Di Stefano Lesti – Italia Italia, chi ci pensa a te? Chi ancora ti ama? Italia, Italia cara, Italia amara, come ti abbiamo ridotta male, come siamo caduti in basso dolce terra, amata e sofferta patria, oh ripudiata e lacrimosa, oh trafitta, oh terremotata e abusata madre nostra.

Dove un tempo conducevano alla libertà i nostri fratelli pochi eroi e molti martiri oggi non c’è niente altro che lucine e nastrini, coriandoli e bolle di sapone, oltraggio e abbandono. Laddove si fondava la civilità ora affondano disonore e inganno che ci sprofondano nell’abisso della vergogna.

Quell’essere, amare, ridere e sentire comune e identitario di un giorno che fu ora non c’è più.

Un dì si cantava e si ballava tra noi stanchi morti ma innamorati e spensierati mentre adesso si sente solo odor d’inganno e suono di lamento respirando disperazione e timori intrisi a smog e a polvere di cocaina.

Non più bambini che giocano allegri in cerchio tenendosi per mano nè mai più frutti sani e prelibati, non più Dio Patria e Famiglia, soltanto un dio cattivo quanto viziato, capriccioso e quatrino, prima da servire e poi da bestemmiare dal tuo ultimo bel telefonino fino al tuo ultimo rantolo.

Non amori e niente amici intorno, più i nemici, la rabbia e i tradimenti di ogni giorno con invidie e antipatie che a seconda della forza o della debolezza dell’uomo si accoppiano scambiandosi con l’ipocrisia, le gelosie e gli intrighi che pratica chi non regge al confronto, con contorno di monnezza spalmato su un letto di degrado e di lerciume in cornice di abbandono su quadri impressionisti dentro cui campano e patiscono poveri cristi che tristi e mesti lo son certo più di noi mentre tu, italiano moderno e caino li giudichi e li condanni guardandoli negli occhi piangenti e spaventati dalla tua tivvù super tecnologica maledicendoli da lontano stando col tuo culone allegro e menefreghista bene al caldo incastonato al tuo costoso divano del caxxo.

Che uomo sono? Che uomo sei? Che madre, moglie e figlia sei tu? Sei, siamo forse migliori di loro? Noi che qui ci siamo nati e trattiamo di merd.. le città, le strade pubbliche e i nostri borghi, monti e boschi secolari, noi che aspettiamo che le scuole crollino sulle teste dei nostri figli prima di fare prevenzione abbiamo ancora la voglia di parlare e di prendercela con loro? Noi che abbiamo mandato a governarci ladri, mignotte, criminali, incapaci e infami traditori della patria e degli italiani, compresi i caduti delle grandi guerre, oggi ce la prendiamo con i profughi? Ma con che faccia? Con quale coscienza ci si può voltare dall’altra parte quando un bimbo o una madre ti muoiono o ti piangono davanti invocando il tuo sguardo e la tua umana pietà?

Odiamo dei fratelli e delle nostre sorelle di sventura che nel deserto generale italiano non ci arrivano in vacanza o per scelta felice ma per una guerra imposta dal profitto che mentre arricchisce i paperoni ti ferisce e atterrisce il cuore, distruggendo insieme alle loro e nostre vite e ai sogni dei bambini non solo la nostra umanità ma fin’anche il suo lontano nostalgico ricordo, compreso di quando migranti e profughi lo fummo anche noi, poveri e dispersi nel mondo per sperare di lavorare e di morire in miniera dando la vita per dare pane e speranze a noi figli nipoti e pronipoti.

Cosa ci hanno fatti diventare in questi ultimi quindici anni media e i politici nazionali e mondiali per ridurci allo stato pietoso, peloso, paludoso e fangoso attuale? Quanto gli abbiamo permesso di indurirci il cuore?

Questa non è più l’Italia di cui andavamo tutti fieri, questo è il Paese voluto e messo su da Bruxelles e dai suoi burocrati che stanno lì per eseguire gli ordini come facevano anche i gerarchi nazisti che hanno compiuto l’olocausto senza domandarsi se fosse giusto o meno perchè il bravo soldato tedesco, così come anche il moderno politicante e il burocrate di Bruxelles, pensa soltanto a eseguire gli ordini di qualcuno che non si sa nemmeno bene chi stracacchio sia e cosa stia facendo di buono per la pace, per il progresso e per il benessere inclusivo e esteso a tutti, così come avrebbero voluto i Padri fondatori dell’Europa che sarebbe dovuta essere e è fin troppo evidente non essere diventata mai travolgendo anche il nostro povero apatico e depresso Paese, un tempo bello e sano, oggi malato e in fin di vita.

Italia Italia, chi ci pensa a te? Chi ancora ti ama? Italia, Italia cara, Italia amara, come ti abbiamo ridotta male, come siamo caduti in basso dolce terra, amata e sofferta patria, oh ripudiata e lacrimosa, oh trafitta, oh terremotata e abusata madre nostra.

di Stefano Lesti

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