Le recenti votazioni hanno registrato soprattutto nelle grandi città una significativa astensione al voto per metà della popolazione chiamata al dovere civile. Credo che tutto ciò debba far riflettere e indurre gli esponenti dei partiti alla consapevolezza del malcontento che da anni abbonda negli animi degli italiani. La sfiducia di quest’ultimi nei confronti della classe politica attuale e persino di chi spalleggia con propaganda utilitaristica la loro inadeguata opera, si è ampiamente manifestata con il diniego al voto, dissentendo, così facendo, dall’esprimere preferenze a soggetti e partiti non ritenuti abbastanza rappresentativi e progettualmente capaci.Sorge spontaneo chiedersi come dare torto alle sofferenze inascoltate della stragrande maggioranza della popolazione, colma di risentimento verso una classe politica ripetitiva negli errori commessi e silente nei confronti dell’essenziale fabbisogno del cittadino sempre più deluso dalle difficoltà economiche, nonostante la scriteriata distribuzione dei vari bonus elargiti come “contentini” per mettere a tacere il malcontento degli animi a dimostrazione di un “governo esistente”. Palliativi di chi si spalleggia a vicenda, anche se mai in pubblico e continua a rimanere ancorato alle certezze dei privilegi negati però alla popolazione, alienata alla malsana rassegnazione per la rinuncia ai propri diritti. Il miraggio comune non è più nella rappresentazione di vedere sul “podio” partiti di destra, sinistra o centro, bensì quello di godere appieno di una stabilità efficiente in merito all’offerta dei vari servizi, primo fra tutti la sanità pubblica; il diritto al lavoro non adeguatamente retribuito; alla casa come bene essenziale e primario; a una tassazione adeguata alle proprie entrate economiche; al discorso pensionistico, alla giustizia, finalmente più celere; alle infrastrutture mai efficienti e strade percorribili in piena sicurezza; per non parlare delle scuole pericolanti e della scrupolosa valorizzazione dell’ambiente.”Nulla cambierà” è invece l’eco all’unisono, avvertito oggi fra la gente, demoralizzata com’è dai nuovi provvedimenti in arrivo e attualmente in discussione a Palazzo Chigi, il cui “sapore” per i cittadini “comuni” sarà sempre più amaro a causa delle prevedibili tasse e restrizioni da affrontare ulteriormente in un clima già penalizzato dalla pandemia. Appare dunque legittimo, conseguenziale manifestare il proprio sentimento attraverso la volontà di non essere rappresentati dai soliti volti, considerati inadeguati a garantire il tanto invocato futuro, dignitoso per sé e i propri cari. Si punta persino il dito verso il sistema elettorale, utile al solo ripescaggio di chi invece dovrebbe uscire definitivamente dalla scena politica. Di chi non si sottrae ancora alla corruzione e dunque penalizza il Paese con la consapevolezza di accettare di avallare i “detentori” del potere economico, favorendoli anche, attraverso la costruzione di leggi mirate alla loro tutela, quella altresì negata al fabbisogno dei “normali” cittadini, tartassati di doveri e persino privati della libertà di pensiero a scapito della democrazia rappresentativa rimasta tale solo su carta e nella teoria e forse come unico ricordo di ciò che i grandi statisti del passato avevano costruito con efficienza e onestà intellettuale per permettere la ripresa del l’Italia dopo il 1948.Attraverso la televisione, abbiamo assistito a interventi elettorali che hanno ben rappresentato lo scenario culturale del momento e infatti l’impronta è stata quella di penosi talk show e non certo sagge e delucidanti “campagne elettorali” aventi la finalità di informare e coinvolgere, prospettando un miglioramento per il Paese ma soprattutto tramite quali progetti e iniziative concrete e pragmatiche, risolutive e preventive. Abbiamo assistito ad assurdi battibecchi dai toni mai costruttivi, e pettegolezzi esasperati da ghigni sprezzanti che hanno evidenziano non la forza propria ma essenzialmente gli errori recriminati dell’altro con accanimento sarcastico, dedito a sminuire l’avversario agli occhi del cittadino, sempre più confuso per la scarsità di coesione fra i partiti se non per le “sacrosante coalizioni’ utili a mantenere il potere e non certo per migliorare una nazione in decadenza.Solo marginalmente si è dato spazio alla progettualità atta a favorire una maggiore ripresa dell’economia nazionale e dunque anche al benessere del singolo.Pertanto, è forse una colpa esigere ogni virtù da chi si propone o ripropone di rappresentarci? Cosa fare in assenza di coesione politica atta a proteggere e a recare sviluppo e benessere alla nazione, oramai in bilico fra la sofferenza perenne e la sottomissione al fato? Dall’altra parte, il cittadino, deluso nelle aspettative da ciò che anni fa avrebbe dovuto rappresentare il “nuovo”, mentre così non è stato, ha trovato ripiego nel “nostalgico passato” e ha riportato in auge partiti e personaggi che ultimamente erano stati quasi “oscurati” nello scenario politico e dunque ripristinati in assenza di alternative in cui porre la fiducia col proprio voto, crocettato con l’unica speranza di non “aversi a pentire” e di non “aversi a lamentare” in futuro.Infine una nota. All’indomani degli esiti delle votazioni, i commenti divulgati nei vari social, hanno dato più l’idea di aver assistito a una partita di calcio, giocata dalla squadra di sinistra contro quella di destra, il contrario non fa la differenza. Elogi e insulti verso i “giocatori” uscenti e il loro operato, mentre chi è rimasto in “campo”, esalta il “trofeo” ancor prima della fine del “campionato” e qualora il risultato finale non si rivelasse appagante, lancia già nuove sfide e peggio ancora: duelli all’ultimo sangue… quello degli italiani!