Di STEFANO LESTI e GIUSEPPE SESTO – IL 20 giugno del 2015 si spegneva a Roma, nella sua città adottiva GIULIO GLORIOSO, lanciatore di baseball, nato a Udine il 4 gennaio 1931.
Glorioso, soprannominato Mr. Baseball, è stato e rimane a tutt’oggi il giocatore di baseball più forte del mondo, ma non solo, parliamo infatti di un atleta e dirigente sportivo a cui l’Italia, sportiva e non, deve tanta gratitudine, così come l’intera storia e il mondo del baseball piena e totale ammirazione.
Vinse sette scudetti, ma fu soprattutto il più popolare giocatore, (con Cameroni), di baseball italiano. Faceva parlare di sé anche fuori dal diamante per via di un carattere severo e apparentemente burbero, disse no anche a Brigitte Bardot. I suoi record resistono ancora.
Debutta nel primo campionato italiano con la Lazio a 18 anni, dove vince il primo scudetto in carriera e due anni dopo, nel ’51, ha realizzato la prima no-hit, (partita senza concedere battute valide a un avversario), della storia del baseball italiano.
Dopo una breve esperienza nella “Minor League” con i Cleveland Indians in U.S.A., fa ritorno alla Lazio, fino alla stagione 1958 quando si accasa alla Roma dove giocherà due campionati.
Nel 1961 gioca con la Europhon Milano e nel 1963 milita nel Nettuno Baseball Club per tre stagioni. Nel 1966 gioca nella Tanara Parma e l’anno successivo torna a giocare nella Lazio che più di tutte le altre portava nel cuore.
Mr. Baseball ha esordito nella prima Nazionale contro la Spagna nel ’52, e nel ’60 ha realizzato un’altra no-hit con la maglia azzurra, contro l’Olanda. Ha vestito 68 volte la maglia dell’Italia tra il ’52 e il ’73 ed è stato tra i primi a essere “indotti” nella “Hall of fame” del baseball italiano.
Nel suo albo d’oro sono annoverati oltre agli scudetti, il primo, come abbiamo già detto con la “sua” Lazio nel 1949 e poi nel 1955, un titolo europeo nel 1954 e una Coppa dei campioni con il Nettuno nel 1965.
Vanta tuttora il record di strike out (2.884) e di vittorie (235 contro 83 sconfitte). È stato il miglior lanciatore di sempre del nostro baseball e anche miglior battitore per due volte (287 di media e 45 fuoricampo).
Come dirigente è stato fino al 2001 presidente della SS LAZIO BASEBALL 1949, passata poi nel 2011 a GIUSEPPE SESTO, che nel 2016 gli ha intitolato il nuovo impianto di via Galba, nella sua Roma: ”ARENA GIULIO GLORIOSO”, e nello stesso anno, dopo ben diciassette anni di assenza, nel 2016 ha riportato in serie cadetta la prima società basebalistica nata nella Capitale.
Nel 2004 Glorioso ha anche ricevuto il premio “Le stelle di Roma” in compagnia con grandi nomi del mondo dello sport quali Bruno ZAULI, Adriano PANATTA, Amedeo AMADEI, Nando MARTELLINI, Fulvio BERNARDINI, Giancarlo FISICHELLA.
Che dire oltre? Prestazioni, numeri e soprattutto passione e umanità da capogiro, tanto da suscitare ancora oggi l’invidia sportiva dei sudamericani e degli statunitensi, come dei nipponici, campioni assoluti di questo sport.
Così ricordava il grandissimo Giulio Glorioso a tutti gli sportivi un decano del giornalismo, VINCENZO CERRACCHIO, in quel giorno fatale e triste di tre anni fa:
“Il 31 agosto del 1952 allo stadio Nazionale (poi Flaminio) accorsero in dodicimila. Venghino signori venghino, debutta quello strano sport di mazza e palla (o palla e base, fate voi) che fa impazzire l’America. Già, quella era la nazionale di baseball al suo primo incontro internazionale contro la Spagna. E sulla locandina c’era scritto: “Le regole saranno spiegate con l’altoparlante…” A guidare quell’allegra brigata coi pantaloni alle caviglie, la magliettona larga con la scritta Italia e l’immancabile cappello…da baseball, c’era un ragazzo di 21 anni, il lanciatore.
