Racconto autobiografico breve di STEFANO LESTI. Diversamente dalle sue normali abitudini quotidiane, per tutta la giornata di giovedì scorso 7 giugno la gatta con il pelo lungo è rimasta tra casa e giardino insieme a Rox, mentre io sto in centro a Roma a colloquio con una giornalista che di recente mi ha contattato per scrivere un libro sulla storia di Ostia.

Ha visto il sito storico con cui collaboro dal 2014, (www.ia-ostiaantica.org), e ha letto i miei articoli. Niente soldi per me, ma almeno mi citeranno come autore e per fare carriera mi sta benissimo così: non sono nessuno e pur se letto da oltre cinquantamila persone, sto appena imparando a mettere un piede davanti all’altro senza perdere l’equilibrio, così come facevo quando ero piccolo piccolo.

Dopo una cena in veranda e quattro chiacchiere mentre fuori pioviccica intorno alle 23 con la mia compagna andiamo a dormire dopo una giornata impegnativa. La gatta stasera ci segue fino in camera e si sdraia dapprima sulla scrivania, poi dopo un po’ entra nell’armadio bianco addormentandosi tra i panni. Dopo una ventina di minuti sceglie alla fine di sdraiarsi sulla poltrona che mi ha lasciato mia nonna Lilia buonanima.

Se ne sta supina con le zampe aperte a quattro di spade e mentre Rox le accarezza delicatamente la pancia fa le fusa e si struscia sullo schienale più del solito, quasi che se potesse mugolerebbe e si contorcerebbe di piacere come fa un amante passionale.

Trascorso un quarto d’ora si addormenta tra le fusa e le zampe anteriori che rivolte al cielo apre a chiude come se stesse impastando il lievito. Zampe grandi dotate di artigli forti, lunghi e acuminati come rasoi da cui ci guardiamo bene.

È stata abbandonata oppure ha deciso di lasciare la casa che prima di arrivare un po’ di tempo fa da noi probabilmente la ospitava, fatto sta che pur socievole e coccolona è selvatica e cacciatrice.

Agile, flessuosa e scattante è sopratutto dotata oltre che di un mantello che ricorda quello di una lince siberiana, di corporatura, muscoli e struttura ossea importanti.

Intorno alla mezzanotte siamo dentro a letto. Guardo in televisione gli speciali sui Mondiali di calcio -che quest’anno non guarderò per protesta contro questo calcio corrotto di oggi privo di valori- mentre Rox stanca morta è crollata e già dorme.

All’una sto per crollare pure io e intanto la gatta è entrata nel cesto della legna che sta nell’intercapedine della stanza da letto dove teniamo appesi gli abiti invernali.

La televisione ha l’audio basso e concilia il mio riposo e mentre mi giro che ti rigiro nel letto in cerca della posizione migliore sento la gatta gemere e lamentarsi. Quando sogna ogni tanto lo fa, così non ci bado più di tanto: prima o poi finirà. Invece più passano i minuti più sento che miagola strana. Vado a vedere.

È sveglia, alza la testa per accogliere le carezzine, avvicino il viso al suo musetto, comincia a fare le fusa e a strusciare la sua testa sulla mia barba incolta.

L’intercapedine è allo scuro e per non disturbare la gatta lascio la luce spenta. L’unica luce proviene dalla televisione e soffonde di colori e penombre tutta la stanza. A un certo punto mentre si struscia sento ancora quello strano miagolio di prima.

A meno che non sia un gatto ventriloquo il miagolio non è il suo. Tremo di emozione di fronte a un pensiero appena maturato: forse ha partorito!

Porco qua e porco là sveglio Rox.

– “Amore, amore, la famiglia si è allargata”
– “Che c’è?”
– “Credo che la gatta abbia partorito un gatto, forse due. Sento due miagolii diversi, un flebile e l’altro più acuto”
– “Ha partorito? Allora non era ingrassata perchè mangiava troppo”
– “Siamo diventati nonno e nonna amore”
– “E adesso?”
– “Beh, dove si mangia in tre si può anche mangiare in quattro, cinque, sei”
– “Ma li hai visti i gattini?”
– “No, non volevo spaventare né mettere ansia alla neo mammina e le sono stato a distanza di sicurezza”

Mi allontano dal letto e mi riavvicino al cesto mentre la gatta continua a farmi le fusa e a strusciare il musetto peloso sia sul cesto che ora sulla mia mano. Mi rimetto sul letto e domani si vedrà.

Tra l’una e mezza e le quattro circa nessuno di noi è più riuscito a dormire. Anche perché dai suoni e dai flebili miagolii che provengono dall’intercapedine e a volte si fanno più e meno acuti ipotizzo che il parto non sia terminato.

