Di Francesca Giambalvo – Le “storie” che ti racconti per giustificare i tuoi successi o fallimenti, hanno a che fare con quello che pensi di te stesso? O è quello che pensi di te che ti fa riuscire o meno in quello che fai?

L’articolo di oggi si ispira ad una riflessione di questi giorni.

Sai quando hai una scadenza? O un accordo con qualcuno, concordato da qualche tempo, per cui programmi di lavorarci ma poi, per una serie di motivi, arrivi all’ultimo giorno a dirti con terrore “ma la scadenza è domani!!!” ?

Aspetta … Qual è il mio motto?! Ah sì! “Comunque vada me la saprò cavare!”.

Oggi iniziamo a conoscere gli elementi (scientifici) che ti portano a dire, con voce squillante e orgogliosa, “Sì, ce la posso fare!” oppure, con fare sottomesso, “Niente, non ce la farò mai…”.

Oggi parliamo di auto-efficacia percepita. Queste due parole insieme significano:

  • auto-efficacia, la fiducia che hai sulla tua capacità di ottenere quello che vuoi con le tue azioni;
  • percepita, cioè la percezione che hai di te stesso di ritenerti in grado, capace di fare qualcosa.

Tempo fa  parlavamo di come la realtà non sia oggettiva ma sia il frutto dell’interpretazione personale. Questo è il motivo per cui di fronte ad uno stesso evento tu indossi le tue lenti per dare significato all’esperienza, trarne le conclusioni e ripartire con i tempi e i mezzi che ritieni adatti a te. Tempi, mezzi e soluzioni (solo tuoi), che spesso sono diversi da quello che farebbe un altro nella stessa situazione. Il motivo per cui succede questo è dato da una serie di fattori come l’esperienza maturata e le convinzioni che hai delle tue capacità di riuscita.

La convinzione di ritenerti capace di fare qualcosa è talmente potente da condizionare gli obiettivi che ti prefiggi.

Pensa ad un’azione che intendi fare per ottenere un risultato oppure pensa a un obiettivo che vuoi raggiungere. Ora, prima di correre verso questo traguardo, pensa a tutte le valutazioni che fai per capire se effettivamente è alla tua portata, ad esempio se e quanto ti costa raggiungerlo.

Si dice sempre che un obiettivo debba essere sufficientemente sfidante così da avere il giusto “mordente” per tutto il tempo richiesto. Un mordente calibrato su di te (e non su chiunque) che ti permetterà di raggiungere la meta lavorando su aspetti complessi ma sostenibili che ti porteranno a dire “Ce l’ho fatta!”, aumentando la tua soddisfazione e la convinzione che hai nelle tue capacità. Tutto questo crea un’esperienza. Le tue lenti di osservazione registreranno una nuova gradazione con cui osserverai la realtà per metterla a confronto con le nuove sfide cui sei chiamato.

 Pensa ad un obiettivo che non hai raggiunto.

Quali sono state le tue valutazioni finali?

Di chi è stata la responsabilità di quel fallimento? Tua…? Perché? Del professore che ti ha bocciato perché troppo esigente? Dell’arbitro che non ha assegnato il punto? Della pioggia che ti ha fatto fare tardi a lavoro?

Che sia la valutazione di un successo o di un fallimento, comunque dovrai dirti qualcosasull’esperienza che hai fatto. E quello che ti dici è strettamente legato alle convinzioni che hai sulle tue capacità.

Per mettere a frutto quanto condiviso fin qui ti saluto con un esercizio in vista del prossimo articolo.

Quali sono gli aspetti di te sui quali puoi contare?

Dott.ssa Francesca Giambalvo – Psicologa, consulente in psicologia dello sport 

www.francescagiambalvo.it

fonte foto e notizia : http://www.fiamsport.it/

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