Dopo le bellissime prestazioni e le grandissime emozioni che l’Italia femminile ci ha regalato nel mese di giugno sui campi della Coppa del Mondo, con le vittorie su Australia e Cina e i quarti di finale conquistati e giocati per almeno un tempo alla pari con quelle che poi si laureeranno vice campionesse del Mondo (l’Olanda) si sperava che qualcosa fosse cambiato in Italia e che il calcio femminile fosse finalmente uscito dall’angolo guadagnando pubblico e consensi. Si sperava che a trarne benefici sarebbe stato non solo l’intero movimento, con le battaglie per il professionismo e per l’equità di trattamento e opportunità (non stiamo parlando di parità salariale sia chiaro) che prendevano piede nel dibattito pubblico e sopratutto all’interno di FIGC e Governo, ma anche e sopratutto la Serie A. Un campionato chiamato a fare un passo avanti per avvicinarsi a quelli più importanti del vecchio continente e permettere di diminuire il gap che ancora ci separa dalle altre nazioni.
E invece a quasi un mese dall’eliminazione dell’Italia e a tre settimane dalla fine della competizione iridata ci troviamo a fare i conti con una Serie A a cui mancano ancora due squadre per raggiungere l’organico completo. In questa estate infatti sono venute meno il Mozzanica e il Valpolicella entrambe sedotte e abbandonate da due realtà del calcio maschile come, rispettivamente, Atalanta e ChievoVerona che hanno deciso di togliere l’affiliazione (e di conseguenza i denari) facendo sì che i due club alzassero bandiera bianca e annunciassero il loro addio all’attività sportiva. A fine mese si saprà chi le sostituirà con Pink Bari, Orobica e Ravenna che hanno presentato la richiesta e attendono la decisione degli organi competenti. Il tutto nell’assordante silenzio di FIGC e AIC (se mi sono perso qualcosa chiedo venia) che non hanno detto o fatto nulla per evitare una tale situazione o per proteggere le calciatrici, dilettanti ricordiamolo, rimaste di punto in bianco senza squadra. Silenzio anche di buona parte della stampa che finito il Mondiale è tornata in molti casi a dedicare al massimo qualche trafiletto a quel che succede nel mondo femminile.
Non era certo questo il post Mondiale che ci si attendeva. C’era la speranza che la fiammella accesa delle prestazioni delle Ragazze Mondiali avesse cambiato qualcosa nella mentalità del nostro paese e convinto definitivamente che investire nel calcio femminile era non solo doveroso, ma anche opportuno (sì anche per sfruttare un mercato praticamente vergine perché è inutile nascondersi dietro un dito e negare che sono i soldi a muovere il mondo del calcio a certi livelli). E invece ci troviamo con una Serie A, che prenderà il via a metà settembre, ancora monca e prospettive non incoraggianti dopo il passo indietro di due club professionistici.