Che cos’è il welfare? E come lo Stato esercita la propria sovranità per la salvaguardia e lo sviluppo della popolazione che lo compone? Almeno sulla carta costituzionale, tutto sembra essere perfetto, compresa la suddivisione dei rispettivi diritti e doveri degli organi dello Stato e dei cittadini. Invece tutt’altro.
Infatti, ciononostante, i vari governi susseguiti nell’ultimo ventennio, non hanno apportato adeguate soluzioni di messa in sicurezza del nostro Paese e non solo fiscale, burocratica e pensionistica. Sono venuti a mancare i provvedimenti necessari a migliorare la pubblica istruzione, l’ambiente, la giustizia e la sanità (non avevano neanche prestabilito un piano pandemico aggiornato).
Tali riforme avrebbero dovuto essere antecedenti l’ondata devastante del “Coronavirus” e i soldi attesi del “Recovery Fund”.
Quando uno Stato manca di necessaria efficienza a causa dei tanti tagli scriteriati effettuati nei settori principali per incuria, corruzione, spreco e clientelismo si viene a creare il cosiddetto “antistato”, ovvero il potere esercitato con l’abuso e l’affabulazione da parte di coloro i quali tutelano se stessi e i propri interessi a scapito della collettività con il conseguente abbandono del popolo, costretto ad arrangiarsi nelle peggiori condizioni di solitudine e povertà persino intellettuale in cui non si può che soccombere, naufragare.
Le figure tecniche e politiche di cui si è circondato il presidente Draghi potranno mettere fine allo spreco “tutto italiano” del denaro pubblico operando insieme in maniera duratura, efficiente e costruttiva per l’Italia da cui, a detta di Strasburgo, dipende nel bene o nel male l’esito del progetto di unione europea?
Il desiderio della popolazione italiana, conseguente alla crisi in corso a causa della pandemia e ai tanti sacrifici effettuati è quello di risollevarsi nuovamente, pertanto l’impegno e la coesione duratura fra i partiti dovrà essere necessaria a salvaguardare la democrazia e la popolazione ed è da ritenersi prioritaria al pensiero politico/ideologico stesso e dunque, la scelta effettuata da Draghi, ripescando persino il “vecchio”, dovrà avere l’arduo compito di soddisfare appieno le aspettative del mondo produttivo, parecchio alte del Paese.
Le sue scelte hanno avuto almeno “sulla carta” e nelle intenzioni un profilo “moderato” al fine di accelerare il lavoro e arrivare a buoni accordi a beneficio di tutti, ma tutto ciò sarà sufficiente e funzionale al buon esito dell’impresa direi titanica da cui dipende i nostri comuni destini e quello della Ue?
Certo, con il disegno delle riforme pianificato dal governo per poter accedere alle risorse del Recovery Fund, la situazione economica dell’Italia dovrebbe migliorare, ma è fatto d’obbligo lavorare da parte del governo per una spesa dignitosamente mirata e non più abusata e sperperata come da malsana abitudine.
Mi viene da pensare ad esempio all’incompetenza da cui sono derivati gli acquisti di migliaia di banchi con le rotelle che attualmente sostano nelle soffitte degli edifici scolastici: materiale non utilizzabile poiché ritenuto addirittura inidoneo e non funzionale, il tutto mentre i soffitti cedono.
Oppure ai monopattini, sempre meno usati e abbandonati per le strade delle città volti a intralciare i pedoni e chi vive il dramma dell’handicap, e anche alle migliaia di mascherine ammassate nei vari magazzini e non utilizzabili poiché non a norma, dopo lo sperpero di pubblico denaro a vantaggio di mediatori divenuti milionari ancora una volta lucrando sul nostro diritto alla salute.
E ancora, penso al tentativo di sperpero, fortunatamente fermato in tempo, per la costruzione delle “primule” zone “adeguate” per effettuare la vaccinazione alla popolazione.
Quanto ai vari bonus elargiti o in via di attribuzione, vincolati da pesanti pratiche burocratiche per ottenerli, come vogliamo chiamare tutto ciò se non incompetenza e irresponsabile superficialità?
