità attraverso il velo scuro, come fosse un diniego alla vita. Camminano silenziosamente per le strade assolate di Kabul, umiliate dall’ ignoranza dell’uomo e succube di essa.
Donne, rese prematuramente tali dalla follia di uomini malati, abbigliate come candide spose e costrette dai genitori a rinnegare la purezza dell’ infanzia… mai realmente goduta.
Donne votate al coraggio. Unica arma per competere quotidianamente con gli incessanti doveri verso la professione, i figli, la casa. Animate dall’ ostinazione di contrastare con dignità e le sole forze i condizionamenti di una società ancora impregnata di notevole maschilismo. Donne sole e spesso vittime di destini complicati a cui non si sottraggono proprio perché donne!
E soprattutto oggi, il nostro pensiero è rivolto alle giovani donne ucraine. Guerriere speciali che hanno volutamente deciso di sfidare la paura e stare in trincea al fianco degli uomini a difesa del Paese e della loro identità.
#STOPWAR
Fotografia: Il Friuli. It