Se non ci fosse da piangere mi farebbero ridere i mass media televisivi nazionali che millantano di voler difendere il diritto degli italiani ad essere informati correttamente.
Mi fanno ridere (lacrimare) perchè sono loro stessi unitamente ai politici i primi produttori di notizie false, tendenziose e strumentali, seguiti poi dai social che sebbene meno popolari della tivvù sono spesso nocivi in quanto danno spazio e libertà senza regole a chiunque senza distinzioni.
Questi ultimi la chiamano democrazia della rete, io invece la chiamo paradossalmente anarchia e dittatura che genera confusione, caos, e spesso odio eretti a sistema impunibile, incontrastabile e ancor più grave indefinibile.
Ormai i fake, sia istituzionali che in ambiti di informazione, hanno sviluppato una sorta di intelligenza superiore e cadere nei loro tranelli può capitare a chiunque.
Ogni tanto succede anche ai più svegli, agli esperti e ai veterani, ma ai giornalisti seri e onesti non può nè deve accadere mai!
Il consiglio che fornisce ai giornalisti e per effetto di rimbalzo ai fruitori di notizie la Federazione nazionale della stampa per difendere il tuo diritto e il nostro diritto/dovere di informazione e la reputazione dei singoli giornalisti, oltre alla credibilità degli organi di informazione, è di applicare rispetto alle fonti delle notizie, alle interviste e alle ricerche una regola che proviene dal mondo militare e si chiama “OODA”: OSSERVA – ORIENTATI – DECIDI – AGISCI.
Ossia: nel dubbio evitare qualunque possibile messa in giro e/o condivisione di notizie non verificate o comunque non verificabili direttamente.
L’etica e la deontologia professionale sono diventate al giorno d’oggi le prime essenziali virtù del giornalista, contrapposte alla superficialità e all’approssimazione dei fake giornalisti, dei blogger, degli improvvisati e dei leoni da tastiera tanto in voga di questi tempi.
L’etica e la deontologia professionale segnano la differenza tra la dignità dell’informazione e la deriva antidemocratica dovuta alla disinformazione, alla deformazione della realtà e al sensazionalismo.