Quando i grandi navigatori del passato andavano alla scoperta di nuove terre navigavano a vista senza l’ausilio di strumenti tecnologici. I primi a vederle erano quei marinai che stavano più in alto di tutti, quando arrampicati sugli alberi maestri e quando dotati di binocoli e cannocchiali: erano loro e loro soltanto ad avvistarle e a dare a tutti gli altri il lieto, spesso vitale annuncio tanto atteso: “Terra! Terra! Terra!”
In questo tempo di Covid19 la situazione non è molto diversa da quella. E coloro che tra noi che hanno la capacità di guardare più lontano degli altri sanno già cosa ci attenderà in un futuro a breve, medio e lungo termine: loro vedono cose che noi non possiamo; loro stanno più avanti perchè con lo sguardo e la mente stanno più in alto di noi!
Cosa ci attenderà nel dopo virus? Tra chi vede di fronte a sè soltanto scogli, coste frastagliate, barriere coralline, isole deserte oppure niente altro che l’oceano della disperazione più nera e totale, e chi invece intravede nuove opportunità e possibilità, l’unico fattore in comune a queste due opposte e speculari visioni è che senza un gioco di squadra non ci sarà luce per molti di noi, anzi probabilmente per nessuno.
Abbiamo tutti capito, o almeno avremmo dovuto farlo ma già da tempo che l’egoismo, l’isolamento o l’egocentrismo non portano a null’altro che a solitudine, paure e depressioni, a sconfitte e delusioni, di contro, unirsi con gli altri consente di diventare più forti.
Ma che cosa significa gioco di squadra?
Lo dico usando le parole che Sir Alex Ferguson era solito dire ai ragazzi del Manchester United che allenava negli anni Novanta e che dominavano nel calcio europeo, annoverando tra le proprie fila un gruppetto di ragazzini del vivaio giovanile che lo stesso grande allenatore si era coltivato e aveva cresciuto nel modo migliore.
Giocatori tra i quali Paul Scholes, Ryan Giggs, i fratelli Gary e Phil Neville oltre a David Beckam che, uniti con gli altri veterani, tra i quali il nazionale francese dell’epoca Eric Cantona, vinsero facendo gioco di squadra tutto ciò che calcisticamente parlando una squadra potesse vincere.
Mister Ferguson, classe ’41, che è stato l’allenatore del Manchester United dal 1986 al 2013, diceva ai suoi ragazzi di alzare lo sguardo al cielo e di prendere esempio dagli uccelli migratori. Quelli che partendo dall’Africa passavano su Manchester diretti ancora più a Nord dopo aver già percorso un tragitto di oltre 5.000 chilometri volando in formazione a “V”.
Una formazione che consente all’uccello capofila che si trova al vertice di fare prima da scia agli altri che sono dietro di lui, salvo poi, quando, ormai è stanco, di retrocedere andandosi a posizionare in fondo a una delle due file per potersi riposare e godere lui stesso dell’effetto scia derivante dallo sbattere di ali degli altri che lo precedono in un continuo movimento di interscambio e reciproco sostegno.
A dire che nella vita futura sarà la scia, l’ombra del nostro partner, amica/o, collega o socia/o in affari a proteggerci e a sostenere il nostro cammino verso la vittoria al pari di come la nostra scia e ombra dovrà diventare protezione e sostegno per il cammino di tutti gli altri.
Una vittoria che per noi esseri umani non sarà come per i pennuti la fine della migrazione, o come per i campioni del Manchester quella di alzare un trofeo, ma sarà un domani potenzialmente migliore per tutti, a cominciare dal considere il nostro Paese, l’Europa e il mondo intero la nostra squadra comune!