La sicurezza nelle città è ormai da tempo una questione centrale della società italiana. Le città sono
lo scenario naturale in cui si manifestano i profili di rischio che, ogni giorno, incombono sulle
singole persone e sulle comunità. Alcune autorevoli analisi sociologiche caratterizzata dalla
responsabilizzazione individuale e dalla forse eccessiva tutela della libertà personale, si denota
anche come la società dell’insicurezza, dell’aumento della percezione del rischio e in cui cresce la
domanda di protezione dell’individuo.
Vivere in una grande metropoli è diventato, per molti sinonimo di paure e angoscia. Recenti studi
confermano una sorta di fuga dalle metropoli. I motivi sono i più svariati: stress, mancanza di
rapporti umani e spazi di socializzazione, paura della criminalità ma sopratutto mancanza di
sicurezza. Gli scenari dell’insicurezza urbana stanno diventando giorno dopo giorno uno degli
elementi fondamentali del nostro disagio sociale e personale. Nonostante i numerosi interventi
legislativi e da parte delle Forze dell’Ordine volti a contrastare fenomeni di micro e macro
criminalità, la sensazione diffusa e che le nostre città siano meno sicure di un tempo e che il
degrado della convivenza sociale sia inarrestabile.
La domanda di sicurezza, riconducibile non ad una specifico evento scatenante, ma alla complessità
situazionale (mutamenti sociali in genere, aumento della portata migratoria, crescita della
microcriminalità, maggiore visibilità dei fenomeni di inciviltà e devianza,etc.) avviene con notevole
ritardo rispetto a resto del panorama europeo ed internazionale.
I dati registrati negli ultimi anni sono drammatica espressione di un fenomeno di insicurezza che
specialmente nelle are urbane, e in particolare modo nelle periferie, deriva ai cittadini soprattutto
dalla sensazione di essere lasciati da soli contro fenomeni di illegalità. Parlare di sicurezza urbana
vuol dire parlare di un tema complesso, che ha bisogno di risposte variegate e non semplici, o
peggio semplicistiche.
La repentina e complessa evoluzione sociale che ha coinvolto il nostro paese, ha, di fatto, rotto
alcuni equilibri fondamentali allo sviluppo di una normale percezione positiva nei confronti di
coloro che compongono la nostra società. Ciò in netto contrasto con l’idea tipica della grande
metropoli che continua, nell’immaginario collettivo, a identificarsi come luogo delle opportunità,
del divertimento, della realizzazione delle proprie ambizioni.
Il disagio è evidente, la paura è crescente ogni giorno dopo giorno e trascina verso forme di
autoesclusione, con la conseguenze di vivere in una prigione materiale e psicologica. Rimanere
prigionieri della città è una delle più grandi contraddizioni dell’uomo moderno con la inevitabile
conseguenza di vedere sempre di più limitata la personale libertà di azione e movimento.
Diventa allora importante non soltanto lo studio del livello della pressione criminale in un luogo,
ma diventa ancora più importante la risposta emotiva alla paura, e cercare di capire le incontrollabili
logiche dei sentimenti di insicurezza. Le paure purtroppo non hanno antidoti immediati e la
sensazione d’insicurezza dei cittadini resta nel tempo in attesa di risposte difficili da fornire.
La sicurezza deve essere pertanto garantita partendo proprio dalla percezione e dalle esigenze di
chi, suo malgrado, si possa trovare nel ruolo di inconsapevole vittima. I grandi eventi di violenza
che si sono susseguiti negli ultimi anni, hanno, di fatto, abbassato in maniera drastica il livello di
percezione della sicurezza di ogni cittadino, accendendo numerose polemiche sul tema, e lasciando
fino ad oggi, irrisolto il problema. La paura di essere vittime di reati preoccupa e rende insicura la
popolazione ed in determinate situazioni la paura e l’ insicurezza possono provocare reazione
sbagliate che possono avere conseguenze gravi.
L’aumento dei flussi migratori ha portato alla convivenza all’ interno delle città di migliaia di
persone di diverse culture abitudini e stili di vita, e se da un lato questa vicinanza ha ottenuto
risultati di integrazione, di scambio e di crescita culturale, è altresì vero che ha determinato lo
scatenarsi di manifestazioni di insofferenza, di incomunicabilità e di razzismo, con la conseguente
esplosione di sentimenti di inquietudine, diffidenza e pericolo.
Le tipologie di violenza per le quali si riscontra un elevato numero di reati sono quella fisica, quella
sessuale e quella psicologica. Recentemente hanno assunto rilevanza penale anche alcuni
atteggiamenti persecutori quali lo “stalking” ed il femminicidio che incutono timore nelle donne e
sono generalmente perpetrarti da ex partner o innamorati non corrisposti.
Vittime della maggior parte di atti violenti, sono spesso, quelle categorie sociali definite deboli:
bambini, anziani, adulti menomati e donne, che possono essere facilmente piegati fisicamente,
perché si trovano in una condizione di inferiorità, morale e materiale. I numerosi casi di violenza
fisica avvenuti nell’ ultimo periodo, avvalorano inoltre la tesi che le donne rappresentano preda
ambita da parte di uomini senza scrupoli.
In tale contesto il GS Flames Gold, facendo proprie le premesse del Protocollo d’intesa tra Coni e del
Dipartimento delle Pari Opportunità, Sport e Politiche Giovanili siglato l’11 giugno 2013 che punta sulla
fondamentale valenza educativa e formativa che può giocare lo Sport nel contribuire a diffondere,
nell’opinione pubblica e soprattutto fra i giovani, un modello positivo di relazione tra i sessi incentrato sul
rispetto reciproco. Ha elaborato e presentato ai vari livelli degli Enti Pubblici e non solo il Progetto a valenza
nazionale “ Lo Sport conto la violenza e discriminazione di genere per vincere insieme!”, al fine di
favorire un cambiamento della mentalità delle persone, soprattutto dei ragazzi e delle ragazze, che elimini
stereotipi e immagini degradanti del genere femminile nonché la mercificazione dei corpi che sono
all’origine di ogni forma di coercizione e violenza sulle donne per modificare abitudini e comportamenti
nella vita quotidiana.
Il Segretario Generale
Carmelo Mandalari