Tutti gli operatori del mondo del calcio sanno quanto sia complesso aggiudicarsi il compito di organizzare un mondiale: un iter di progettazione interminabile, condito da una campagna di promozione pluriennale massiccia e dalla speranza che nessun altra nazione faccia tutto ciò meglio di noi. Qualche volta però neanche il migliore dei progetti riesce a sfangarla, battuto dalle azioni di lobby e dagli scambi di favori che i leader del mondo del calcio si debbono reciprocamente: è il caso dei mondiali che si svolgeranno tra 8 anni in Qatar.
Quando nel 2010 il comitato esecutivo si espresse a favore degli sceicchi, il loro progetto di candidatura non era nulla più che uno scatolone di sabbia colmo di termini come “melting pot culturale” ed incontro tra Oriente ed Occidente: nessuna struttura già esistente, soltanto progetti virtuali e la garanzia dei petrodollari dell’Emirato del Qatar.
Perché tutto ciò ha prevalso sulle candidature concrete e consolidate di superpotenze come USA e Giappone? La risposta sta in un’opera di erosione del consenso iniziata molti anni prima, attuata su più fronti e finalizzata all’ottenimento del mondiale del 2022 come vetrina internazionale di promozione del brand “Qatar”: basterebbe citare i progetti di costruzione di cinque avveniristici centri sportivi nei rispettivi Stati di nascita di cinque membri del Comitato esecutivo, come i quasi 80 milioni di dollari per sanare i debiti del calcio argentino, o ancora ingenti investimenti in Spagna e in Francia. Tutte spese mirate all’incremento del consenso, e la lista potrebbe anche andare avanti.
Oltre ai singoli interessi dei membri del Comitato esecutivo, erano in gioco anche quelli della FIFA e del suo presidente Blatter. Per quanto riguarda quest’ultimo, al Qatar doveva il favore di aver ricevuto il ritiro della candidatura del qatarino Bin Hamman, presidente AFC, dalla corsa alle elezioni di presidente FIFA, proprio nell’Agosto del 2010: «sembra che Blatter abbia ripagato il gesto di Bin Hamman sostenendo la proposta di una Coppa del Mondo in Qatar davanti al Comitato esecutivo». Suggestione confermata dallo stesso Bin Hamman, che in un’intervista a Simon Kuper ammise che «è così che funziona […]: tu aiuti le persone che ti aspetti possano aiutare te» .
Un ultima ed evidente coincidenza è insita in uno dei progetti della candidatura del Qatar, Lusail City, una nuova città che sorgerà sulle dune sabbiose a nord di Doha ed ospiterà 200.000 persone: Il vincitore dell’appalto è la compagnia tedesca Hochtief, controllata dal consorzio spagnolo ACS – in altre parole, dal Presidente del Real Madrid, Florentino Perez» (fonte:www.cronacheinternazionali.com).
In alcuni casi è purtroppo evidente quanto le regole del mercato siano pilotate e condotte dai nuovi ricchi del nostro tempo: se questo è l’andazzo, probabilmente il prossimo mondiale al quale assisteremo nel bel paese sarà “Italia 2100″…sperando di arrivarci!
Daniele Fanciulli