Qualche giorno fa, attraverso i social, mi è passata sotto gli occhi un’immagine simbolica che ben descrive la situazione attuale del nostro Paese.
La fotografia immortala un cameriere composto nella sua divisa, ligio al ruolo professionale, naturalmente dotato di mascherina, come vuole la prassi e immagino grondante di sudore per il caldo, ripreso all’aperto nel bel mezzo di una viuzza romana, con in mano un vassoio di stuzzichini serviti ad alcuni capi del nostro attuale governo che se la ridono mentre infrangono le imposizioni su mascherine, distanziamenti e assembramenti che loro stessi hanno stabilito.
L’indignazione è tanta e a leggere i commenti riportati sotto il post, non sono stata neanche l’unica.
Mi chiedo il perché di queste assurde differenze, proprio da loro poi, che emanano leggi e decreti. E mi astengo dal definirle imposizioni!
Ma non dovrebbero essere da esempio costoro? Vedere le loro facce sbellicarsi dal ridere mentre il Paese va alla deriva, fa un po’ impressione.
Certo viene voglia di lanciare il classico urlo seguito da un determinato “ora basta”, ma da dirottare a chi se i preposti al cambiamento non vedono e non sentono ma in compenso “magnano”. Secondo poi: che valore avrebbero le urla disperate dei cittadini oramai alla “gogna”?
E allora …ancora “schifata” continuo a leggere e mi imbatto in un’altra notizia, non penosa quanto la precedente, bensì peggiore, terribile: un uomo di sessantasette anni, addetto alla manutenzione stradale, qualche giorno fa si è accasciato a terra colpito da infarto mentre lavorava in strada sotto la calura e l’afa del periodo.
Sì chiamava Ferruccio Cillo e ha lasciato questo mondo con una tragedia che non può essere strumentalizzata e resa plateale poiché la causa del decesso è dovuta a un sistema balordo in cui sono coinvolti tutti, nessuno escluso.
A sessantasette anni non si può ancora lavorare sotto il sole cocente di agosto! Perché il povero Ferruccio non era in pensione e magari sotto l’ombrellone a godere del meritato riposo dopo anni di duro lavoro?
Di lui non ha parlato nessuno o quasi. Non fa più “notizia” la tragedia che vivono gli “invisibili”…
Lui, in fondo, era solo un “povero disgraziato” e come tanti altri, anche lui è affondato nelle ingiustizie a dispetto di chi le differenze sociali le alimenta e le protegge anche, godendo di privilegi non sempre a ragion di merito… come “lor signori”, che sotto il sole cocente, come minimo bevovo mojiti… e al massimo si sdraiano in barca!
Quali meriti non ha avuto un altro povero signore cinquantacinquenne che qualche giorno fa si è impiccato al ramo più alto di un albero, lanciandosi da esso dopo essersi legato una fune al collo?
Un’altra tragedia che ha messo fine alla precaria condizione di un uomo che si è suicidato lontano dai riflettori, dal trambusto cittadino e dal ritmo dolente che la vita ultimamente sta imponendo e rende ancora più insopportabile chi stava già male prima.
E così è andata anche a quel povero cristo che si è allontanato con la sua auto in luogo poco frequentato in provincia dell’Aquila per l’ultimo gesto estremo.
È stato trovato cinque giorni dopo da alcuni casuali passanti. Accanto al cadavere era parcheggiata l’auto in cui ultimamente viveva e da ciò che gli inquirenti hanno travato all’interno del veicolo si presuppone che avesse vissuto lì parecchio tempo.
Per terra gli ultimi mozziconi di sigaretta e chissà quale sia stato l’ultimo desiderio espresso, l’ultimo pensiero probabilmente seguito da una ultima amara lacrima.
Un altro “invisibile” che si è arenato alla disperazione e alla crudeltà umana soprattutto quella dettata dalle istituzioni sempre più orientate a salvaguardare i “visibili”, ossia coloro ai quali dei primi interessa meno di nulla!
La mia pena è enorme così come lo sgomento di vivere in un mondo fatto di tanta apparenza e di poca sostanza in cui è stata annullata la capacità di mettersi nei panni dell’altro.
Eppure l’empatia è una delle funzioni più importanti dell’intelligenza e non solo dettata dalla sana morale.
La si continua a calpestare senza ritegno e sensi di colpa con inutili commenti e falsi bonus, sgravi, incentivi, crediti e tutto il ginepraio burocratico nel quale il cittadino si affanna e si dimena nel tentativo di sopravvivere.
Che pena doversi sentire non più umani ma “numeri”… perché questo siamo: mere statistiche!
Capaci di dover produrre solo denaro per colmare un sistema economico affossato dagli incompetenti, quelli che dettano leggi e si sbellicano poi dalle risate ai danni degli “invisibili” che in silenzio muoiono.
Che pena assistere alle loro infinite ipocrisie e addirittura guardare attoniti qualcuno è stato capace persino di piangere mentre firmava proprio quelle leggi che hanno decretato la fine del povero Ferruccio e di tutti gli altri…
I perché sono infiniti e le risposte sempre più insufficienti. Ma qualcuno deve urlare e non deve essere compito dei soli intellettuali a dare voce agli “invisibili”, poiché oggi, invisibili lo siamo diventati tutti.
Silenziati per non opporre resistenza contro un sistema che giorno dopo giorno sta annullando la nostra società, dovremmo finanche ritenerci “fortunati” se a differenza di tantissimi altri abbiamo l’opportunità di lavorare fino a sessantasette anni per poi percepire una modesta pensione che non colmerà neanche i sacrifici fatti una vita intera rispetto alla quale è lecito considerarci dei sopravvissuti.
Ferruccio e gli altri caduti però non saranno fra questi.
Loro non erano “nessuno” perchè non avevano alcun potere di fare “aprire nessuna porta” al pari dei cuori dei politici!