Di Stefano Lesti – Parlo da competente e prima di pensare ai sacrosanti diritti dei ciclisti e alle piste ciclabili credo che si debba combattere lo smog atmosferico nelle città, e sopratutto rifare tutte le strade contrastando con soluzioni serie il problema del traffico dovuto al pendolarismo.
Decentrando possibilmente gli uffici pubblici maggiori, e modificando gli orari di apertura delle scuole e incentivando in parallelo l’uso e il passaggio dei trasporti pubblici, creando nel contempo nuovi posti di lavoro in periferia si potrà combattere e contenere concretanente la piaga del pendolarismo.
Fossi sindaco di una grande città eviterei totalmente di parlare dell’argomento in mancanza di simili progetti a largo raggio che complessivi e lungimiranti fungerebbero anche da prevenzione. La questione dunque attiene soltanto alla volontà della politica.
Parlando della mia quotidiana realtà ti dico che al momento siamo caduti e siamo rimasti da oltre un decennio buono dentro una buca e che la prima necessità per i romani è evitare di caderci, mentre per Roma uscirne fuori in un modo o nell’altro prima che la situazione e la città intera, sopratutto in periferia, precipiti su se stessa come risucchiata da una dolina gigante della Florida.
Soltanto in seguito potremo pensare al futuro e a come indirizzarlo al meglio. Tutto il resto è noia: chiacchiere e parole al vento che personalmente sono arcistufo di stare a sentire senza reagire.
I problemi stanno a monte e non si risolvono contemporaneamente e in corso d’opera in preda a populismi e mera demagogia, ma in maniera ordinata e coordinata attraverso piani e strategie fattibili che tengano conto di tutte le esigenze.
Mi rendo conto che da pubblico amministratore quale sono stato oltre venti anni fa i miei consigli e le mie strategie siano ben diversi e speculari rispetto a quelli meramente immaginari e creativi ma piuttosto parziali e fantasiosi direi, di chi fino ad oggi, per quanto si sia indubbiamente migliorata la situazione in materia di diritti su carta, ha essenzialmente rappresentato e espresso la cialtroneria e gli eccessi della politica da cui io per primo, al tempo, me ne andai sdegnato dopo averne comprese e subite sia le criticità che tutte le ipocrisie.
Cari amici ciclisti e ciclo-appassionati, vi imploro: richiedete e ottenete piani a largo raggio, non vi accontentate dei soliti verbi al condizionale e dei faremo..
Anacronistico e inutile risulta il pensare di poter ottenere qualcosa restando divisi e appiattiti all’interno delle proprie grandi, medie o minuscole singole realtà associative. O no?
Qui qualcuno ci marcia e da troppo tempo oramai; così non siamo più in grado nemmeno di capirci tra noi che almeno negli intenti perseguiamo i medesimi scopi: evitare di morire investiti da un automobile o di morire di cancro ai polmoni, così come di romperci il collo cadendo per colpa di una buca su strada.. O no?
Allora buona vita, gite e riflessioni ai ciclo-appassionati come me e non, ma sopratutto ai disabili e agli anziani che tra tutti sono gli unici tra noi che non possono liberamente scegliersi dove transitare nè da chi farsi governare come Dio comanda in quanto considerati colpevolmente minoranze silenziose che nessuno si fila se non in campagna elettorale. O no?
SL
Immagine: Torino Today