Di Stefano Lesti, direttore responsabile Sport12.it – Mai come quest’anno i mondiali di calcio di Russia 2018 interesseranno ben poco i tifosi e gli appassionati italiani. Al di là degli spot televisivi e degli investimenti di Mediaset Sport la nostra clamorosa eliminazione dalla fase finale ha inferto un duro colpo a una passione sportiva già in crisi da anni, risalente a quando le televisioni hanno cominciato a fare il bello e il cattivo tempo riducendo gli stadi e le tifoserie a semplici cornici con o senza le quali è poco importato perchè il “carrozzone” è andato comunque avanti. Eccezion fatta per i valori sportivi, che sono stati colpevolmente e irresponsabilmente direi annientati: NO PAY TIVVÙ NO PARTY..

Oltre che a rendere gli atleti e spesso anche gli allenatori e i dirigenti carne da macello da dare in pasto alla gente come nella Roma Antica si faceva al Colosseo con i martiri cristiani per compiacere la sete di sangue e violenza dei romani, mentre nel frattempo i governanti compivano indisturbati un po’ come ancora oggi qualunque nefandezza.

Dall’istituzione della tessera del tifoso all’aumento ingiustificato dei prezzi dei biglietti il calo di spettatori ha anticipato di pari passo la crisi della passione per uno sport diventato business che, Var o non Var, ha suscitato per l’ennesima volta evidenti dubbi sulla sua reale correttezza.

Non penso di sostenere idee eretiche se dico che per me la finale di Champions League si sarebbe dovuta disputare tra Juventus e Roma, ossia le due squadre che senz’altro avevano meritato la vittoria sul campo più delle avversarie con il lavoro e il sacrificio, e soprattutto senza “distrazioni” e presunti errori arbitrali che guarda caso vanno storicamente da sempre o quasi a favorire i più potenti economicamente.

A fronte anche del comportamento dei dirigenti e dei tifosi italiani che almeno fino alla tragedia di Liverpool con il tifoso dei Reds tutt’ora in coma per il quale anche noi preghiamo erano stati più o meno tutti più che esemplari, a differenza di tanti altri che oggi vengono ipocritamente incensati dai mass media come maghi e campioni.

Ma campioni di che? Di aver stuprato a morte quello che un tempo era il “giuoco più bello del mondo”, forse.. Proviamo a chiedere una opinione a microfoni spenti a tutte le squadre e società sportive che almeno una volta abbiano subito un torto arbitrale a vantaggio dei più ricchi e potenti.

Cosa risponderebbero se potessero essere onesti e sinceri come ha fatto Buffon dopo quel rigore che ancora bestemmia di rabbia?

Vedi? Come fai a parlare di calcio oggi se non a partire da queste premesse? Come fai a goderti un mondiale dove gli Azzurri mancano come l’acqua al deserto? Dove già fai i calcoli non sul gioco che sarà espresso ma sugli interessi sommersi e nascosti che decreteranno un vincitore probabilmente non tra i migliori, ma tra i più utili a far fare più soldi a chi manovra il tutto dietro le quinte.

Perché dovremmo stare davanti alla televisione a guardare come ebeti non gli atleti, ma le criticità di un vero e proprio potentato economico che gestisce il mondo intero e del calcio, dei valori dello sport e della nostra comune passione se ne frega più o meno già da un ventennio esatto?

Ma soprattutto, come si fa a sopportare i commenti beceri di tanti chiacchieroni che da dietro le telecamere o un microfono ci mentono col sorriso e guardandoci negli occhi raccontando verità non solo fittizie quanto palesemente artefatte, trattandoci come se fossimo degli imbecilli soltanto perché amiamo, soffriamo e esultiamo con tutto il cuore di fronte a un goal o a una parata che salva il risultato? Colpevoli unicamente di essere gli ultimi romantici.

Spero tanto che i fatti e gli ascolti in tivvù mi smentiscano e anche di rimangiarmi ogni critica e parola oggi proferita, ma temo tanto che andrà a finire col solito, antipatico e per me a volte imbarazzante: “che t’avevo detto?”

SL

IMMAGINE: LUCADEA.COM

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