Di Stefano Lesti – La calunnia frutto dell’invidia è uno tsunami che bisogna far tacere alla fonte. Quando sei forte sei invidiato e non ci puoi fare niente; anche tra gli amici più stretti chi può cerca prima o poi di abbatterti usando ogni strategia sia lecita che più spesso illecita e scorretta, tanto da arrivare addirittura a gettarti fango addosso ma quasi sempre alle spalle affinchè non ti possa difendere.

L’amicizia e l’invidia sono sentimenti opposti che non possono convivere tra loro e sappiamo bene che rispetto a chi calunnia per primo, compiendo tra l’altro un reato, abbiano più colpe coloro che ascoltano le calunnie e ogni nefandezza, legittimando e talvolta spargendo a loro volta altrettante voci distorte tendenti a sminuirti e a screditarti: sono solo questi esseri ad alimentare le fonti del male, e sia chiaro a tutti.

Ne so qualcosina pure io, mi è capitato più volte di subire ciò, e funziona così in ogni ambiente: chi non può arrivare a te e alle tue vette con la capacità, il merito e la sana competizione leale cerca di abbatterti anche a costo di arrivare potenzialmente a cancellare ogni tua credibilità in forza di chiacchiere che altro che “venticelli”, sono spesso veri e propri tsunami in grado di distruggere intere vite e esistenze applicando una sorta di bullismo diverso e quindi di norma accettato da una società italiana sempre meno civica e civile.

“Ma chi? Giorgio? Lo sanno tutti come ha fatto carriera..”; “Chi? Marina? Ah, buona quella. Bocca mia taci che è meglio..”. Sono essenzialmente le debolezze umane a condizionarci e a nuocere di più in tal senso e la storia si ripete fin dall’alba dei tempi.

In passato era lo stesso, e vi sono stati diversi faraoni dell’antico Egitto che sono stati addirittura “bannati”, cancellati dai monumenti, mentre gli imperatori e non soltanto loro venivano talvolta condannati alla “damnatio memoriae” per farne obliare alla storia ufficiale ogni tipo di eventuale ricordo.

Per non citare poi i grandi autori della storia, Tacito e Svetonio in particolare, che hanno raccontato la loro versione della storia tramandandola fino ai tempi odierni in cui un po’ tutti, studiosi e non, hanno finalmente capito il loro giochetto mercenario e interessato, mettendo in serio dubbio l’attendibilità storica delle loro testimonianze.

Forse Omero era stato più sincero e onesto di loro, tanto è vero che seguendo le sue indicazioni vi fu un grande uomo che ritrovò il mitico sito di Troia, alla faccia dei professoroni e gli accademici di allora che fino al ritrovamento vero e proprio si erano fatti burle di Heinrich Schliemann, imprenditore e archeologo tedesco che ritrovò la città di Enea diventando di fatto una delle figure più importanti per il mondo dell’archeologia per la rilevanza delle scoperte da lui compiute nel XIX secolo, un coraggioso e determinato che ancora oggi come nei secoli dei secoli tutto il mondo ringrazierà.

Ma andiamo avanti. Considera tu e metti in conto che se e quando oltre che forte sei anche lungimirante e pulito e fermo sulle tue posizioni, stai pur certo che il tempo se non gli uomini prima o poi ti saprà fare giustizia, come fu per Schliemann.

E poiché la storia la si scrive sopratutto in forza di prove documentali ecco che in questa rubrica che sta riscuotendo grande successo lascio anche io qualche traccia del mio passaggio, di modo da rovinare sul nascere ogni eventuale tentativo di sparlare di me, ma sopratutto per dimostrarti che la conoscenza sia e rappresenti già di per se il primo gradino da salire nella direzione della piena libertà responsabile e consapevole.

Una libertà che io stesso ho raggiunto dopo trenta più uno anni di lavoro e lacrime, di sudore e sangue versati letteralmente, e che indico anche a te che mi leggi in questa sorta di memoriale di idee a cui tengo molto non tanto per vantarmi inutilmente e fare il vanesio, (a che cosa servirebbe se non ad attirare le gelosie e le invidie dei cacadubbi e dei più inetti e deboli?), né tanto mai per tirare fuori la solita banalità mettendo sul giradischi il classico vinile rotto dal titolo: “Te l’avevo detto”.

Faccio ciò esclusivamente per suscitare almeno in termini di speranze sia spirito di emulazione, che quella empatia e condivisione che possa magari portare anche te a seminare qualche piantina di buona speranza che personalmente spargo a buon uso dei miei concittadini, siano essi i più giovani di oggi che i nostri posteri di domani.

Infatti se ce l’ho fatta io ad arrivare fino a qui possono arrivarci tutti: basta volerlo con mente, cuore e tutta l’anima e dedicarti ai tuoi progetti, essendo pronti a sopportare e fare qualunque sacrificio piccolo e grande, temporaneo e duraturo, costi quel che costi, perché il sole vince sempre sulle tenebre e dopo un tramonto c’è sempre una nuova alba che ti aspetta, sapendo già che nessuno la potrà mai spegnere a meno che non sia tu stesso a permetterglielo facendogli offuscare la luce che dimora in te, una luce che loro non avranno mai e che tu dovrai come me tutelare, ampliare e diffondere nell’oscurità che ci circonda.

SL

Immagine: Tibicon.net

 

Sharing is caring!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *