Il tempo concetto filosofico che l’uomo proietta nella percezione di movimento, di cambiamento.
E qual è il principale oggetto associato al tempo? L’orologio. E oggi vi parlerò di un orologio particolare: l’idrocronometro, l’orologio ad acqua, che utilizza l’acqua come fonte di energia per attivare il meccanismo che marca il tempo.
A Roma abbiamo la fortuna di poter ammirarne due ancora funzionanti (un terzo ormai è inattivo da più di 60 anni). Il più famoso è l’orologio del Pincio situato sull’omonimo Viale dell’Orologio nella passeggiata del Pincio.
La storia di questo orologio risale al 1871 quando il Consiglio Comunale stabilì di effettuare dei lavori di restauro alla passeggiata tra cui migliorare la disponibilità idrica con la realizzazione di un serbatoio d’acqua.
A dirigere i lavori fu chiamato Gioacchino Ersoch, di origini svizzere, in collaborazione con Padre Giovanni Battista Embriaco, frate domenicano appassionato di orologi e ingegneria. Infatti il frate aveva già realizzato nel 1867 un prototipo di questo orologio che aveva inviato all’Esposizione Universale di Parigi, dove addirittura per la delicatezza dei meccanismi non fu neanche estratto dalle casse in cui era imballato.
I due “artisti”, crearono un ambientazione tipo “scrigno” in stile alpino ispirato ad uno chalet svizzero, quasi a rievocare una foresta, in cui venne collocato l’orologio dandogli forma di una torretta lignea con l’utilizzo di ghisa fusa, ad imitazione di tronchi d’albero, innalzata su un piccolo scoglio al centro di un laghetto rustico.
L’orologio fu visitabile dal 1873 anche se giunse a Roma il 6 ottobre 1973. Per la sua realizzazione Ersoch si rivolse alla fabbrica dei Fratelli Granaglia di Torino che realizzarono l’allestimento attuale.
L’orologio consta di quattro quadranti, visibili da ogni direzione e protetti da mostre in cristallo di Francia sagomate e colorate in modo da ricordare una sezione di un albero, con lancette in ottone sagomate in forma vegetale ed il meccanismo coperto da fiori in bronzo.
Il funzionamento è garantito dal getto d’acqua che cadendo dall’alto riempie due bacinelle allungate a forma di foglioline, in bilico su un perno. L’oscillazione delle bacinelle attiva il meccanismo che fa girare le lancette e lo scorrere dell’acqua muove il pendolo e attiva la suoneria, con un moto uniforme (appunto isocrono).
Per anni questo orologio cadde in disuso, soggetto all’azione degli agenti atmosferici ed all’incuria. La ricostruzione delle parti mancanti e di quelle ormai fatiscenti compresa la revisione di tutto il meccanismo fu opera dal 2007 della scuola di Formazione del Centro ELIS che tuttora ne cura la manutenzione.
Oltre a quello del Pincio sempre opera di Padre Embriaco è l’orologio, ancora funzionante, che si trova nel cortile di Palazzo Berardi in Via del Gesù 42, palazzo acquistato nell’800 dalla famiglia Berardi che affidò il restauro a Pio Piacentini nel 1830.
Il portale ad arco, con la scritta “FILIPPO BERARDI”, immette in un vasto ed armonioso cortile dove è situato lo splendido orologio ad acqua costruito nel 1870.
L’idrocronometro è collocato dinanzi ad una nicchia a conchiglia e poggia su una fontanina a due invasi, nel primo dei quali un tempo era situata una piccola foca di marmo. Intorno alla nicchia, un’edicola con quattro cariatidi che sorreggono due busti di marmo, collocati ai lati dell’idrocronometro.