Di Stefano Lesti – Chi vive a Roma o in zone di campagna avrà senz’altro notato che ormai le erbacce e la natura abbiano preso il sopravvento sull’uomo e conquistato anche le strade sia urbane che sopratutto extraurbane.

Ovunque e in ogni luogo, sopratutto in periferia è facile prevedere concreti rischi di incendio senza che nessuno degli addetti ai lavori abbia mai sollevato un problema che quest’anno sarà addirittura peggiore dell’anno scorso, quando abbiamo perso ettari e ettari di boschi, pinete secolari e campi prospicienti alle strade frequentate da automobilisti incivili, che con i mozziconi accesi delle loro sigarette gettate fuori dal finestrino provocano incendi e disagi che tutti noi paghiamo a fronte di una prevenzione e educazione che come al solito mancano.

Dove sarebbe la prevenzione annunciata lo scorso anno mentre tutta Roma e mezza Italia del Sud bruciavano?

Cosa si sta attendendo? Forse che i nostri boschi e Roma vadano a fuoco ancora una volta? Che si continui a incendiare e desertificare la pineta secolare di Ostia -l’affaccio geografico della Capitale sul Mare un tempo Nostrum- che fu piantumata dai principi Chigi, Aldobrandini e da altre importanti casate nobiliari italiane oltre centocinquant’anni fa?

Possibile mai che tra le chiacchiere dei politicanti e degli amministratori pubblici e il fare ci passi un intero oceano di ipocrisia, menefreghismo e sopratutto sottovalutazione di un problema che ci tocca tutti quanti, compreso il mondo intero?

Non è forse Roma il massimo patrimonio storico, artistico e naturale che rappresenta questo nostro Paese oggi in mano ai nuovi barbari a cui nell’ultimo ventennio abbiamo permesso di impadronirsi di potere che esercitano con arroganza e senso di impunità in tutti gli ambienti di questa incivile società italiana odierna?

Cosa stanno aspettando tutti quei geni e patrioti da tastiera che oggi stanno al governo di città e regione per lanciare campagne d’informazione a tappeto? Cosa si indugia ad aumentare i controlli e la vigilanza e ad affidare la tutela del verde di Roma non solo a pecore e a mucche (…), ma ad associazioni e società sportive che si potrebbero autosostenere mediante progetti etici tendenti a uno sfruttamento ecosostenibile e ecosolidale del verde pubblico?

Verde a rischio desertificazione e incendio che oggi giace abbandonato a incuria, degrado e piromani che personalmente tratterei con durezza esemplare, colpendoli senza indugi sul proprio patrimonio e su quello delle loro infami famiglie obbligandoli a svolgere lavori socialmente utili, quali ad esempio spaccare pietre dodici ore al giorno sotto il caldo sole d’agosto delle terre di Sardegna, Sicilia e Calabria..

SL

Immagine: SlidePlayer

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