Oltre al dolore per la perdita di tante vite e lo sterminio di un’intera generazione di anziani, molti cittadini ne stanno pagando in prima persona lo scotto a caro prezzo. Essi, anzi, la gran parte di noi, non siamo stati messi in condizione di superare la crisi economica in cui siamo piombati anche a causa delle tante restrizioni non adeguatamente supportate dai ristori promessi.
E intanto molti lavoratori, tra cui tantissimi giovani nuovi imprenditori si sono sentiti abbandonati dallo Stato, sballottati da un provvedimento all’altro nell’alternanza di chiusure e riaperture, fino ad abbassare definitivamente le serrande e generare sconforto e ulteriore disoccupazione, per di più dopo aver speso soldi, compresi nuovi e pesanti indebitamenti per onorare le normative che li volevano mettere “in sicurezza” facilitando “su carta” le riaperture.
In Piemonte, dove vivo, è allarme suicidi fra i piccoli imprenditori, altri hanno trasformato la paura delle incertezze in rancore e si sono scagliati contro il governo ritenuto non adeguato, incapace di comprendere la necessità di mantenere i figli in assenza di soldi mentre aumentano le lunghe code alla “Caritas” e la rabbia verso chi, da anni, mostra abilità nel rimanere legato alle sole poltrone privilegiate, gravemente assente di empatia e soprattutto solidarietà nei confronti di chi non ha più nulla, neanche il diritto alla salute.
Senza parlare poi dei pazienti in lunga attesa per le visite oncologiciche considerate non prioritarie al Covid, i tanti interventi chirurgici rimandati e i vaccini ancora troppo lenti per decretare la ripartenza in sicurezza.
Il fermento sociale manifestato nelle varie piazze dei maggiori capoluoghi è stato avvallato anche da coloro che hanno obbligato di fatto a mandare alla brace i risparmi di una vita per fare fronte al periodo buio.
Nella sola città di Torino si sono già persi 52 mila posti di lavoro e la situazione peggiorerà in seguito all’imminente stop ai blocchi di licenziamento. La pandemia ha bruciato quasi un milione di posti di lavoro in tutta Italia nei diversi settori: cultura, spettacolo, sport, turismo e ristorazione, che fino al 2019 trainavano l’economia del Paese.
Cosa fare dunque per ripartire con l’evocato eroico, stoico piglio dei ricostruttori post-bellici dello scorso secolo?
Cambiare la cultura poco serve se non cambiano le leggi ma in primis la mentalità dei governanti. Il cittadino deve essere tutelato dal clientelismo, dagli sprechi continui e inutili, quelli che fino a oggi hanno corroso il sistema economico del Paese e lo hanno reso vittima di una pandemia non saputa gestire soprattutto per mancanza di adeguati supporti economici.
La priorità imperante dovrà essere rivolta agli investimenti necessari per lo sviluppo dell’economia e dunque del lavoro attraverso riforme radicali e mirate in tutti i settori soprattutto in quello sanitario e senza dispersione di denaro pubblico.
Il governo Draghi, sarà obbligato a scegliere adeguatamente le società proposte a partecipazione statale attraverso un piano efficace che garantisca occupazione e sviluppo nell’immediato anche ai piccoli imprenditori.
Abbiamo appena inaugurato l’inizio di una nuova era, almeno “sulla carta” e nei migliori auspici, ma ciò non sarà possibile senza un cambiamento rispetto al passato che innanzitutto dovrà essere sia fortemente voluto, che reso possibile.
Alla base, mi è già chiaro che si dovranno rispolverare i valori necessari per la crescita del Paese, quali: dignità, correttezza, onestà, responsabilità, solidarietà ed empatia!
Il tempo delle polemiche inutili è finito e con esso anche quello dello sperpero del denaro pubblico e dell’uso sconsiderato di esso anche per assecondare gli assurdi privilegi concessi alla sola “casta” …come quello di andare in vacanza o fare rientro a casa con il “Falcon” a spese degli italiani? Lo vedremo, lo speriamo, vigileremo!