Lei è Rossella, è contenta perchè ha appena firmato il contratto di locazione della sua prima casa.

Rossella ha ventisei anni, ha un buon impiego e finalmente può mantenersi. 

Durante il fine settimana ha lavorato per tinteggiare e rendere accogliente l’alloggio sito al terzo piano di un piccolo condominio stile anni Sessanta a pochi passi dal centro cittadino.

Rossella non avrebbe mai voluto “tagliare” il cordone ombelicale con i genitori ma adesso sente forte l’esigenza di spiccare il volo e dunque è consapevole delle responsabilità da affrontare, di svegliarsi da sola, non trovare nessuno in casa dopo una giornata di lavoro e soprattutto di imparare a gestire il denaro.

Ma Rossella è testarda e vuole vivere l’esperienza di sentirsi pienamente adulta e responsabile.

Ha invitato gli amici per inaugurare la nuova residenza e ha offerto la cena. Fra chiacchiere e risate hanno sforato l’orario consentito. 

Il rumore ha infastidito il dirimpettaio che parecchio arrabbiato ha bussato in vestaglia alla porta di Rossella.

La ragazza è mortificata, si scusa e promette che non accadrà più. L’uomo dopo averla contestata non smette di fissarla e si avvicina persino per osservarla meglio. Rossella è quasi impaurita dallo strano sguardo e spezza l’imbarazzo continuando a scusarsi. 

Il vicino rimane a guardarla ammutolito qualche attimo ancora, poi fa spallucce e rientra in casa. 

Il mattino seguente alla buon’ora, la ragazza incontra l’uomo nell’atrio del palazzo e lo saluta cordialmente. 

Lui la guarda e non ricambia, imbocca le scale e sale su per i piani. Rossella ci rimane male e critica il burbero comportamento dell’anziano signore.

Una volta, indispettita, borbottò e glielo fece sentire “bravo, non salutare mai!”, disse entrando in casa e chiuse adirata la porta alle sue spalle. 

È la vigilia di Natale, Rossella sta per recarsi dai genitori per la consueta cena. Il cielo è plumbeo e minaccia neve. Appena fuori dal portone incrocia il solito vicino imbacuccato nel paltò scuro, lo saluta e porge gli auguri, ma anche stavolta l’uomo tira dritto e non risponde. 

“È un gran maleducato”, commenta fra sé e da anziana spera di non diventare mai indisponente come lui.

Quella sera Rossella rientra a casa tardi e mentre cerca di aprire la porta con le mani occupate dai tanti regali ricevuti, sente a tratti uno strano lamento provenire proprio dalla casa del dirimpettaio.

Perplessa rimane qualche secondo all’ascolto per assicurarsi di non aver franteso. Ed ecco che il lamento ricomicia, quasi come uno strano piagnucolo. Si avvicina nuovamente alla porta e apparentemente lo strano rumore sembra non avere un seguito.

Non sa cosa pensare. Entra in casa in punta di piedi e si avvicina con l’orecchio teso alla parete confinante con quella del suo vicino in cerca di rassicurazioni. Improvvisamente il lamento aumenta fino a farsi più acuto. 

Apre la porta di casa e decide di suonare, poi però, scoraggiata dall’essere giudicata invadente e magari pure aggredita verbalmente, rientra nuovamente nel suo appartamento e chiude la porta.

È irrequieta, appoggia ancora una volta l’orecchio alla parete e stavolta avverte un rumore  forte, come di un qualcosa scaraventato per terra, poi di colpo il silenzio.

“E se stessi ignorando un segnale di emergenza?” Pensa e non si dà pace. Prende coraggio e chiama le forze dell’ordine, spiegando loro l’accaduto e mettendoli al corrente del caratteraccio del suo vicino.

La polizia arriva poco dopo accompagnata dai vigili del fuoco, dall’ambulanza e gli addetti pronti a intervenire. 

Salgono al piano e suonano il campanello una, due e tre volte e nel silenzio ricevuto decidono di intervenire aprendo la porta con gli appositi arnesi.

Rossella è agitata, attende sul pianerottolo notizie rassicuranti fino a quando un agente invita i paramedici ad entrare alla svelta: l’uomo sta male.

È riverso sul pavimento del soggiorno è svenuto e non mostra segni di risveglio ma è ancora vivo.

In un battibaleno viene trasportato in ospedale e uno degli agenti chiede a Rossella di avvisare almeno un familiare.