Si chiamava Giulio Glorioso, era nato a Udine ma Roma era la sua città di adozione, la Lazio il suo club di elezione. Vinse sette scudetti, il primo proprio con la sua Lazio, un titolo europeo nel 1954 e una Coppa Campioni con il Nettuno nel 1965. Vanta tuttora il record di strike out (2.884) e di vittorie (235 contro 83 sconfitte). E’ stato il miglior lanciatore di sempre del nostro baseball. E la SS Lazio oggi lo piange come l’atleta più rappresentativo delle migliaia che hanno difeso i colori biancocelesti, alla stregua di Piola, di Coppi, di Nostini, dei grandi nuotatori e pallanuotisti che vinsero le Olimpiadi.
Aveva compiuto 84 anni lo scorso 4 gennaio. Glorioso e la Lazio, dunque, Magia di quello stadio dove il baseball italico nacque, nonostante la sconfitta, 3-7, contro gli spagnoli molto oriundi in verità. Evento benedetto da Pio XII a Castelgandolfo e impreziosito dal lancio della prima pallina niente meno che da parte di Gregory Peck, il bellissimo attore fuggito dal set di “Vacanze romane” e dalle incessanti attenzioni (beato lui) di Audrey Hepburn. Vallo a spiegare oggi ai giovani chi era Peck e chi era Glorioso…
L’americano gli disse solo “Go, Giulio. Adesso tocca a te. Buon lavoro di strike. Ciak si gioca, si lancia”. Esistono per fortuna filmati di quei momenti, istantanee di quel lancio, di quell’incontro. Gli azzurri, scelti da Sam Corallo e William Parmiggiani, cognomi che non lasciano spazio a illazioni sulla loro origine italo-americana, alloggiavano in via Veneto come i divi del cinema. Glulio era un fenomeno: a 16 anni faceva l’interbase per il Gilda, in omaggio all’esplosiva Rita Hayworth e pare si fosse negato a Brigitte Bardot di venerdì, perché di sabato doveva presentarsi all’Acquacetosa per giocare…
La storia del baseball ha inizio con questa partita e con quest’aurea misteriosa di uno sport apparentemente incomprensibile e lento. “Poteva andar meglio per voi”, commentò alla fine Gregory Peck, visti gli errori, gli impacci, le tattiche sbagliate. “Ci dicevano: attenti a non rovinare i campi di calcio”, ricordava con malcelata rabbia Glorioso. Che visse per intero anche il sogno americano, che portò il baseball sul monte di lancio, lui che era stato giavellottista come altri erano partiti da calciatori.
“Il pubblico fu uno spettacolo – ricordava sempre di quell’esordio – l’ingresso in campo ci fece tremare le gambe. Quella Spagna era piena di oriundi, ne abbiamo importati troppi anche noi, frustrando le speranze dei giovani. Hanno dimenticato le bandiere, hanno ucciso i nostri sforzi di sviluppo. La stretta di mano di Gregory per noi romani fu il massimo, il salto di qualità dal pionierismo. Io andai in America e ci sarei rimasto, ma tornai per fare il militare, convinto che si dovesse giocare di più, sostenere questo sport bellissimo. Invece mai decollato davvero“.
A cura di STEFANO LESTI e GIUSEPPE SESTO
Per approfondimenti
http://www.fibs.it/it/news/nazionali-baseball/37315-in-memoria-di-giulio-glorioso.html
FONTI DI QUESTA RICERCA:
SS LAZIO BASEBALL 1949
WWW.FIBS.IT
WWW.NOVEGENNAIOMILLENOVECENTO.IT
WWW.LAZIOWIKI.ORG
IMMAGINE: WWW.SSLAZIOBASEBALL.COM