Lei è Aurora ha 13 anni e ha appena telefonato ai carabinieri per denunciare il padre.

Trema ancora Aurora e tiene il telefono stretto fra le mani e intanto prega. 

Si è chiusa in bagno con il fratello più piccolo a cui ha chiesto di tappare le orecchie con le sue stesse manine e spera così di proteggerlo dal rumore e la vista del terrore. 

Lui ha solo cinque anni e non deve sentire il grido di dolore della madre mentre piangen supplicando il marito violento di smettere lo sfogo furioso su di lei. 

Sono attimi terribili, Aurora è tentata di uscire dalla stanza per correre in difesa della genitrice ma sa che non deve aprire la porta quando suo padre sfoga sulla moglie tutta la sua frustrazione. 

La madre è sempre stata determinata sul da farsi e lei deve obbedire perché altro non potrebbe fare o almeno così era stato prima di quell’ ennesimo episodio di assurda violenza e distruzione della morale, avvenuta per opera di chi avrebbe dovuto proteggerli.

Il padre ha il vizio del gioco e non solo quello con le “macchinette” ubicate nei vari bar. Quando perde parecchio denaro comincia a bere per fare poi ritorno a casa ubriaco e cattivo, proprio come avvenne quella sera.

Lo avevano aspettato seduti attorno al tavolo per il consueto pasto serale e alla fine, anche quella volta, avevano preferito cenare da soli. 

Il capofamiglia, in quei momenti sottratti al benessere della sua casa, ha altro da fare: deve sfidare la sorte della misera vita che si è costruito e come immediata scappatoia insegue il sogno della dea bendata che mai si è curata di lui.

Lui è un operaio ma avrebbe voluto fare altro, magari emigrando in Germania, come spesso aveva dichiarato, se quella notte di amore giovane e immaturo non si fosse rivelata fatidica e non avesse condizionato il suo futuro, quello che da lì a poco lo avrebbe decretato padre.

Le nozze, imposte dai genitori, furono celebrate poco tempo dopo la notizia della gravidanza nonostante la scarsa convinzione dei ragazzi. E si sa che ciò che non è veramente voluto alla fine è destinato a fallire!

L’uomo, con la nascita di Aurora, era passato repentinamente dalla sottomissione di figlio al sacrificio e al dovere di padre, ma non essendo ancora responsabilizzato al ruolo di capofamiglia, rivelò fin da subito un costante malcontento che presto assunse il volto della frustrazione.

Nei vizi trovò l’evasione dagli obblighi a cui non volle mai sottoporsi e così facendo annullò le probabili virtù. 

Aurora, intanto, cresceva fra le cure amorevoli della giovane madre e le recriminazioni urlate dal padre. Quest’ultimo, riteneva la moglie responsabile del fallimento della sua giovinezza e ben presto, l’insoddisfazione dell’uomo divenne aggressiva fino a sfociare nella violenza non più solo verbale.

A nulla servirono i tentativi dei parenti per cercare di placare l’ira dell’uomo, sempre più depresso e infastidito da tutto.

Quando poi seppe che la moglie era in attesa del secondo figlio, la massacrò di botte e la minacciò di morte se lo avesse denunciato.

Aurora comprese ben presto la differenza fra la spensieratezza manifestata dalle compagne di classe e la sua infanzia, minata sempre più dal terrore di ritornare a casa e vedere la madre, stesa per terra, morta.

Era una bambina triste, giudicata introversa, e seppur studiosa, nessuno immaginava il pesante fardello emotivo che non sempre Aurora riusciva a sopportare.

E infatti capitava a volte che piangesse per un nonnulla e allora preferiva isolarsi dagli altri compagni, definiti “diversi”, per dedicarsi al disegno di luoghi magici ma dai colori scuri che invadevano la sua mente seppur carica di speranze.

Quando nacque il fratellino si prese cura di lui e alleviò la madre nelle faccende domestiche. 

Era già una donnina capace di proteggere chi amava, come avvenne quella sera, quando afferrò in un istante il telefono del padre e corse a chiudersi in bagno con il fratello, mentre l’uomo sbatteva per terra il piatto con la cena non gradita e ancora una volta si avventava sulla moglie con la solita violenza, dal risvolto amaro e doloroso per tutti.

Fu allora che Aurora con una determinazione mai avuta, digitò il numero dei carabinieri, disse che il padre era un uomo cattivo e picchiava la madre da sempre e aggiunse che se non fossero intervenuti in tempo, quella sarebbe stata l’ultima volta. 

È così fu!

Aurora, suo fratello e la madre vivono ancora oggi in una località protetta.

La violenza è finalmente un brutto ricordo e Aurora disegna adesso solo arcobaleni.

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