Oggi vi presenterò un racconto breve “Filinona di fine estate” della scrittrice siciliana Cristina Cassar Scalia, diventata famosa per i libri gialli che vedono come protagonista il vice questore Giovanna Guarrasi detta Vannina.
Questo racconto si colloca dopo il primo della serie “Sabbie Nere” e come tutti gli altri è ambientato in Sicilia, precisamente tra Catania e Palermo, terra che irrompe come un personaggio tra scenari, descrizioni, usanze, ecc.
Palermo, la città di origine di Vannina, da cui era fuggita “per allontanarsi dal PM più minacciato di tutta la Procura di Palermo”, Paolo Malfitano a cui lei aveva salvato la vita anni prima e con cui aveva avuto (o continua ad avere?) una relazione) Palermo città di dolore, il suo, che risaliva ai suoi quattordici anni quando assistì inerme all’uccisione di suo padre per mano di un commando mafioso. Catania la città che l’ha accolta e che lei ha imparato ad amare appuntando nelle “note dell’IPHONE” le “catanesate”, usanze catanesi per conoscere meglio la città che oggi “le pareva l’unico luogo in cui stare bene”.
TRAMA
In un’afosa domenica pomeriggio d’ottobre con un caldo tipico di agosto, l’ispettore capo Spanò tornando da una battuta di caccia con il suo amico giornalista Tammaro (“pescato della giornata un unico misero sgombro che più di cento grammi non poteva pesare”) attraverso un agrumeto privato “visibilmente curato” si imbatterono in un cadavere che risulta essere del famoso imprenditore Giovambattista, Titta, Tommasello. L’uomo si trovava su una sdraio alle 3 del pomeriggio dove era solito mangiare e fare un riposini “u filinona” parola che utilizzò per denominare la qualità della sua arancia e per la bibita che ne aveva ricavato. All’apparenza la morte sembrava causata da un arresto cardiaco ma l’autopsia rileva presenza di tracce di un veleno. Il vicequestore Guarrasi non si lascia distogliere dalla facile soluzione, dovuta a litigi per la proprietà con il vicino, ma andrà a fondo fino a rilevare che i soldi non c’entrano e scoprirà la verità con il supporto della sua squadra e del suo formidabile consulente Biagio Patanè, commissario in pensione che era ben contento di tornare “in servizio” e farsi piacevoli chiacchierate poliziesche “con la sbirra nata”.
IL PERSONAGGIO
Il vice questore Giovanna Guarrasi, trentanovenne, fumatrice, elegante senza essere appariscente, come dicevamo prima una sbirra nata, che ama i vecchi film (possiede “centinaia di vecchi film: collezione film siciliani, collezione film Mastroianni, collezione Fellini, Sordi Gassman ecc). Una buona forchetta che però non è capace “nemmeno di prepararsi un uovo fritto” come ha sgamato la sua vicina Bettina proprietaria del rustico dove Vannina vive e che provvede a riempirla di attenzioni culinarie (facendoci ricordare le prelibatezze di Adelina di Camilleri memoria). Vannina infatti da buona sicula ama la cucina della sua terra di cui provvede a rifornirsi, come Montalbano da Enzo, in una serie di trattorie, botteghe, forni, dandoci un assaggio delle prelibatezze siciliane.
L’AUTORE
Cristina Cassar Scalia, nata a Noto nel 1977, medico oftalmologo, si è avvicinata alla scrittura con due romanzi sentimentali nel 2014 e 2015: La seconda estate e Le stanze dello scirocco. Nel 2018 ha cambiato genere esordendo con la serie del vice questore Guarrasi con Sabbia Nera a cui hanno fatto seguito La logica della lampara, La salita dei Saponari e L’uomo del porto, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica tanto che sono già stati opzionati i diritti per il cinema e TV. In tutti i suoi libri c’è una trama mai banale, ben costruita, che spinge il lettore ad arrivare alla soluzione rapidamente, con la sua Sicilia che è teatro, personaggio delle vicende, tanto da attrarre il lettore a scoprire le sue bellezze.