Di Stefano Lesti –  

Si, d’accordo, Gigi Buffon ha esagerato, ma se pensiamo che il politicamente corretto tanto in voga fino a oggi ci abbia portati allo sbando, ben vengano, anzi, bentornato agli sprazzi di umanità.

Un po meno alla violenza verbale con cui il “nostro” ha duramente contestato l’arbitro, il don Abbondio di turno, che ieri sera è caduto a Madrid.

I calciatori professionisti, si sa, spesso sono pagati caramente, e non solo per allenarsi e lavorare, ma anche per stare zitti, per tenersi fuori dai guai e sopratutto dai drammi del mondo, almeno fino a quando certi drammi non ti precipitano addosso con tutta la loro crudeltà e cinismo. Come ieri sera per Buffon.

“Ecco l’uomo”, così disse Pilato al pretorio, mostrando Gesù Cristo piagato dai flagelli a chi gli chiedeva di crocifiggerlo, ed ecco che ieri sera davanti a noi è uscito fuori come una piena, una valanga di emozioni l’uomo Buffon.

L’uomo, prima del portiere di calcio, che di fronte al dramma ha avuto la supremazia sul professionista, l’uomo di cuore, che è esploso di fronte al vaso di vetro, l’arbitro, che si era da poco e per un istante fatale fatto d’acciaio, distruggendo nel peggiore dei modi possibile una ennesima impresa sportiva realizzata dalla Juventus forse più forte di tutti i tempi.

Certo, ce ne corre tra la capocciata di Zidane a Materazzi e quel grido: “Vai a cagare!”, gridato a squarciagola da Buffon davanti al cartellino rosso sventolato sulla sua faccia incredula e poi paonazza, e penso che l’umanità dimostrata in tutta la sua brutalità da Buffon, non abbia scalfito, nè possa farlo in futuro la credibilità e la sportività di un campione vero.

Un vero uomo che iera, caduto a terra come cade un vecchio campione del mondo dei pesi massimi ormai a fine carriera, si è incazzato perchè sapeva di non aver più alcuna possibilità di lasciare il calcio vincendo il titolo da lui più ambito, dimostrando dal tappeto tutte le criticità umane di fronte alle quali non possiamo condannare, ma nemmeno assolvere.

di Stefano Lesti

 

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