Lei è Vittoria ed è ancora un acerba giovinetta quando per l’ultima volta accompagna la madre a Parigi presso l’ospedale di ricerca oncologica. Il padre deve pensare a mantenere attiva l’azienda soprattutto per adempiere alle costose cure della moglie malata da anni.
Vittoria assolve alla responsabilità richiesta dal genitore e con prematura saggezza si fa carico di trasportare la madre nel perigrinare dei viaggi in Francia, accudirla durante la fase della chemioterapia e proteggerla da tutto.
È l’ultimo dell’anno e a Parigi nevica. La madre ha ceduto alla tregua dello straziante vomito e adesso dorme sfinita. Vittoria la guarda con amore, le accarezza la fronte delicatamente e le rimbocca le coperte come fosse lei la sua bambina. Sospira e con animo fiducioso allontana i pensieri alimentati dalla paura di perderla.Sommessamente e a mani giunte si avvicina alla finestra della stanza e dall’alto del quinto piano dell’ imponente edificio osserva i fiocchi di neve fluttuare nel cielo fosco per poi adagiarsi sugli alberi del viale imbiancato. Si commuove alla vista e ha voglia di piangere.
L’ infermiera entra in quell’istante e comunica alla ragazza l’arrivo degli esami della paziente e dunque l’immediato colloquio con il medico.
Vittoria si agita, la paura si rinnova ma sa che non deve assecondare l’inquietudine e nello sguardo assopito della madre trova il coraggio necessario. L’oncologo la riceve e la invita a sedersi chiedendo se necessita di traduttori. Vittoria rinuncia, parla e comprende bene la lingua francese.
Monsieur Chavalier annuisce, è imbarazzato e appare restio a parlare. Afferra la stilo, la stringe fra le dita e concentra l’attenzione sugli esami clinici. Vittoria osserva il gesto e avverte la tensione aumentare.
Il medico sposta lo sguardo dai fogli, schiarisce la voce e commenta la diagnosi. In tutti quegli anni di cure, controlli e ancora terapie innovative ha fatto il possibile per salvare la giovane madre ma adesso è costretto ad arrendersi.
Le metastasi della donna si sono triplicate invadendendone il corpo al punto da non lasciare più speranze.
Vittoria rimane in silenzio e lascia cadere le lacrime. L’infermiera le accarezza la spalla e il medico, nel gesto di mordere le labbra carnose, evita di cedere alla commozione e al fallimento…
Vittoria sente il cuore scavalcare lo sterno e soffocare la gola.
Respira profondamente e chiede quanto tempo ancora potrà godere degli occhi belli della sua mamma. Monsieur Chavalier posa le mani sulla scrivania e pur non volendo, azzarda la previsione.
Vittoria lo prega di fornirle un finto appuntamento da mostrare alla madre per non farla insospettire, lui comprende e scrive. Porge il foglio alla ragazza e firma le dimissioni della paziente.
Vittoria ringrazia e accoglie la mano del medico nelle sue ancora tremule. Abbassa lo sguardo in lacrime e si avvia lungo il corridoio.
Sapeva che quello sarebbe stato il finale l’avevano avvertita anche al “Centro Tumore” di Milano ma lei credeva nei miracoli.
Si rifugia nella toilette dell’ospedale, rinfresca il viso e rientra poco dopo nella camera della madre che adesso è sveglia. Vittoria l’abbraccia, dice di aver parlato con monsieur Chavalier e che fra qualche giorno potranno rientrare in Italia. Non dovrà mai più fare chemioterapia.
La madre sgrana gli occhi alla notizia, esulta di gioia e ritrova persino la forza per tirarsi da sola dalla posizione supina alla spalliera del letto. Chiede speranzosa se è guarita, Vittoria risponde di sì, ha sconfitto il “mostro”.
Esita a credere alle parole della figlia e di colpo diventa sospettosa. Vittoria intuisce, tira fuori i certificati e glieli porge. La donna li legge, lascia sfuggire un urlo di gioia ” è finita” dice e bacia la sua bambina.
Vittoria non regge il momento e trova la scusa per allontanarsi dalla stanza rientrando poco dopo.
La madre ha dinnanzi a se il vassoio della cena e l’ inaspettata notizia le ha messo il buonumore e seppur inappetente mangia le pietanze e parla del futuro. Vacanze da fare con tutta la famiglia, nuovi capi di abbigliamento da acquistare e soprattutto vedere crescere gli amati figli.
Vittoria asseconda la voglia di rinnovamento esternata dalla madre e non tradisce la tristezza in cui è piombata ascoltando progetti che non saranno mai compiuti L’orario di visita è stato ampiamente sforato e Vittoria viene inviata dalle infermiere a uscire dall’ospedale ma lei non vuole, non ha il coraggio di staccarsi dalla madre non quella notte, non alla vigilia del nuovo anno quello che gliela porterà via per sempre.
Abbraccia comunque la madre e quest’ultima ricambia ringraziandola per quello che sta facendo. È commossa e le augura di trascorrere una vigilia serena seppur da sola in un hotel. Le promette di ricambiare quel sacrificio impegnandosi a rendere festosa e senza più lacrime la prossima vigilia, Vittoria sorride e la bacia.
Si avvia verso l’atrio del nosocomio ormai silenzioso e vuoto e chiama il padre dal telefono pubblico. Annuncia ai familiari in attesa di notizie la guarigione della madre e il loro imminente arrivo.
Il padre è commosso esulta al miracolo, la sorellina urla di gioia mentre la nonna materna ringrazia la Madonna e promette pellegrinaggio.
Vittoria soffoca le lacrime amare e chiede perdono a Dio per la bugia…ma è l’ultimo dell’anno e non vuole rendere la sua famiglia ancora più triste. Finge disturbi alla linea telefonica e chiude la cornetta rimanendo lì, nascosta dal distributore delle bevande.Piange e finalmente libera il suo animo.
Manca poco alla mezzanotte e lei, vuole trascorrere con la madre quell’ultima vigilia.Si avvia verso le scale di emergenza, sale i gradini e arriva al quinto piano. Entra furtivamente in reparto e si nasconde nel bagno dei visitatori fino al completamento del giro degli infermieri nelle varie camere dei pazienti. Ode il fermento del personale di turno prepararsi al brindisi del nuovo anno. Vittoria ne approfitta e in un baleno sgaiattola all’ interno della stanza della madre.
È sveglia e alla vista della figlia è stupita. Vittoria la esorta a rimanere in silenzio e si giustifica dicendo che era troppo felice per non festeggiare con lei. La madre sogghigna contenta, approva la trasgressione della figlia e la bacia.
È appena scoccata la mezzanotte e tutti festeggiano e si abbracciano nella speranza di buone nuove di amore e serenità.
Vittoria si allontana dai fratelli, dalla nonna in lacrime e dal padre silenzioso. Si avvia verso il terrazzino, esce fuori al freddo e guarda in alto.
La stella polare è ancora lì e le sta indicando la rotta da seguire con coraggio. Indirizza verso il cielo il bicchiere di plastica con l’aranciata dentro, perpetuando con quel gesto, l’ultimo brindisi fatto con la madre.
Non piange, lei non lo avrebbe voluto.