Lei è Sofia ha quasi diciassette anni e ha appena raccontato una bugia alla madre.

È sabato pomeriggio, Sofia ha indossato il vestito nuovo, ha messo un filo di lucidalabbra e tiene in mano un libro. Deve andare a studiare dalla compagna di classe per l’ ultima interrogazione, prima della chiusura dell’anno scolastico.

Lo dice convinta, senza fare trapelare la felicità per l’incontro che avverrà da lì a poco con l’uomo che, da qualche mese, le sta facendo battere il cuore. È più grande di lei di ben otto anni ed è un poliziotto. 

La madre, ignara dell’ appuntamento della figlia,  acconsente a farla uscire ma non le permette di rientrare oltre le diciannove.

Sofia la tranquillizza, sorride, bacia la mamma e si allontana contenta. Il bel ragazzotto attende il suo arrivo a bordo dell’auto, all’angolo della strada. Sofia sale frettolosamente, spera di non essere stata vista da nessun conoscente. Non vuole che la madre scopra la relazione, attraverso un banale pettegolezzo. 

Sofia deve studiare, non può permettersi distrazioni amorose, non prima di aver conseguito il diploma. I patti in famiglia sono chiari e lei li rispetta e, quando si innamora senza neanche volerlo, usa la bugia per non deludere i genitori né il suo trepidante cuore.

È un pomeriggio assolato di una calda primavera e l’estate è già nell’aria. DaIla scogliera il mare appare calmo, disteso e invita a nuotare.

I due ragazzi parcheggiano l’auto, scavalcano il guardrails e si inerpicano fra gli scogli, fino a raggiungere la piccola insenatura e lì si accovacciano. Si lasciano andare a tenere effusioni e romantici baci nella cornice di uno splendido tramonto appena iniziato, quando un rumore di passi li desta. 

Chi ancora potrebbe conoscere quel posticino silenzioso nascosto fra gli scogli? 

Sofia sgrana gli occhi, turbata alla vista dei tre ragazzotti intenti a guardare la coppietta appartata, chissà da quanto tempo. Scaltri come saette, ancora prima che il fidanzato potesse prevedere la loro invasione, i tre, raggiungono e braccano gli innamorati, immobilizzandoli con la forza.

Volano offese nei riguardi del poliziotto a quanto pare conosciuto. Lo insultano, gli  urlano di essere uno “sporco sbirro”  in compagnia di una “puttanella”.

L’ uomo si alza in piedi e cerca di reagire ma viene colpito violentemente con pugni e calci fino a farlo cadere.

Sofia è terrorizzata, l’altro delinquente si è avventato su di lei. Il cuore della ragazza batte all’impazzata. Comincia a urlare e lotta con tutte le forze ma non riesce a svincolarsi da quelle braccia possenti che la tengono inchiodata ai sassi, incapace di proteggersi. La rabbia esaspera la paura e la forza aumenta incredibilmente. Con l’uso degli arti inferiori, in difesa del corpo illibato, Sofia, cerca di fare cadere dagli scogli uno dei due aggressori, mentre il terzo ha immobilizzato il fidanzato e lo sta colpendo.

La ragazza riesce a spingerlo con il piede e a farlo barcollare, mentre con le unghie graffia il volto dell’altro incattivendolo di più fino a ricevere quel violento pugno al volto che mette fine alla lotta. Sofia sbatte il capo e sviene.

Si risveglia sulla lettiga di un ospedale. Non comprende e non ricorda nulla. Avverte dolore lancinante all’occhio destro, alla testa e al ventre.

La madre è al suo fianco e piange. Sofia intravede i due poliziotti, le stanno facendo delle domande e di colpo ricorda tutto. 

Gira il capo dall’altra parte, soffoca le lacrime troppo amare e dolorose e giura vendetta. 

Sofia riporta varie fratture in tutto il corpo, subisce l’asportazione della milza, la rottura del cristallino e il distacco della retina. Trascorre un intero anno di ricoveri ospedalieri, si reca persino a Barcellona per la ricostruzione del lenticolo artificiale e il trapianto della cornea. Per anni è costretta a portare una benda all’occhio, ciò nonostante, riesce faticosamente a conseguire il diploma. 
 
Sofia tocca alte sfere di orgoglio con il superamento del concorso indetto dalla Polizia di Stato ed entra a farne parte. Viene assegnata alla sezione dei “falchi” e dopo un periodo di duro addestramento le affidano la scorta di un personaggio importante.
 
È tarda sera, Sofia e il collega, sono ancora in servizio davanti all’ingresso di un locale notturno. Indossano abiti borghesi e aspettano che il  loro “protetto” concluda la serata.

Fa caldo e i due colleghi si concedono una bibita fresca. Sofia esce dall’auto di servizio per sgranchirsi le gambe e fumare una sigaretta, quando inavvertitamente viene strattonata.

