Racconto autobiografico di Stefano Lesti – Seconda parte. Si parlava tra noi del più e del meno quando arrivò anche il ragazzo israeliano.
Ricordo che con la sua figura slanciata e in qualche maniera se vogliamo iconica, spuntò da dietro un roseto, ma sopratutto che invidiai sanamente la sua leggiadra bellezza.
E mentre mi godevo la piacevole sensazione che quel generale contesto mi dava, insieme al profumo di mughetto che emanava da una delle due ragazze il mio spirito quasi si elevò da terra.
Chi come me scrive, vive di emozioni, di profumi e di colori, di sorrisi e di sguardi, ma sopratutto di parole, specialmente quelle che si ascoltano e che talvolta ci suggerisce la nostra voce interiore.
Tante erano allora la mia gioia e la gratitudine al cielo per quell’incanto inaspettato che spontaneamente mi esce fuori di getto senza nemmeno pensare una frase: DIO È IL PIÙ GRANDE, guardate quante cose belle ci ha donato!
Momento di imbarazzo per tutti, tranne che per me che incalzo e come  ispirato recito l’inizio di un salmo, il 22 del re Davide a voce alta fissando tutti negli occhi:
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome”
Al che le ragazze pensano bene di rientrare in casa per continuare a ballare, ma sono ancora tra noi quando il musulmano risponde “Allah Akbar“, che significa: “Dio è il più grande“, seguito dall’israeliano che guardando le stelle sussurra: “Chi è grande come l’Altissimo che ha fatto cielo e terra?
Fu un istante di vera e propria unione fraterna, di comunione spirituale tra l’uomo e l’Eterno, tanto è che tutti e tre glorificavamo unico e solo Dio, padre e madre.
Dopo di che siamo rimasti in silenzio a contemplare quel belvedere e meraviglioso sentirci tra noi amici. Poi andammo in veranda e ci siamo seduti attorno a un tavolo; avevo come la sensazione di stare attraversando un ponte per andare in qualche modo da una parte all’altra del fiume.
Nello scegliere la mia sedia decisi di accomodarmi in quella che dava nella direzione di quel bel giardino colorato che accresceva l’intensità del sentimento pacifico e direi leggiadro che già da un pò aleggiava nell’aria.
Dopo qualche domanda di rito tipo ad esempio: “Stefano, di cosa stai scrivendo di recente?” e “Conosci Tizio, conosci Caio?” ruppi gli indugi:
Se è vero com’è vero che siamo tutti e tre figli dello stesso padre celeste e frutto delle promesse dell’Onnipotente ad Abramo, nostro comune padre nella fede, perchè litighiamo e ci facciamo le guerre?
In cuor mio conoscevo già bene le risposte, non sono WILLY SIGNORI, di FRANCESCO NUTI, ma anche io vengo da lontano, e sopratutto volevo approfittare dell’occasione per confrontarmi e comprendere se fosse poi così tanto realistico sentirci tanto distanti l’uno dall’altro, quasi nemici, così come i governanti e i politicanti, certi mass media e altri demoni che gestiscono il mondo e le nostre vite fanno di tutto per convincerci a pensare, facendosi scudo delle paure che ci suscitano per dividerci e metterci tutti contro tutti, e così continuare a compiere indisturbati ogni malefatta distraendoci sapientemente e sistematicamente dal loro malo agire. SL
FINE SECONDA PARTE

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