Lei è Agnese, pochi mesi dopo la festosa celebrazione in chiesa, alla presenza dei parenti commossi, il suo matrimonio naufraga nella slealtà del terribile inganno. L’uomo che ama da anni ha una relazione con una donna già coniugata e non interessata a lasciare il facoltoso marito per l’amante.
Agnese scopre casualmente il tradimento e il mondo le crolla addosso con tutta la potenza del dolore ferendola inesorabilmente nell’orgoglio. Non si era mai accorta di nulla e adesso si considera una “stupida”.
Agnese riflette e comprende di non essere in grado di perdonare l’inganno del marito. L’ uomo, tacendo la relazione ancora prima delle nozze, le ha inpedito di decidere del suo futuro, minando senza scrupoli la serenità dell’unione e dei progetti fatti insieme.
Agnese vuole lasciarlo ma scopre di aspettare un figlio. Adesso è smarrita, si accascia sul divano e affonda nei pensieri. È l’alba quando decide che quella creatura concepita nell’illusione di una notte d’amore ha il diritto di crescere nell’unione dei genitori.
Violenta la sua anima, alternando i momenti felici per la dolce attesa, con l’amarezza per il rispetto non avuto. È sola come sempre, accarezza il piccolo ventre appena pronunciato e comprende che quell’amore si è già impossessato della sua anima e delle sua mente.
Mette da parte l’orgoglio, rattoppa la delusione e soffoca le lacrime comunicando al marito fedigrafo di essere in dolce attesa. Agnese non cede alle illusioni, si affida alla sola speranza quella che ancora una volta verrà sporcata dalla slealtà e dalla solitudine infinita.
È il giorno del suo trentanovesimo compleanno come sempre è sola con la sua bambina in braccio. L’ uomo di casa è dall’altra e lei deve continuare a fingere che tutto va bene. Stringe la figlia dormiente accanto a lei nel “lettone” e lascia fluire le lacrime che rigano il suo volto stanco.
È una notte inquieta più del solito, si alza e va in cucina ha sete e vuole bere acqua fresca. Passa lungo il corridoio e nello specchio attaccato alla parete intravede l’immagine di una donna che non riconosce e non le appartiene più… È spenta, triste e invalidata dall’amore essenziale, quello per sé stessa, quello dovuto.
Le lacrime scendono inesorabilmente e diventano amare e inconsolabili. Scatta in lei qualcosa di furente, malvagio e nel buio silenzioso, invoca il coraggio e lo supplica di impossessarsi della sua mente. Agnese vuole ricominciare ad amarsi come non accadeva da anni.
Riempie alcune valigie con tutti gli indumenti del marito, non li piega neanche e non ne ha cura, ha fretta di rivedere la luce e respirare aria pulita. L’ uomo rientra all’alba, Agnese avverte l’ odore nauseabondo dell’altra. Gli indica i borsoni pronti all’ ingresso e gli impone di afferrarli e sparire per sempre da quella casa che non ha mai amato, esortandolo a portare via anche la miseria del suo animo.
Indispettito dall’azione della donna, considerata umiliante e ingiusta, ostacolerà in tutti i modi la richiesta del divorzio da lei avanzata, iniziando una logorroica causa in Tribunale. La bassezza dell’uomo sconfina nella cattiveria totale. Accusa la ex moglie di essere pazza, di destabilizzare la figlia e di metterla contro il padre. Agnese proteggerà la bambina, diventata in quegli anni “oggetto” di contesa e non cederà mai al vittimismo fasullo dell’uomo né alle intimidazioni e ancora meno alle false accuse della controparte, volte a screditarla con le menzogne, per portarle via la figlia.
È sola e comincia a prendere coscienza del suo valore. Affronta con determinazione le innumerevoli difficoltà che presenta il quotidiano e non si abbatte mai. Mantiene e cresce la figlia nel rispetto e nella lealtà verso sé stessa e gli altri, le insegna a pensare con la propria testa e apprezzare e codificare le emozioni. Non ostacola le visite del padre e non sminuisce la sua figura genitoriale, sarà lui stesso a farlo e Agnese lo sa, conosce bene il soggetto privo di dignità e incapace di amare.
L’uomo perde il lavoro e anche l’amante. Si lascia intrappolare dai vizi e affonda nella consapevolezza degli errori commessi. Trova appagamento nella frequentazione di donne che ricambieranno il piacere della prestazione sessuale con una cena fino a quando avrà modo di conoscere l’unica donna disposta a mantenerlo pur di non affrontare la solitudine della notte.
Lui non l’ama e la tradisce spesso ma accetta di convivere con lei. Sfrutta il suo denaro e si fa pagare i debiti accumulati e ancora pretende. Ormai in pugno, cede al ricatto del matrimonio e sposa la donna pur di assicurarsi il denaro.
È un grande giorno, Agnese festeggia la laurea della figlia cresciuta nella dignità e nel valore del sacrificio di uno stipendio modesto e tante ore trascorse a tradurre racconti in lingua francese per arrotondare e onorare a fine mese il mutuo della casa, le utenze e il vitto per lei e la figlia che adesso guarda la madre con ammirazione per quello che le ha permesso di ottenere. Agnese è commossa e mentre incornicia il capo della sua bambina con la corona d’alloro, ringrazia quel coraggio invocato nel cuore di una notte strana…buia!
Sono ancora sole, lo sono sempre state da allora ma è una solitudine diversa non nuoce è “sana” e non lascia spazio ai cattivi ricordi. Agnese e la figlia si abbracciano… Qualcuno a loro insaputa le guarda da lontano e prova pietà per la sua miserabile vita. Il fotografo nel frattempo scatta e immortala anche quell’attimo felice.