L’uomo non è solo uno sbadato frettoloso ma anche un cafone e le urla infastidito di fare attenzione. 
Sofia lo guarda e in meno di un secondo rimane pietrificata, riconosce la voce e nonostante il buio, anche il volto. 

Sente il cuore batterle forte. E’ impedita nel camminare ma quell’uomo non deve sfuggirgli ancora e decide di seguirlo. Supera l’auto di servizio, il collega la osserva dal vetro e la vede entrare nel locale. Sofia è turbata e giustifica il gesto con l’esigenza di essere stata in bagno.

Quella notte Sofia non dorme e rivede ogni attimo della tragedia accaduta cinque anni prima e mai dimenticata. Non piange, non lo ha più fatto da allora.

Al mattino presto è già in ufficio. Chiama il collega, suo migliore amico e un tempo fidanzati.
 
Sofia aveva interrotto la loro storia d’amore subito dopo la triste vicenda e quel sentimento, soffocato dal terribile ricordo, era stato trasformato in amicizia sincera.
 
“Li ho trovati”  gli confida superba al telefono e chiede di essere raggiunta nel suo ufficio. L’uomo ascolta la collega e mentalmente ritorna a quel giorno violento. Si sofferma all’attimo più atroce e rivive lo stesso dolore e la stessa frustrazione vissuta all’epoca, per non averla saputa proteggere.

Gli era stato impedito, gli avevano sparato alle gambe, mentre a turno, violentavano Sofia costringendolo a guardare con occhi pieni di lacrime e disperazione. I tre la colpirono più volte per indurla a rimanere incosciente, durante il loro abuso, fino a spaccarle irremidiabilmente  l’occhio. 

Erano stati salvati grazie alle urla dell’ uomo stesso, ormai incapace di muoversi. Gridando aiuto, con le poche forze rimaste, aveva attirato l’attenzione di chi, fortunatamente per loro, era appena sceso dall’auto, parcheggiata sul bordo della strada a ridosso degli scogli e da lì intravedeva malamente la piccola insenatura nascosta.

I tre delinquenti non erano mai stati identificati e per anni le indagini non avevano avuto nessun esito. 

Sofia non si era mai rassegnata e quella sera, casualmente ne aveva incontrato uno e lo aveva riconosciuto. 
Era riuscita a seguirlo fino all’entrata del ristorante. Lo aveva visto sedere al tavolo in compagnia di altri uomini. Li aveva scrutati tutti, fissando i loro volti nella mente. Aveva messo a tacere la rabbia ma non la vendetta.

I due visionano le fotografie dei pregiudicati schedati . Sofia ne riconosce uno. La sera precedente quest’ultimo era seduto al tavolo con il carnefice incontrato. È un pregiudicato, condannato più volte per traffico di droga e prostituzione.

Si guardano e iniziano a pianificare la trappola. Hanno un solo indizio, quel volto e da lui partono.
 
Seguono lunghi mesi di controlli, pedinamenti e intercettazioni. Sofia e l’ex fidanzato, senza neanche prevederlo, scoprono qualcosa di grosso. Le indagini, partite inizialmente per incastrare i tre delinquenti, portano allo scoperto una grossa organizzazione che opera nel giro della droga.

L’inchiesta assume altre forme e non è più solo la “vendetta” di due ex innamorati. Adesso appartiene alla polizia di Stato, impegnata a scoprire un importante traffico di illeciti.

Sofia prende coraggio, respira intensamente e bussa alla porta, chiede di aprire per la consegna del “pacco speciale”. E lì,  in quel covo obsoleto al primo piano di uno stabile fatiscente e abbandonato, sei trafficanti di spicco sono in attesa della consegna di un notevole carico di droga attraverso altri complici appena arrestati.

La porta si apre poco dopo e sull’uscio appare una giovane ragazza seminuda e scompigliata.

I poliziotti, presenti all’ operazione,  sono tanti e tutti dotati di passamontagna per non essere riconosciuti. Uno blocca repentinamente la giovane, le vieta di urlare mentre gli altri colleghi armati, invadono la casa. 

Fra i presenti anche i tre stupratori, intenti a selezionare quantitativi di droga nei vari sacchetti.

L’ ispettore capo fa portare via tutti, eccetto i tre uomini, ora disarmati e ammanettati. Sofia toglie il passamontagna, vuole essere riconosciuta e li guarda intensamente negli occhi. Li beffeggia con lo sguardo carico di odio. I tre la fissano e ricordano. Ridono di rabbia e  minacciano di fargliela pagare ancora. 

“Attenti alle belve”  dice  Sofia,  “devono avere un trattamento molto speciale e deve durare parecchi anni”.

Vengono condannati per i reati commessi: traffico di droga, prostituzione, estorsione, tentato omicidio ai danni di un poliziotto e violenza minorile.

Sofia non nasconde più il volto dalla lunga frangia e la ferita ha finalmente trovato pace. 

Vive in Francia con il marito e le due figlie, non è più in Polizia, vuole fare la mamma a tempo pieno.

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