Questo libro di Viola Ardone esula come genere da quelli che ho finora recensito. E’ una storia commovente, appassionante che trae spunto da un’iniziativa realizzata nel primo dopoguerra. Nel 1946 il PCI e l’UDI misero in atto questo programma che prevedeva un affido temporaneo di bambini dai 4 ai 12 anni, soprattutto di strada, orfani o con poche possibilità, a famiglie del Nord, Emilia, Marche ecc, per strapparli alla miseria ed alla malavita in alcuni casi.
La storia di questo bambino e della sua lotta per la sopravvivenza e l’amore vi conquisterà.
TRAMA
Il libro si divide cronologicamente in due parti: il 1946 ed il 1994.
E’ il 1946 quando insieme ad altri bambini, come Tommasino e Mariuccia, Amerigo intraprende un viaggio verso il Nord affrontando l’incognito, la scoperta dilaniante dell’abbandono degli affetti certi come quello della mamma Antonietta e degli abitanti del quartiere, per andare in una nuova città, in una nuova famiglia dove c’è il cibo a tavola e scarpe del numero giusto. Qui trascorrerà l’inverno con l’affetto di Derna, “che di bambini non ne capisce proprio”, della cugina Rosa e della sua famiglia che invece ne ha tre di figli e lo accoglie come suo. Andrà a scuola, imparerà a suonare il violino e ne riceverà uno in regalo fabbricato per lui, con tanto di nome inciso nella custodia, da Alcide, il marito di Rosa.
Finito l’inverno si torna a casa, il treno più vuoto dell’andata in quanto alcuni bambini sono rimasti nelle nuove famiglie, come Mariuccia, con il cuore dilaniato dalla tristezza di lasciare i nuovi affetti e le nuove comodità da una parte e dall’altra la gioia di ritrovare la sua mamma. Come dice Tommasino “ormai siamo spezzati in due metà”.
Ma ahimè il rientro non sarà come immaginato. Come gli dice la madre “tu ti devi svegliare da quel sogno, Amerì, la vita tua sta qua” Ed il violino diventa cibo, scarpe nuove e risparmi per ogni evenienza. Questo sarà l’episodio che spingerà Amerigo a fare una scelta definitiva che gli cambierà il futuro.
Nella seconda parte del 1994 ritroviamo un Amerigo adulto affermato cosi come il suo compagno di giochi dell’infanzia, Tommasino, che farà ritorno nella sua Napoli per seppellire la madre e farà i conti con il suo passato capendo con la maturità tante cose sulla madre e sul loro rapporto.
PERSONAGGI
Amerigo Speranza ha 7 anni quando inizia il racconto. E’ un bimbo dei quartieri Spagnoli, senza padre, che forse sta cercando fortuna in America, figlio unico (il fratello più grande era morto a tre anni), ed con il solo affetto della madre Antonietta, forte, dignitosa poco avvezza alle parole ed alle carezze.
Per arrotondare gli scarsi introiti si industria con vari espedienti come raccogliere le pezze o come la “truffa delle zoccole pittate”. Le sue scarpe a punti (scarpa sana un punto, scarpa bucata meno un punto, senza scarpe zero punto scarpa nuova stella premio), il mellone, sulla testa, e la sua mela annurca, che la mamma gli dette dal finestrino alla partenza.
Diventa adulto, più chiuso introverso vissuto in un altro ambiente con nuove agiatezza che comunque gli consentono di realizzare il suo sogno: suonare il violino
AUTORE
Viola Ardone, nata a Napoli nel 1974, è un insegnante di italiano e latino al liceo De Carlo di Gugliano.
E’ vissuta a Nuoro per poi tornare a vivere all’Arenella a Napoli.
Questo libro è stato il caso editoriale italiano all’ultima fiera a Francoforte ed è in corso di traduzione in 25 lingue diverse.
L’autrice ha scritto altri due romanzi: La ricetta del cuore in subbuglio e Una rivoluzione sentimentale.