In questi giorni di festa vi suggerisco una gita a Napoli.
Il clima delle festività natalizie qui è particolarmente sentito, per la tradizione dei presepi in primis (con S. Gregorio Armeno ricca di manufatti artigianali per creare il vostro presepe), per le tradizioni culinarie (la pignolata o struffoli di cui vi ho già dato la ricetta e altre leccornie tipiche del periodo) e da quest’anno la città è ricca di luminarie tra cui il grande Babbo Natale proprio davanti al piazzale antistante la Stazione Centrale.
Ma se volete immergervi nella cultura vi suggerisco una visita un po’ insolita: la Napoli sotterranea.
Ci sono due percorsi: uno parte vicino al mitico bar Gambrinus e l’altro vicino a Via dei Tribunali e precisamente a Piazza San Gaetano sita nel decumano maggiore.
Vi parlerò di quest’ultimo. Si scendono circa 130 gradini e ci si trova a 40 mt di profondità tra cunicoli e cisterne.
Bisogna tornare indietro nel tempo a circa 5000 anni fa quando cominciarono i primi scavi sotterranei. Successivamente nel III sec. a.C. i Greci scavarono le cave sotterranee per estrarre il tufo, materiale di cui è composto il sottosuolo, per costruire le case della Neapolis, creando anche degli ipogei funebri.
Durante l’epoca romana invece si sviluppò il reticolo dei cunicoli, in quanto sotto il periodo dell’imperatore Augusto per suo volere per ingraziarsi la città, vennero costruiti degli acquedotti che per 460 km2 si alimentavano dal Monte Somma e dalle sorgenti del Serino e anche del Miseno, fonte di acqua che alimentavano con tre diramazioni diverse rispettivamente: Napoli e Acerra, Ercolano, Pompei e Stabia, e la Piscina Mirabilis, riserva d’acqua della flotta romana.
L’acqua, che serviva anche per alimentare le fontane della città, scorreva in cunicoli stretti appena per il passaggio di una persona (ne percorrerete un tratto che si aprirà su una delle cisterne riattivate) con pareti impermeabilizzate considerata la porosità del tufo.
Nel 1885 la rete idrica sotterranea, arrivata a ca 2.000.000 m2 in seguito alla costruzione di un altro acquedotto costruito per volere di un nobile napoletano Cesare Carmignano, venne abbandonata a seguito dell’epidemia di colera che aveva contaminato le acquee fino allo scoppio della seconda guerra mondiale venne usata come discarica.
Nella seconda guerra mondiale infatti vennero riattivate le caverna diventando un rifugio antiaereo, con alcune modifiche apportate dal Genio Civile; costruzione di scale, copertura dei rifiuti con del terreno, chiusura dei pozzi (tranne quello sotto la Basilica di S. Paolo Maggiore per far circolare l’ossigeno) e la costruzione di alcuni bagni, ancora oggi visibili.
Durante il percorso che si snoda sotto i palazzi, incontrerete anche la cantina del convento delle monache di Santa Patrizia, dove le monache riponevano le loro conserve (marmellate, olio, sottoli ecc…) chiusi sotto grate e comunque con un sistema di aereazione che abbatteva il tasso di umidità e consentiva un’ottima conservazione.
Al giorno d’oggi, in base ad un progetto presentato per la valorizzazione di questi luoghi, venne intrapresa la produzione di basilico, che sfruttava le condizioni di umidità, luce ecc… delle gallerie, e che veniva poi venduto alle pizzerie della città.
Il lockdown ha purtroppo interrotto questa attività che sperano di riprendere a breve.
La visita guidata, che ha la durata di circa un’ora e mezza ed il costo di € 10, è effettuata dal personale dell’Associazione culturale Napoli sotterranea che da anni si occupa del recupero e valorizzazione del sottosuolo.
Info: www.napolisotterranea.org