La ragazza non sa nulla del vicino e lo dichiara commentando di non averlo mai visto in compagnia e dunque non saprebbe chi contattare. 

Il poliziotto constatata la buona fede della ragazza la invita a entrare in casa dell’uomo e insieme si mettono alla ricerca del suo telefonino.

L’anziano signore non possiede un cellulare e non ha nessun parente da informare. 

Sul comò della camera da letto, custodita da una cornice argentata, è postata la fotografia di una bella donna ritratta insieme a un giovane ragazzo; un mazzolino di fiori freschi e un lumino spento sono davanti all’immagine.

La scena definisce meglio la triste solitudine dell’uomo e infatti Rossella e l’agente attribuiscono la fotografia alla moglie e forse anche il figlio. 

Rossella è triste e sta invadendo la privacy di quella casa sconosciuta, in cerca di eventuali ragguagli in merito alla vita dell’uomo e dunque apre le stanze, perfettamente in ordine e buie. Una delle tre doveva appartenere al figlio, sul letto è appoggiata una chitarra e in un angolo, un pallone di cuoio.

L’altra è una stanza dalle pareti colorate di rosa ma è vuota, nessun mobile, nessun indizio che potesse indicare a chi fosse appartenuta.   

È l’alba del giorno di Natale, la polizia è andata via, Rossella ha dato le proprie generalità e si è impegnata con loro per fare sistemare al più presto la serratura forzata dai vigili e intanto che gli agenti cercano eventuali parenti, Rossella si offre di occuparsi del suo vicino andando a trovarlo quello stesso giorno in ospedale. 

L’uomo, colpito inizialmente da un lieve malore si era accasciato per terra incapace di rialzarsi e urlare aiuto. Con le ultime forze, prima di perdere i sensi a causa del sopraggiungere dell’ictus, era riuscito a buttare per terra il lume accanto a lui ed era stato proprio quel rumore a insospettire Rossella.

È un uomo solo, si chiama Riccardo e ha da poco compiuto settantanove anni. 

Un tempo la sua famiglia era composta da moglie e un figlio, morti a seguito di un incidente stradale. Lui era alla guida dell’auto.

Non si perdono’ mai per l’accaduto, colpevolizzando per anni la sua anima. Ad essa aveva sottratto la pace necessaria per continuare a vivere, rimanendo in balìa della sofferenza e della solitudine perenne.

O almeno questo è quanto le fu raccontato quello stesso pomeriggio dalla vicina del secondo piano a cui Rossella aveva bussato per avere notizie, sperando lo conoscesse meglio. 

Ma ad un certo punto il dirimpettaio della porta accanto, allarmato dal chiacchierio sul pianerottolo,  apre la porta e interviene curioso. Quest’ultimo, essendo il condomino più anziano del palazzo, conosce bene Riccardo e dunque chi meglio di lui poteva fornire maggiori informazioni? Rossella deve scoprire chi contattare, anche un lontano nipote sarebbe stato utile.

L’anziano signore racconta che il suo amico Riccardo non ha più nessuno e si commuove alla notizia di saperlo in ospedale. Svela altri particolari sconosciuti a molti, del terribile incidente, quello in cui persero la vita la moglie e il figlio e non per causa di Riccardo bensì di Marilena, la figlia maggiore. 

Fresca di patente aveva accompagnato la madre e il fratello per una visita medica del ragazzo che un mese prima dell’incidente, giocando a pallone, si era fratturato una gamba e quel giorno avrebbero dovuto togliere il gesso. 

Marilena aveva preso l’auto del padre e distrattamente non si era fermata all’incrocio. L’ impatto con un furgone in arrivo a velocità sostenuta fu terribile; lei e il conducente del mezzo riuscirono a salvarsi mentre la madre e il fratello perirono a distanza di poche ore l’uno dall’altra. Riccardo dovette seppellire la sua famiglia e assistere la figlia in ospedale per più di due mesi a causa delle lesioni riportate. 

La ragazza non si diede mai pace per l’accaduto e cominciò a fare abuso di alcool e strane sostanze. Era un continuo litigare con il padre fino a quando un pomeriggio sbatté la porta e andò via facendo perdere le tracce. 

Da allora sono trascorsi quasi trent’anni di dolore per Riccardo che ha sempre vissuto nell’attesa della morte per potersi ricongiungere con i suoi cari. Apatico e demotivato, dopo essere andato in pensione non frequentava mai nessuno, usciva al mattino per comprare il pane e il giornale e poi rientrava a casa per riuscire nel pomeriggio e recarsi in chiesa. 