Dalle cinque spaccate in poi scende il silenzio. Rox e io immaginiamo che i gattini siano adesso diventati almeno tre. Si dorme mentre i galli intorno annunciano il giorno.

La sveglia trilla alle 9 in punto e prima Rox e poi io andiamo a fare un po’ di coccole a mamma gatta che dolcissima e buona buona ricomincia a fare le fusa.

Rox ha visto le ombre minuscole di due, tre gattini piccoli, e dopo avermelo detto va in cucina a fare il caffè: da noi lo fa il primo ad alzarsi. Mentre la accarezzo sempre a luce spenta per non disturbarla intravedo tre gattini, uno è chiaro e gli altri due, uno apparentemente nero e l’altro un pochino più chiaro.

Lo spiraglio di luce che entra dalle finestre è sufficiente per illuminare di fronte a me il miracolo della vita che si è appena compiuto a due metri da noi. Ma più che miracolo direi vera e propria sorpresa.

Nella serata di ieri la puerpera esce dal cesto. Ha fame. Mentre sale le scale per raggiungere la cucina dove c’è Rox fa le fusa e gioco con la sua coda che è scura, pelosa e più lunga di tutto il suo possente ma flessuoso corpo.

La panciona che aveva la notte precedente non c’è più, quasi che Rox vedendola la confonde con un’altra gatta, probabilmente sorella di lei, dati i medesimi occhi particolari che insieme a un terzo gatto che ogni tanto viene di soppiatto a mangiare qualche croccantino o avanzo di scatoletta posti in veranda accomunano tutti e tre nella stessa clamorosa bellezza e pelosità.

La “nostra”, a differenza degli altri due ha un occhio scuro e l’altro celeste cangiante col verde a seconda della luce, tipo quelli del “Duca bianco”, David Bowie.

Mentre la mammina sta mangiando approfitto per andare a guardare i nuovi arrivati. Tornato in camera accendo la luce nell’intercapedine e scorgo quattro gattini, dei piccoli topolini senza orecchie né coda: due sono rossicci e due tigrati, uno grigio chiaro e l’altro tendente al grigio scuro; se prima eravamo in tre, ora siamo diventati sette.

Spengo la luce, torno al piano di sopra intanto che la gatta e Rox si fanno le coccole. Poi la gatta si avvicina pian piano alle scale e torna al piano di sotto dai suoi piccoli, mentre Rox e io abbracciati tratteniamo a stento le lacrime. Anzi, non trattengo affatto e mi lascio andare a un pianto tenero, frutto di vera emozione e commozione: è la prima volta che sono testimone di un parto.

Poi mi riprendo. Quando lo scorso mese di dicembre abbiamo perso la nostra adorata Miciola dopo nove anni d’amore puro e di interminabili coccole, ci sentivamo tristi e soli, ma almeno eravamo liberi di andare a trascorrere dopo tre anni un po’ di vacanze arretrate, e senza più la preoccupazione di dover coinvolgere i nostri vicini per prendersi cura della gatta in nostra assenza.

Invece andata via Miciola, la sentinella di casa, sono arrivati sei, a volte sette gatti che in transito tra una scorribanda, una caccia e l’altra ogni tanto vengono in sosta da noi come facciamo anche noi quando ci fermiamo all’Autogrill.

Mamma gatta è una di questi esseri meravigliosi che ci riempiono di vera felicità, l’unica tra tutti che in maniera quasi spudorata dallo scorso inverno ha scelto noi come compagni e casa nostra come propria, tanto da averci partorito poche ore fa i suoi figlioletti.

Piccoli che se avranno la stessa presenza e forza fisica oltre allo stesso carattere e dolcezza della mamma ci regaleranno anni di gioia con la quale ogni sacrificio da parte nostra sarà più che ricompensato.

Compreso quello di limitare da qui a un decennio almeno le nostre vacanze a mini gite di massimo tre giorni. Tuttavia del resto non ci possiamo lamentare: in passato abbiamo viaggiato tanto, io addirittura in ben quattro continenti, Americhe escluse.

E poi, chi ha il bisogno di andare in vacanza quando vive una vita piena e sta benissimo a casa sua, sopratutto in questi anni in cui ci serve soltanto di lavorare con impegno, costanza e sopratutto determinazione per contribuire a fare del mondo e dei cuori degli uomini posti migliori di oggi?

Chi quando ha la fortuna, la benedizione, la grazia di poter vivere circondato dai gatti può stargli lontano?

SL

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