Chi non ha mai indossato uno dei tanti capi colorati a marchio “Benetton”? Era il 1965 quando Luciano Benetton assieme ai fratelli mette su l’azienda tessile e da quell’anno tutto è per lui un accrescere successi.
Uomo d’affari parecchio astuto porta alla chiusura persino il concorrente più temuto di quegli anni “Fiorucci” che come brand fece storia nel settore del jeans.
Luciano Benetton alla veneranda età dei suoi ottantantacinque anni, gode dei profitti seminati fin da giovane e infatti è stilato nella classifica degli uomini più ricchi del pianeta.
Il finissimo fiuto per gli affari lo porta a stringere amicizie e collaborazioni influenti per l’ascesa al potere e anche originali: Oliviero Toscani è uno di questi.
Attraverso l’ingegno artistico dell’uomo, il brand viene lanciato in tutti i Paesi.
Il mondo colorato dai Benetton è coinvolgente e molto considerato dai giovani. Non si veste più “alla marinara” bensì Benetton.
A volte i messaggi forti lanciati attraverso i cartelloni pubblicitari fanno discutere, ma la popolarità del marchio aumenta visibilità e anche i profitti del suo creatore, motivato dalla sola intenzione di espandersi.
Amante del mondo sportivo, Benetton firma il basket e in seguito approda in Formula Uno con la devozione di mister “io sono” ovvero, l’ing. Briatore!
Luciano Benetton e i fratelli sono solo a metà della loro scalata al successo. Comprano di tutto e ovunque e fondano varie società, diversificando così i loro profitti.
“I soldi chiamano soldi “: questo è il mantra e poco importa se spesso l’astuzia appanna il modo di farli. La popolazione, quella che “puzza di scarso ingegno”, come afferma Briatore, se non è destinata a fare i “pidocchi”, muore nel crollo dei ponti, gestiti da chi di ingegno ne ha avuto parecchio e pertanto ha fatto i soldi.
I Benetton si impegnano anche nel sociale, vantano importanti “scopi culturali e umanitari” e le loro quotazioni salgono ancora fino a soddisfare il fiuto infallibile di spingersi oltre, puntando alla falsa ideologia in cui crede ancora il popolo onesto: la politica!
Quella che da più di trent’anni è alla mercé dei propri interessi e vanta alleanze solo per acquisire potere, possibilmente con i ricchi “capaci” di intrufolarsi al suo interno fino a dettare legge e non certo per “migliorare il Paese”!
Tutto viene privatizzato, anche la politica!
Ora… mi chiedo: se già prima della massiccia privatizzazione le cose funzionavano poco, come mai con l’intrusione dei “ricconi capaci” funzionano ancora meno?
Forse perché la materia prima, ossia l’onestà, è solo un atavico ricordo e risale al tempo del “Presidente” dal paltò con il colletto rivoltato?
Sono cresciuta sentendo i cittadini delusi accusare lo Stato considerato inefficiente e “ladrone”.
E sto invecchiando… sentendo ancora lo stesso vociare!
Il mio Stato appartiene a me e agli italiani onesti e crediamo ancora nella forza della comunità, se solo le direttive emanate fossero meno “sporcate” dagli interessi di chi, alla “chetichella” manovra e ricatta con il potere del soldo, mandando tutto alla deriva, soprattutto la dignità e non dà nessun buono esempio.
Se gli altri governi si permettono di deriderci e urlare “niente aiuti agli italiani” e ci beffeggiano anche, forse non hanno tutti i torti!
Cosa abbiamo dimostrato di essere da più di trent’anni?
Governanti che aspirano a essere tali, anche per una sola legislatura, per assicurarsi il vitalizio perenne, i privilegi del potere e le agevolazioni a vita destinati persino ai congiunti; società truffaldine che operano nel settore dell’immigrazione, dedite a fare “scarpetta” nel piatto del denaro pubblico e tutto quel che di aberrante sappiamo tutti.
Come ad esempio gli stipendi da fame per i professionisti seri, mentre i manager incompetenti, non solo si arricchiscono, ma vengono anche lodati e mandati in pensioni con premi milionari, con i sindacalisti che poco definiscono il loro ruolo al servizio del lavoratore e ciò nonostante si atteggiano a “VIP”…
La sanità è al collasso ma rifiutiamo i soldi del MES, dicono: “per non tartassare la popolazione con altre tasse” o forse perché per spenderli dovremmo dare “troppe spiegazioni”?
Certo, nessuno Stato li ha ancora richiesti poiché con le loro forze stanno combattendo il coronavirus, ma il nostro è un Paese governato da gente “altruista” pertanto dà agli immigrati ciò che spetterebbe agli italiani, compra monopattini e biciclette anziché migliorare la viabilità cittadina, abbatte alberi secolari perchè ckme a Roma non sa manutenerli, elargisce sussidi al posto di creare il lavoro, manda al macero la nostra buona agricoltura e accoglie i prodotti dall’estero, trasforma le scuole in aziende, peraltro mediocri, e per tenere buona la massa, firma decreti di “urgente spesa pubblica” che poi blocca con la burocrazia, quella che sta portando al declino i piccoli imprenditori, soffocati dalle multinazionali e dal sistema bancario.
Certo l’infinito escamotage burocratico dovrebbe servire a tutelare il denaro pubblico, invece, guarda caso, si percepisce più la tutela della frode e dei responsabili di ogni nefandezza.
E mentre governo e opposizione giocano a staffetta per contendersi lo “scettro” del comando, la lista delle inefficienze cresce spudoratamente.
E… ancora non “soffriamo” contestualmente già abbastanza per il giudizio negativo che abbiamo all’estero?
Una “Nazione di corrotti e mafiosi”, ecco la nostra “etichetta”!
Chiedo arrabbiata: l’orgoglio nazionale è rimasto solo all’ascolto dell’inno di Mameli all’apertura dei campionati di calcio? E allora a quando l’inno alla Nazione che farà la differenza finalmente positiva?
E mentre i vari “Benetton” acquisiscono il potere di gestire malamente strutture che altresì dovrebbero essere controllate da uno Stato SANO, le città si allagano durante le alluvioni, i ponti crollano e le autostrade sono sempre più impercorribili a causa di una latente manodopera, seppur pagata dalle tasche dei cittadini attraverso i pedaggi autostradali, sempre più cari, soprattutto quelle gestite dalle società dei “privati”, fermo restando che non assolvo dalle critiche neanche quelle sotto il controllo dell’Anas!
Ciò nonostante nello sfacelo totale creato dal malcostume dei “capaci”, noi miseri e tapini non abbiamo sconti per vivere e ancora meno per comprare a prezzo stracciato a fronte dei palazzi nel cuore di Roma che però vestiamo con “i colori del mondo”… Sai che soddisfazione?