Racconto autobiografico di Stefano Lesti – Prima parte. Qualche tempo fa, durante una festa a cui ero andato semplicemente per accompagnare un’amica mi sono trovato coinvolto in una discussione molto interessante sfociata poi in riflessioni importanti.
Non era mia intenzione quella sera e in quel periodo di intenso lavoro stare tra la gente, ma su pressante invito almeno a rimanere per un pò di tempo da parte della mia amica e della gentile padrona di casa non potei non assecondare le richieste, anche se di mala voglia.
Era nel 2008 e in quel periodo stavo lavorando e studiando sodo per la realizzazione di alcuni testi riguardanti la millenaria storia di Ostia, la mia città adottiva, ma sopratutto riguardo temi di carattere religioso e teologico.
Poichè quando scrivo amo la solitudine in cui prolifica e si esprime il mio pensiero che soltanto nel silenzio e nella pace totale diviene fluente come il fiume che va, dopo un’oretta stavo per congedarmi educatamente quando la padrona di casa, a cui la mia amica dato lo sguardo tra il curioso e il percettivo con cui mi fissava aveva evidentemente e lungamente parlato di me, mi presenta a sua volta due suoi amici.
La mia amica Antonella era stilista di moda e la sua compagnia di amici e conoscenti composta da sarti, fotografi, registi, artisti, modelle e modelli del suo ambiente. Uno di questi amici modelli era israeliano, mentre l’altro non me lo disse ma era di religione musulmana.
Ambedue bellissimi ragazzi, passavano il tempo a scherzare tra loro e a ballare con le ragazze presenti che altrettanto stupende e eleganti mi presero quasi per forza per unirmi a loro.
Io che tra le altre passioni amo ballare non ne avevo la minima voglia e cercavo un modo di svignarmela in qualche modo, ma quando una gentil donna mi tirò a sè con un braccio e un sorriso che mai più dimenticherò, non opposi la minima resistenza.
Intanto che la serata andava avanti mi stavo divertendo molto, la musica era quella delle colonne sonore che si sentono alle sfilate di alta moda che al tempo della politica di tanto in tanto mi capitava di andare a vedere.
Da Monica BELLUCCI a Cindy CRAWFORD, a Eva HERZIGOVA, Naomi CAMPBELL, Linda EVANGELISTA, la SCHIFFER e la CHRISTENSEN, insomma il top delle top model degli anni Novanta, erano loro divine bellezze che ogni tanto mi allietavano il tempo libero e gli occhi.
Quando in quei primi anni del Novanta governavo la mia città lavoravo h24 senza pause e interruzioni o distrazioni; ero ligio al dovere e dedito al mandato elettorale ricevuto poco più che ventiduenne dai miei concittadini, ma quando capitava che loro dee sfilassero ad Alta Roma durante le per me ardenti estati romane di quegli anni, facevo di tutto per essere presente davanti a tutto quel pò pò di grazia di Dio, circondato talvolta dalla simpatica e spesso impertinente goliardia di parte della nobiltà romana, anch’essa sempre sul pezzo quando si parla di moda e mondanità, così come attorniato da quelli che chiamano ipocritamente e ignorantemente “V.i.p.” non perchè abbiano mai vinto un Nobel o scoperto la cura per una malattia o un vaccino, ma soltanto perchè li vediamo in televisione.
Memore di quel periodo indimenticabile in cui ora posso dirlo mi capitava spesso di abusare del mio potere politico per entrare ad assistere alle sfilate, (Sono un consigliere del comune di Roma, le autorizzazioni per farvi sfilare le abbiamo concesse noi..), in quell’ambiente ritrovato almeno per una notte mi stavo cominciando a rilassare sul serio e tra un flirt, un ballo, un cocktail e l’altro mi lasciavo andare, serenamente fluire, ed era ora: non si vive di solo lavoro!
Più il tempo passava e tra un paio di ragazze e me si stava creando un bel feeling; tra una battuta e una frase possibilmente acuta e intelligente da buttare lì di tanto in tanto e l’altra arrivai perfino a pensare la qualunque in termini di come sarebbe potuta andare a finire la serata.
Inutile dire: nella mia mente sconvolta da tanta grazia vedevo nitidamente immagini di sesso a tre e di danze del ventre nella mia camera da letto triste e nostalgica, vuota e atrofizzata da eventi, situazioni e immagini dionisiache che cominciarono spontaneamente a battermi nel cervello come la batteria di John Bonham dei LED ZEPPELIN, pace all’anima rock sua!
Poi pian piano però tornai vigile e presente di fronte alla realtà che mi vedeva concentrato soltanto in quello che stavo facendo dei miei scritti e del mio futuro di scrittore.
Mi illudevo di dover sostenere di lì a poco tempo una battaglia interiore tra il senso del dovere che mi richiamava all’ordine e mi riportavava con i piedi ben piantati non per terra, ma sopra di un enorme foglio di carta bianco con un libro in una mano e nell’altra una penna, e la ricerca del piacere che è speculare rispetto alla necessità di periodi di assoluta castità che per me ci vogliono per farmi restare in qualche modo in uno stato di sospensione tra cielo e terra, uno stato di distacco totale dalla materia e dal mio proprio esclusivo essere e sentire che mi permette di scrivere ispirato in qualche modo da quello che io ardisco chiamare in estrema sintesi “Amore universale”.
A un certo punto gli eventi mi vennero incontro, il modello islamico mi invita ad andare in giardino con lui e le due ragazze per guardare il cielo. Era una calda e morbida notte di agosto e il firmamento brillava in tutto il suo splendore.
In assenza della luce lunare e delle luci di Roma i nostri volti erano illuminati da luci colorate blu e gialle, azzurre e verdi che facevano brillare i nostri occhi e volti sorridenti ora di un colore tenue che metteva in evidenza le nostre reciproche espressioni diventate d’incanto più rilassate e sincere. SL
FINE PRIMA PARTE
IMMAGINE: NEXT STOP FRIDAY –  BLOGGER

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