Gli italiani sono esausti e stanno cedendo al caos generato dalla paura del Covid19, rischiando di sprofondare sempre più nella confusione e lo smarrimento sociale ed economico, nella rabbia e l’anarchia. 

I recenti provvedimenti presi dal governo, sono stati il frutto spremuto da una sorta di braccio di ferro con alcuni dei presidenti delle regioni e solo nella giornata di ieri si è raggiunto l’accordo del nuovo Dpcm che dovrà essere osservato almeno fino al prossimo venticinque novembre.

Tra “coprifuoco”, dissenso per la chiusura dei centri sportivi, gli orari ridotti ai pubblici esercizi e l’aumento notevole dei contagiati registrati ogni giorno in parecchie città, il clima generale appare sempre più cupo e caratterizzato da forte preoccupazione.

La “nottata napoletana”, al di là di infiltrazioni malavitose, non è stata altro che la prima esternazione della rabbia accumulata in questi  lunghi mesi. Manifestazioni improvvisate e agitate, seppur non con la stessa violenza e disobbedienza accaduta a Napoli, si sono susseguite anche a Roma e non si escludono a breve in altre città, fra cui Torino, dove il rischio di estremismi è palpabile.

A Roma, una giovane ristoratrice inginocchiata per terra assieme ad altre manifestanti, in preda alla disperazione, ha attirato l’attenzione dei passanti e delle forze dell’ordine, accusando le drastiche restrizioni varate dal governo in merito all’orario ridotto dei locali pubblici, molti dei quali, prospettano una chiusura definitiva se abbandonati a sé stessi dalle istituzioni.

Posti di lavoro già ballerini che andranno in fumo e la dispersione dei commercianti non è certo meno dolorosa degli effetti sulla salute da Covid19.

A chiudere il drammatico quadri della già tragica situazione nazionale sono le varie regioni che sono chiamate a fare la propria parte nel sobbarcarsi l’onere di approntare interventi autonomi che alimenteranno ancora di più il malcontento dei cittadini.

L’epidemia appare in rapido peggioramento e l’auspicio di un contenimento dei contagi è stato affidato alle ultime misure stanziate nel tentativo di scongiurare nuovi pesanti lockdown totali, compresa la chiusura dei confini fra le regioni in prossimità delle feste natalizie.

Ciò nonostante le criticità degli enti sanitari territoriali, rendono i servizi assistenziali non ancora efficienti e dunque incapaci di effettuare un adeguato e tempestivo controllo e di monitoraggio del virus, per riuscire a debellarlo. 

A tal proposito si porta alla luce la rabbia di parecchi cittadini e per lo più risultati positivi al Covid, costretti a fare lunghe e interminabili code per effettuare il tampone.

Episodi narrati da alcuni di loro, dimostrano come la diffusione avviene anche a causa dello scarso controllo e inefficace coordinamento degli enti preposti nella prassi da seguire per individuare e arginare drasticamente la diffusione del  Covid19 fra la popolazione.

Infatti, l’iter da intraprendere, dopo le prime indicazioni ricevute dal medico curante e per lo più telefonicamente, in relazione ai primi sintomi manifestati dal paziente, ossia febbre, tosse e senso di oppressione del respiro, tali da non escludere la positivita’ al virus, rendono evidente la scarsa organizzazione, per affrontare la “prova tampone” in merito alle precauzioni non adeguatamente fatte osservare dal cittadino seppure richieste come dovere morale ad ognuno.

Infatti, fin dalla telefonata effettuata per la prenotazione del tampone, il senso di smarrimento e abbandono da parte degli enti sanitari, verso il cittadino, sfiancato persino psicologicamente, appaiono pressoché imbarazzanti. 

Ore trascorse al telefono e solo per prendere la linea, attese estenuanti, passaggi di voci e comunicazioni varie per poi sentirsi dire dagli addetti al servizio di doversi “recare in loco per fare l’apposito tampone” …E se si è positivi? Si esce da casa lo stesso, e non essendo automuniti, si usufruisce del trasporto pubblico dove l’assembramento è oramai costante.

E infatti la rabbia della popolazione, già penalizzata da “dure restrizioni”  aumenta notevolmentene dinnanzi all’inefficienza riscontrata da chi “detta leggi e regole”!

Spossati e magari con qualche linea di febbre, si rimane in una lunga attesa per effettuare il tampone richiesto. Nel frattempo si compilano infiniti fogli, magari con una stilo infettata e passata di mano in mano e infine, dopo aver fatto il test e avere avuto la conferma della positività del virus…ci si rende conto che nel frattempo chissà in quanti altri corpi si è moltiplicato.

Mi chiedo, come mai, durante il periodo estivo, non siamo stati in grado di organizzare un iter più efficace e meno rischioso per i cittadini stessi? Si sapeva benissimo che parecchi non avrebbero rispettato le “regole”, così come si sapeva che con l’arrivo delle temperature più fredde, il virus sarebbe esploso prepotente! 

Però chiudiamo poi le porte all’economia e permettiamo l’avanzare di altre gravi patologie, ultimamente trascurate a causa di una non adeguata organizzazione sanitaria che sta permettendo il loro aggravarsi.  

Il Piemonte, a favore di una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone che potrebbero alleggerire la pressione sui servizi sanitari, ha persino bloccato le visite negli ospedali sospendendo quelle cosiddette “non urgenti” e di conseguenza, per qualche ora, i presidi ospedalieri piemontesi, sono stati presi d’assalto dai cittadini che avevano atteso mesi una visita specialistica invece annullata e senza neanche essere avvertiti.

L’appello alla coerenza adesso è forte e scuote le coscienze al dovere e alla responsabilità degli enti preposti per una maggiore e riorganizzata efficienza sanitaria a cui anche il singolo cittadino è chiamato a rispondere nel rispetto delle regole da osservare.

L’esempio della Cina, criticata duramente dalle altre nazioni per le misure drastiche varate fin da subito, deve indurre a riflessione per agire tempestivamente nella risoluzione degli errori commessi.

La Cina, ha dichiarato sconfitto il coronavirus e si sta avviando verso la ripresa economica mentre il resto del mondo annaspa ancora nella confusione e …nei Dcpm. Forse la “Via della seta” sarebbe dovuta essere stata percorsa già da tempo!

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