Non abbiamo parole. Parafrasando le recenti polemiche da parte della Casa internazionale delle donne riguardo una maglietta distribuita dai supermercati Carrefur, a loro avviso offensiva, ci limitiamo solo a considerare che in un Paese dove ogni 72 ore una donna viene uccisa, sono in pochi da una parte ad approcciare il problema in maniera scientifica, mentre dall’altra assai di meno a contestare l’ipocrisia e il cialtronismo della politica e di quei giudici che si dimostrano indegni del ruolo che ricoprono, dal momento che fino ad oggi non hanno risolto un bel nulla e non hanno adeguatamente colpito e abbattuto nessuno dei colpevoli.

Vedi ad esempio il caso del marito di Brescia che reo confesso e sebbene condannato per tentato duplice omicidio della moglie e della figlia, dopo aver patteggiato miseri quattro anni e sei mesi, è potuto tranquillamente tornare a stare nella casa in cui il reato era stato compiuto, separato dalle sue vittime solo da un solaio..

Continuiamo allora a interrogarci su quali sono sia le origini che gli incentivi istituzionali involontari che non contrastano adeguatamente l’aumento continuo e progressivo della violenza di genere, ma sopratutto proviamo a mettere in campo tutti gli strumenti idonei a prevenire e a colpire, reprimendo già sul nascere e non a tragedie avvenute ogni comportamento criminale.


In quale modo è presto detto: aumentando ai massimi le pene e sopratutto sanzioni pecuniarie. Del resto a mali estremi ci vogliono rimedi altrettanto estremi.

Ma non solo, perchè quando si litiga spesso le colpe sono di ambedue i litiganti. Vorremmo proprio vedere se fosse applicato ad esempio -al pari del Codice della Strada- il concorso di colpa, a dire, parlando di relazioni tra esseri umani: se tu non mi provochi io non reagisco.


Così come ha evidentemente reagito per vendicarsi di qualche torto subito una signora che di recente è stata condannata dal tribunale di Milano che mentendo ha mandato in galera ingiustamente per un anno il suo ex compagno.. O no? St.les-Gi-ses

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