Di Stefano Lesti – I cuori induriti non possono comprendere parole e gesti di puro amore, non arrivano più nemmeno a sentirne la forza interiore che ne deriva, e ciò è una condanna che fa parte della sostanza stessa e propria della debolezza della natura umana di cui siamo chi più chi meno tutti vittime.
Lo status di profughi a cui fa ad esempio spesso riferimento il santo padre Francesco in merito alla fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù santissimi, riguarda chiunque fosse costretto a rifugiarsi lontano sia fisicamente che idealmente dalla propria casa e patria, dalla terra dei suoi padri a causa dell’iniquità umana che oggi si esprime appieno nell’economia e l’alta finanza.
Io stesso mi ritengo essere stato una sorta di profugo, un esule in patria che è stato costretto un tempo e mezzo fa a fuggire via e a rimanere al di fuori dalla politica per non essere costretto a sporcarsi mani, coscienza e blasone, ma sopratutto a perdere l’anima e il cuore, ossia quella gioia di vivere che da sempre m’alimenta l’esistenza.
Per questo retaggio io accolgo, amo, perdono, conforto, consiglio; rido con chi ride e piango con chi è nel pianto. In me vive e soffre l’anima stessa del mondo che trepida in cerca di pace, luce, acqua e calore che io trovai soltanto in Cristo Gesù risorto e vittorioso sul male.
Anche io tanti anni orsono fui respinto e emarginato da coloro che alla luce che avevo portato e soprattutto al mio buon governo, riconosciuto anche da avversari e dalla stampa di ogni schieramento, ma non dai miei concittadini, che a me avevano preferito le tenebre che dopo di me sono evidentemente calate sulla mia città, prigioniera fino a oggi di una bolla di sapone prodotta dagli stessi.
Una bolla che purtroppo ancora stenta a scoppiare tenendoci un po’ tutti come dei reclusi in regime di segregazione rispetto al progresso e allo sviluppo che nel frattempo provano a fatica ad andare avanti.
(Immagine d’archivio di Stefano Lesti)
Capii soltanto diversi anni dopo il mio auto-esilio iniziato nel 1997, e da qualche tempo lo hanno finalmente capito probabilmente in molti altri, che fecero ciò essenzialmente per continuare a essere liberi di agire di nascosto.
Ma fu soltanto dopo altro tempo e col mio massimo stupore che per merito delle esperienze dirette pesantissime che avevo provato sulla mia pelle che potei comprendere bene la vita, passione, morte e resurrezione del mio Signore.
Tu dirai: ma a che serve a fini pratici e materiali?
Te lo spiego subito. Fu questo un insegnamento superiore di vita concreta e soprattutto serena e propositiva racchiuso nel Vangelo, dove il messaggio d’amore di Dio padre si rivela a tutti noi indistintamente.
Un messaggio eterno di pace a cui fui per così dire ‘iniziato’ dalle parole sapienziali pronunciate dal Vescovo di Roma di quegli anni, santo Giovanni Paolo II, anni per me formativi ma vieppiù benedetti pure e specialmente nelle disgrazie che all’epoca dovetti fronteggiare.
Parole che dal 2000 in poi mi cambiarono letteralmente la vita e senz’altro in meglio, aprendomi, spalancandomi il cuore rivolto non più soltanto a me stesso e al mio benessere, ma al mondo intero e alle sue pene, pene che dopo l’11 settembre 2001 in poi si sono indubbiamente allargate.
Che poi nel corso di altro tempo e nell’autoconsapevolezza progressiva del mio essere, sentire e compatire il vicino, il prossimo e il lontano, abbia compreso il mio e il percorso dell’uomo da allora e mi sia oggi adattato a questa condizione, preferendo continuare a sentirmi ancora profugo come allora, è questa un’altra cosa che seppur ribelle, disadattato e inadattabile come sono, mi rende oggi fiero di essere non più uno sfigato vessato dalla sorte, quale per anni mi ero ritenuto, ma un gran figo.
Sono solo niente di più o di meno di un umile scriba, nonché un libero patriota e pensatore posto a combattere con armi di bene all’interno di una società italiana moribonda, presuntuosa e violenta ad ogni livello nella quale non mi riconosco da anni ormai più.
Una patria decaduta e decadente della quale mi vergogno, ma che non abbandono al suo destino tetro e oscuro, nel contesto all’interno di una personale continua lotta, armata si, ma soltanto di idee, progetti e penna che pur se spesso vittoriosa non attenua né scalfisce la mia intima sofferenza di italiano disilluso, costretto a stare qui in forza di uno smisurato immenso naturale amore che di questa mia terra mi rende schiavo, schiavo d’amore.
Una condizione particolare e spesse volte triste che tuttavia contestualmente mi dona ogni istante che vivo tutta quella forza propulsiva che mi è necessaria per proseguire il cammino, continuando a dare il mio contributo al progresso umano e civile del nostro povero Paese nelle varie attività di cui mi occupo da una vita e con particolare attenzione a chi sta assai peggio di me e certamente di noi tutti, come oggi quei migranti che fuggono dalla guerre scatenate dall’Occidente devoto al falso dio denaro, quello infame e caino che ci sta uccidendo tutti in modo latente ogni giorno in più che passa.
Concludo con un pensiero biblico che ci invita ad accogliere i profughi poiché in mezzo ad essi potrebbero esservi degli angeli inviati da Dio per metterci alla prova.
Pregando e sperando di non diventare noi stessi un giorno profughi e a nostra volta subire i termini e le conseguenze dirette e indirette del male che stiamo facendo al mondo intero con il nostro egoismo e indifferenza, oltre che con l’ignoranza che ci rende confusi, impauriti e deboli alle parole menzognere non solo dei politicanti italiani, ma anche europei e mondiali.
Gentaccia maligna e insensibile che piuttosto di risolvere e prevenire drammi e sofferenze, abusi e povertà fa voti e spesso soldi sporchi con le armi e le guerre, provocando, strumentalizzando e sfruttando a proprio unico e solo vantaggio dolori e sofferenze che dal mondo dovrebbero essere finalmente estirpate e bruciate una volta per tutte, non esasperate o spettacolarizzate come fanno oggi certi mass media e altri campioni di disumanità spinta, quali su tutti i governanti che da un po’ di tempo a questa parte ci stanno spingendo e ponendo tutti contro tutti dividendoci per inchiap..rci meglio.
SL