Di Stefano Lesti – Tra le attività umane intese all’incontro e allo scontro leale spicca indubbiamente su tutte lo sport: forma sana di competizione e se vogliamo una vera e propria forma d’arte in quanto espressione stessa delle visioni e ambizioni dell’uomo che si fa tramite tra divinità e umanità affrontando qualunque tipo di sacrificio pur di veder concretizzati le proprie speranze e sogni, sogni che come gli atleti sanno bene si facevano fin già da bambini.
È evidente che la cultura e la pratica sportiva apportino benefici estesi sia per i singoli che per intere società complesse, divenuti un tesoro da custodire e tramandare nello stesso tempo sopratutto al giorno d’oggi in cui siamo precipitati in uno stato comatoso senza ritorno di crisi generale di valori e ideali.
Ma parimenti anche di slanci sopratutto umanistici, quelli che fino agli albori del terzo millennio avevano prodotto, sviluppato e fatto progredire l’intera umanità dopo le sofferenze dovute dalle grandi guerre e dalla contrapposizione tra il blocco occidentale da una parte e di quello sovietico dall’altra.
Oltre alla musica e alla matematica stiamo tutti cercando un nuovo linguaggio universale che possa contribuire a farci sentire forse come non è mai capitato fino a oggi fratelli e non avversari o comunque nemici: nello sport non posso esistere nemici, ma soltanto colleghi, fratelli da battere lealmente seguendo sia le regole fissate dalle federazioni, che quelle naturali improntate sul rispetto reciproco condiviso e convissuto in nome dello sport.
Chissà quanto di buono si potrebbe fare e quanto progresso ancora potremmo tutti raggiungere se applicassimo le logiche e i valori dello sport per sostituirli agli ipocriti quanto immondi pseudo valori della politica, dell’economia e della finanza che attualmente stanno facendo di tutto per condurci a guerre che arricchiscono pochi infami bastardi a fronte della sofferenza di tutti noi allargata alla morte dei bambini.
I bambini che invece di fare sport e crescere sani divertendosi vengono uccisi tutti i giorni da guerre e povertà, da crudeltà e da niente più e meno di criminali contro l’umanità, vittime innocenti che gridano ormai giacenti e silenti non dai campi di papaveri dei soldati martiri di De Andrè e cantati, rimati dai poeti, ma dal cielo contro i loro aguzzini che soltanto le televisioni e i giornalisti collusi col sistema continuano a chiamare “leader” e a ospitare nelle loro fogne di trasmissioni a cui ormai soltanto gli stupidi e gli ignoranti come le capre, i presuntuosi di poter “sapere” e “capire” la vera realtà dai tiggì e i qualunquisti da strapazzo che si ostinano ancora a guardarli danno addirittura (incredibile ma vero) credito..
Meditiamo gente, meditiamo tutti! SL
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