Di Stefano Lesti – I dati statistici dell’albo degli scudetti del campionato di calcio di serie A dicono che ben 103 titoli siano stati vinti dalle società del Nord, mentre appena 8 suddivisi tra Roma (3 Roma e 2 Lazio), Napoli (2) e Cagliari (1).
A eccezion fatta per le sospensioni dovute alla guerra tra il 1915 e il 1920 e tra il 1943 e il 1947, su 111 scudetti messi in palio negli ultimi 120 anni, più due non assegnati, (1927 e 2005), il rapporto di vittorie tra Nord e Centro-Sud è 93 per cento contro il 7 circa.
Viene da pensare eh?
Da cosa sarà dipeso secondo te? Forse noi italiani del Centro e del Sud siamo tutti dei cretini. Probabilmente non saremo bravi e lungimiranti imprenditori; non siamo capaci di evolverci e di sviluppare lo sport, oppure ci troviamo piuttosto davanti a un qualcosa che tutti sanno e accettano per tradizione senza porsi alcuna domanda.
Se così fosse, perché non parlare apertamente di razzismo sportivo, imprenditoriale e mediatico?
È presto detto e dimostrato. Una volta spedii alla Gazzetta dello Sport un comunicato stampa da parte di SS Lazio Baseball 1949. Mi risposero tramite messaggio che eravamo “troppo periferici” e che la notizia non interessava. Altro che pagine rosa, rosse di vergogna le dovrebbero colorare, altro che il bene dello sport..
Come si fa a sentir dire ad esempio nei telegiornali sportivi più popolari che quando giustamente Lazio, Roma e Napoli si lamentano per gli errori arbitrali non siano altro che poveri “vittimisti”, quasi patetici e molto paranoici?
Ma cosa dicono questi cialtroni dell’informazione sportiva?
Questi scribacchini mercenari, questi propagandisti, questi pappagalli che ripetono cose che sentono dire o che qualcuno gli dice di dire, condizionandogli carriere e attribuendogli immeritati privilegi che costoro, facenti parte di un vero e proprio sistema, se ne guardano bene dall’analizzare e contestare a chi gli dà da mangiare.
Chi tra loro e anche tra di noi “terroni” direbbe le cose come siano veramente sapendo che perderà il posto? Non io. Chi non si arruffianerebbe il potente di turno in cerca di un posto al sole?
Chi è tra noi senza alcun peccato scagli la prima pietra, e lungi da me fare dei giornalisti tutto un fascio, ma ad ogni modo, pur senza voler esprimere alcuna condanna senza appello, mi chiedo e chiedo a tutti come si permettano di negare la realtà che vede succubi certi e vincitori sempre o quasi i paperoni del Nord, a fronte dei dati qui citati che dimostrano chiaramente una supremazia schiacciante che non ha ragion d’essere se non in virtù di una sorta di quello che a Medellin in Colombia chiamano “cartello” che quanto meno e da mo’ l’Antitrust sarebbe dovuta andare a verificare.
103 scudetti a fronte di 8.. Non è strano? Com’è possibile mai che non vi sia una logica scientifica in ballo da tempo immemore?
Come si faccia a non vedere la realtà quando questa sia sotto gli occhi di tutti è per me e per molti di noi, sportivi e non, un mistero non della fede in Dio, ma nel falso dio-denaro che per compiacersi e compiacere i suoi fedeli servitori non conosce etica, morale e valori umani e umanisti, rinnegando lo sport.
Mi chiedo anche come ci si possa trovare oggi costretti alle carte bollate e a promuovere petizioni popolari per affermare la legalità e la giustizia in quello che dovrebbe essere soltanto un “giuoco” ma vero giuoco non è forse stato mai.
Com’è possibile sentirsi costretti come appassionati e innamorati di calcio a rivolgersi agli avvocati, così come hanno fatto i tifosi della SS Lazio, che stanchi di decennali e continui soprusi si sono rivolti ormai da mesi inutilmente alla Fgci per l’ottenimento dello scudetto vinto nel 1915 dai capitolini, un titolo che assegnato al Genoa fu un diritto conquistato sul campo che viene negato ai biancocelesti da oltre un secolo per ragioni o presunte tali che sfuggono addiririttura a un minimo di logica in barba anche a ogni minima parvenza di giustizia?
Una Fgci, e non solo lei (…) che in palese imbarazzo è stata obbligata dai supporters laziali a decidere su un tricolore del 1915, che potrebbe essere finalmente restituito (ex aequo col Genoa) alla Lazio dopo le 33mila firme raccolte e il dossier di 10 pagine che fu presentato in Federazione, sancendo una volta e per tutte nella storia un merito fino a oggi ignorato per tanti motivi che non stiamo qua a discutere.
Una storia a nostro avviso indecorosa quanto scandalosa che è stata raccontata anche dal collega Alberto Abbate e pubblicata su sport.ilmessaggero.it, una storia “italiana” che bisogna conoscere per rendersi conto di cosa stiamo parlando.
“La Lazio non vinse lo scudetto del 1915 solo perché scoppiò la prima guerra mondiale. Eppure, il club biancoceleste era stato l’unico ad aggiudicarsi sul campo il campionato dell’Italia Centrale.
La Figc, invece, con successiva delibera post bellica, assegnò d’ufficio il titolo di Campione d’Italia al Genoa, che a una giornata dal termine, per l’insorgere del conflitto bellico, si era fermato a 7 punti in testa nel girone dell’Alta Italia. Fra le due si sarebbe dovuta tenere la finalissima e invece il titolo venne attribuito al Grifone”.
Mentre anche noi confidiamo nella giustizia verso questa importante e onorata società ce ne chiediamo il motivo, ma la domanda è naturalmente retorica, basti consultare il riepilogo degli scudetti assegnati e delle squadre italiane vincitrici per rendersi conto anche da soli che come diceva Bartali: “Qui l’è tutto da rifare!”
SL
Albo d’oro scudetti serie A (1898-2017)
Juventus 33; Inter 18; Milan 18; Genoa 9; Torino 7; Bologna 7; Pro Vercelli 7; Roma 3; Lazio 2 (+1?); Napoli 2; Cagliari 1; Verona 1; Sampdoria 1; Casale Monferrato 1; Novi Ligure 1.
Per l’immagine che ritrae la SS Lazio 1915 ringraziamo Laziostory