Lei ha legato la sua carriera di calciatore soprattutto al Bari e all’Avellino. Come ha vissuto le vicende che hanno portato la squadra pugliese e la squadra Campana contemporaneamente in serie D?
Purtroppo negativa. Io sono molto legato sia a Bari che ad Avellino per i miei trascorsi calcistici. Anche dopo ho iniziato a fare l’attività di procuratore, ho sempre avuto qualche giocatore in tutte e due le squadre perché mi sono trovato bene.
A Bari sono stato cinque anni, ad Avellino sono stato 2 anni. Perciò l’ho vissuta in maniera molto triste nel senso che ho preso atto di una situazione che a Bari erano un po’ di anni che questa situazione si trascinava, però pensavo che con l’avvento di Giancaspro la cosa fosse migliorata, invece è precipitata nel girone di ritorno e praticamente sono andati in fallimento.
Ad Avellino addirittura non pensavo ci fosse una situazione così debitoria, così tragica e forse ad Avellino è stata ancor più una sorpresa. A Bari ripeto erano un paio d’anni dopo che è andato via Vincenzo Matarrese e la situazione piano piano è sempre peggiorata però pensi sempre che una piazza così importante, con un bacino di utenza così importante, con i trascorsi così gloriosi, pensi sempre che la cosa si possa risolvere. Invece negli ultimi anni il calcio, le federazione e le istituzioni hanno messo dei paletti ben precisi e qualcosa è precipitata.
Mi è dispiaciuto molto sia per il Bari che per l’Avellino ed anche per il Cesena perché io sono di Forlì: abitando più vicino, lavorando anche con questa società è stata un’estate brutta per me da un punto di vista professionale.
2) Pensa che De Laurentiis sia la persona giusta per riportare il Bari in categorie più consone al proprio blasone oppure l’operazione è stata secondo lei un’ottima cartina di tornasole per interessi commerciali e pubblicitari visto che De Laurentiis ha già il Napoli?
No, Penso che De Laurentiis abbia tutte le carte in regola per riportare in Bari nel calcio che conta e nel calcio che merita la città e la società, perciò dopo che il presidente abbia unito magari anche un interesse, e questo mi sembra normale, però la persona lo spessore, l’esperienza e il bosone di di De Laurentiis e del Napoli non hanno bisogno sicuramente di presentazioni.
Io credo che Bari già da questo campionato possa sicuramente tornare nei professionisti a giugno e puntare da subito per andare in serie B direttamente nel giro di appunto quest’anno il prossimo anno e poi magari in serie B vedere quello che si può fare.
Però se decidi di prendere il Bari e la sua piazza, devi capire che tutti gli anni devi, a parte in Serie A, lottare vincere e per arrivare il primo perché lo pretende la piazza ed è giusto che sia così.
3) E l’Avellino invece secondo Lei avrà più difficoltà a rientrare nella serie superiori?
Sicuramente ho visto che ha fatto un po’ più di fatica nell’allestire la squadra, perché forse sono partiti in ritardo: fare una squadra nei dilettanti con l’obbligo di giocare con i fuori quota cioè con gli under non è semplice.
L’Avellino con i ricorsi e controricorsi pensava di di rimanere nei professionisti, ma credo poi che alla fine la squadra la stiano o l’abbiano già aggiustata in corsa.
Magari ha avuto e ha un po’ più di difficoltà del Bari ma credo che a maggio anche l’Avellino riuscire ad arrivare primo.
4) Perché il calcio nel meridione d’Italia non è più quello dei suoi tempi di calciatore, visto che le squadre del Sud oggi si fermano a Napoli mentre prima c’erano squadre più blasonate del Sud in Serie A?
Il calcio come la vita, il mondo e la politica è cambiato sicuramente.
Adesso ci sono molti più interesse: ai miei tempi non esistevano le televisioni, nel senso che c’era la RAI e basta adesso ci sono dei contratti importantissimi con Sky e con altre televisioni; ci sono i procuratori che hanno sicuramente un po’ condizionato il mercato; sono cambiati anche le generazioni dei giocatori.
Quando giocavamo noi c’erano dei contratti annuali; adesso il giocatore perlomeno 3 anni di contratto se vai in una squadra li pretende.
Perciò diciamo che è cambiato proprio un po’ l’impostazione. Io non sto dicendo che è cambiata in peggio o in meglio però è cambiata, e ci sono dei valori che secondo me come quello dell’ attaccamento alla maglia un po’ effettivamente vedo facendo anche il lavoro che svolgo si è un po’ attenuato.
Anche ai nostri tempi eravamo professionisti, però adesso il giocatore guarda più al fattore economico che al fattore umano o all’attaccamento alla maglia però anche questo fa parte della società del 2018 non solo nel calcio ma anche nella vita di un professionista, sia se uno fa il medico, se fa l’avvocato, se fa qualsiasi tipo di lavoro dove magari è retribuito meglio e dove ci sono le condizioni migliori vedo che si mettono meno problemi.
5) Lei ora è un procuratore sportivo abbastanza conosciuto nel calcio italiano perché da tanti anni fa questo mestiere. Secondo lei è più facile ora o era più facile all’inizio della sua carriera portare a termine gli affari?
Assolutamente all’inizio della mia carriera, nel senso che c’era chiaramente meno concorrenza e c’era più professionalità.
Questa è una cosa che ho notato: adesso procuratori ce ne sono talmente tanti e poi soprattutto molti non sono preparati da un punto di vista professionale: si buttano per far l’affare e si va alla ricerca di ragazzi giovanissimi, cosa che quando ho iniziato la mia carriera noi andavamo a contattare perlomeno ragazzi che giocavano in primavera ed erano vicine alla prima squadra.
Adesso si va su su su ragazzi del 2004-2005, cioè ci sono delle forzature.
Mi devo adeguare anch’io perché se non ci vado anch’io quando hanno quell’età lì ci vanno altri 10 procuratori perciò anch’io mi metto in fila.
In più ci sono i genitori che adesso giustamente vedono di seguire anche un po’ da vicino ragazzi così giovani perciò ti devi rapportare anche con i genitori e chiaramente quando ci sono più teste da contattare, più teste da far ragionare e da mettere d’accordo c’è più difficoltà.
6) Nella sua scuderia ci sono calciatori di cui sentiremo parlare presto?
Si ci sono diversi ragazzi. Adesso non mi piace fare nomi piuttosto che altri, però sicuramente nell’arco della mia carriera professionale di procuratore sono riuscito a prendere qualche ragazzo giovane o qualche ragazzo che gioca nei dilettanti. A me piace quando si cresce insieme e magari qualcuno arriva anche in Serie A. Credo che quelle sono le vere soddisfazioni di questo lavoro qui.
7) Lei ha avuto anche Nicola Citro tra i suoi assistiti. Perché questo calciatore che ha enormi possibilità tecniche non è riuscito mai a fare il grande salto?
Io ho seguito Nicola Citro dall’Interregionale fino a Frosinone e poi ha cambiato procuratore perché nel nostro mestiere capita anche questo.
E’ un ragazzo che magari è uscito fuori un po’ più tardi del normale perché aveva avuto molte difficoltà.
Poi aveva trovato la persona giusta che potevo essere io: gli ho dato una mano, l’ho portato nei professionisti, poi aveva qualità e lo ha dimostrato. E’ riuscito a fare un po’ di gol anche in Lega Pro e in serie B con il Frosinone.
Adesso è ritornato in serie B però la maturazione di un giocatore è importante secondo me. C’è chi matura prima e chi dopo. C’è chi sfrutta subito l’opportunità e chi invece l’opportunità la sfrutta un po’ più avanti, però rimane il fatto che io avevo intravisto delle qualità tecniche e fisiche e fortunatamente non mi ero sbagliato.
8) E Quale sarà il colpo grosso del mercato di gennaio in Serie A?
Ibrahimovic al Milan
9) E anche lei come un po’ tutta Italia pensa che la Juve ha già vinto il campionato?
Sì se non l’ha vinto a fine novembre lo ha vinto a gennaio, nel senso che credo che sia la squadra più forte e che meriti di vincere tutte le domeniche almeno in campionato ma anche in Champions.
Però parlando del campionato lo dimostra. Ha dei giocatori oltre che essere forti da un punto di vista tecnico, sono forti da un punto tecnico fisico, sono forti da un punto di vista mentale.
E’ una mentalità di società votata tutti nella stessa direzione e credo che in questo momento sia la squadra italiana e la città italiana più forte.
10) Cristiano Ronaldo è stata un’operazione commerciale oppure una grande operazione calcistica da parte della Juventus o tutti e due?
Assolutamente tutti e due: prima della operazione commerciale secondo me la Juventus ha pesato le qualità ancora fisiche e tecniche del giocatore.
Cristiano Ronaldo ha l’esperienza che può dare un giocatore di questo genere soprattutto nelle competizione della Champions dove la Juventus chiaramente quest’anno cercherà di vincere. Perciò dopo Ronaldo si porta dietro un una un fardello nel senso buono di pubblicità e di fans di tutto il mondo. La Juventus ha unito le due cose: inizialmente sembrava una operazione pesantissima dal punto di vista economico (e lo è stata), ma se riuscissero a fine anno a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati con l’acquisto proprio di questo giocatore credo che se lo ripaghino abbondantemente.
A cura di Raffaele La Russa

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