Il virus mi ha insegnato molte cose, soprattutto a pormi delle domande filosofiche importanti e dandomi le risposte l’ho di fatto sconfitto!
Cosa è più importante per l’uomo? Essere o avere? Darsi da fare oppure campare di illusioni e speranze confidando nel Gratta e Vinci? Amare o vivere nel terrore e nella disperazione? Apparire o essere se stessi?
Vivere in empatia con gli altri oppure isolarsi da tutti salvo poi ritrovarsi da soli a crepare in un ospizio oppure a casa come cani abbandonati? Godere della natura oppure abusarne per poi ritrovarsi a patire nel deserto?
L’Isola di Pasqua, un tempo rigogliosa, un giardino dell’Eden, e di contro la sua fine e il suo abbandono da parte degli abitanti dovrebbero averci insegnato qualcosa. O no?
La gente ormai da tempo, ha sviluppato la concezione dell’ accontentarsi del poco posseduto poiché attribuisce ad esso l’unica certezza “meritata” e ripone nel colpo di fortuna la possibilità immediata di migliorare la propria condizione.
Chi ha un minimo di conoscenza statistica non regala certo allo Stato ulteriore denaro!
Accontentarsi secondo me è sinonimo di tristezza e di incapacità poiché aliena alla frustrazione, non alimenta idee innovative e non fomenta il necessario sacrificio per arrivare ad altre soluzioni che se faticose vengono scartate a priori.
Accusando il “fato” delle contrarietà e sviluppando nei giovani l’assurdo insegnamento che per “essere qualcuno” si deve puntare sul calcio, diventare influencer o tronista! Che pena…