Ogni giorno scandiva il tempo con le stesse esperienze e non ne cercava altre.

Rossella è allibita dal triste racconto, non si dà pace e chiede come poter fare per avere maggiori notizie di Marilena. L’uomo abbassa lo sguardo come se non volesse più parlare della vicenda e chiama la figlia che in quell’istante è in visita dal padre e sta rassettando l’abitazione.

La donna, chiamata dall’anziano genitore a dare informazioni su Marilena, raggiunge il pianerottolo allarmata. 

È sulla cinquantina e alla vista di Rossella mostra stupore fissandola come avesse visto un fantasma. 

Rossella non comprende lo strano sguardo e torna alla sua mente la stessa scena vissuta con il signor Riccardo, vedendola la prima volta sull’uscio di casa. 

Rossella è curiosa e chiede alla donna se il suo aspetto le ricordasse qualcuno. La donna si scusa e la fa entrare in salotto.

Apre un cassetto ed estrae un vecchio album di fotografie. 

Mostra quella di una ragazza dal volto irregolare, le labbra sottili e la carnagione chiara. L’azzurro degli occhi spicca con meraviglia. Rossella osserva la foto e stavolta è lei a sgranare gli occhi, come se in quell’immagine si riconoscesse. Ammette la somiglianza con la ragazza in foto e chiede notizie.

E’ stata una sua compagna di classe e anche amica carissima, esclama la donna. È Marilena da giovane.

Ecco perché Riccardo la guardava stranamente, pensa Rossella: le ricordava la figlia! La persona che l’aveva abbandonato dopo averlo derubato di tutto, i ricordi d’oro della moglie e i denari che teneva nascosti in casa. 

Rossella è disarmata dalle notizie su Marilena. La ragazza aveva distrutto la sua vita con il senso di colpa per l’incidente della madre e del fratello. Il padre l’aveva sempre protetta dal dolore ma non era stato capace di strapparla alla droga.

Marilena infatti era scappata di casa e viveva nei pressi della stazione con gli altri tossicodipendenti. I parenti si erano allontanati e non solo da Marilena da cui erano stati  persino derubati in casa ma anche da Riccardo che la difendeva.

Fino a quando una gelida mattina, fu ritrovata cadavere ai bordi della strada sotto il nevischio e le ultime foglie  caduche. Aveva appena compiuto ventitré anni. Il padre pagò il funerale ma non volle prenderne parte e mai comunicò la brutta fine della figlia, quella che amava tanto a cui non perdonò di averlo lasciato solo. 

Da quel giorno Riccardo smise di vivere pienamente la sua vita. 

Rossella non è mai stata così triste, lascia cadere le lacrime senza riuscire a fermarle. Chiede dove fosse stata sepolta e le viene indicato il luogo. 

È  domenica mattina e Rossella ha portato fiori freschi sulla tomba della famiglia di Riccardo, l’uomo burbero, arido, affetto dal dolore cronico e dall’avidità infelice,  al punto da non condividere più neanche una semplice gentilezza.

Riccardo dopo essere stato dimesso dall’ospedale non più autosufficiente, non avendo nessuno che potesse decidere per lui è stato affidato agli assistenti sociali e collocato presso una struttura sanitaria gestita dal comune.

Ogni sera Rossella, dopo il lavoro e prima di rientrare a casa, passa dal signor Riccardo, gli porta un piccolo dolcetto e si assicura che venga trattato bene. Gli infermieri lo accudiscono con molta tenerezza e fanno riferimento a Rossella per la qualsiasi cosa.

Sono passati due anni Riccardo è ancora sulla sedia a rotelle ma ha migliorato il linguaggio anche se non sempre riesce a comprendere ciò che gli chiedono.

Rossella lo ha adottato come “nonnino” e lui aspetta il pomeriggio per rivederla, come fosse l’affetto di sempre o semplicemente lo avesse ritrovato.

Rossella accarezza spesso il volto dell’uomo che non ha più nulla di burbero. Lo abbraccia e con il beneficio del calore e delle attenzioni, riescono tutti a farlo sentire bene. 

Lui la guarda e teneramente sorride, poi, con le mani tremule e aggrinzite dal tempo cerca quelle della ragazza, le stringe fra le sue con le ultime e blande forze e …distrattamente qualche volta piange.

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