di Stefano Lesti – 

Ora te lo posso dire, sono stato autorizzato, il mio amico di cui ti raccontavo che si trova in conflitto col fratello è una donna e il suo scontro, anzi, la sua difesa, riguarda la sorella. Mi scuserete e comprenderete.

Un caso di maltrattamenti e violenza in famiglia mai denunciati fino ai giorni recenti per paura e sopratutto per pudore e dignità di una famiglia per bene vessata dalla sorte che ha preferito racchiudere il proprio dolore più o meno all’interno delle mura domestiche facendosi forza solo sulla sopportazione di una madre, tra l’altro vedova, e di una donna, la mia amica, che rimasta sola da quasi un anno dopo la morte dell’unico genitore che le era rimasto accanto a difenderla, e a seguito di recenti eventi gravi e inquietanti, si è stancata di restare a subire ogni tipo di abuso e violenza, sia fisica che sopratutto morale e psicologica, con l’unico desiderio e intento di essere tutelata e aiutata.

Infatti proprio in virtù di questa esigenza divenuta per lei incombente, ieri ha inoltrato dopo un esposto una denuncia di querela contro la sorella firmata prima con le lacrime e poi con la penna dei carabinieri davanti a me, sconvolto quasi come lei, dal momento che anche io stesso mi sono trovato costretto a tutelare la mia persona e la mia onorabilità mediante la presentazione ai CC di un primo esposto la scorsa settimana e di una denuncia di querela contro questa sorella evidentemente problematica a livello psicologico che va aiutata più di tutti noi.

Tesi confermata anche da una dottoressa del Codice Rosa, lo sportello messo a disposizione delle donne vittime di violenza presso l’ospedale Grassi di Ostia, al quale avevo consigliato la mia amica di rivolgersi. Dopo aver letto le frasi ingiuriose e violente oltre alle minacce scritte e scagliate dalla sorella sia contro di lei che contro di me a mezzo wp il medico dello sportello le ha consigliato a sua volta di recarsi dal proprio medico che ben conosce le vicende ed è al corrente di ogni questione famigliare.

Infatti tramite una richiesta esplicita di trattamento sanitario obbligatorio firmata dal medico di famiglia si potrebbe procedere alla tutela di tutte le parti in causa, sottoponendo questa poveraccia alle cure di cui necessita, senza da una parte costringere la sorella, sconvolta e sfiancata oltre che pluri traumatizzata da decenni di vita veramente difficile, a denunciare una sorella, e il sottoscritto dall’altra a fare altrettanto verso una persona che soffre e sta male ma non lo riconosce non essendone minimamente consapevole.

In tal caso sia la mia amica che io saremmo ben felici di ritirare le denunce e di rivolgerci ai dottori, non più ai carabinieri, o agli avvocati e in ultima analisi ai magistrati che sono già oberati da un lavoro divenuto di questi tempi più difficile e delicato che mai. Un po come quello dei liberi giornalisti impegnati per il progresso reale di questo Paese giunto ahimè da anni ormai allo sbando completo.

 

di  Stefano Lesti

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